Bibliotecaria dal 1990 presso il Centro Caprense Ignazio Cerio. Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Ha approfondito il tema degli scrittori e viaggiatori inglesi a Capri, pubblicando anche numerosi saggi sull’argomento. Per il Centro Caprense ha curato le mostre “Storia di un’isola e di una biblioteca”, “La Locanda Pagano: una famiglia, la sua casa, i suoi ospiti”, “Tre secoli di viaggiatori a Capri”, “Capri e il mondo nei disegni di Laetitia Cerio”.
Capri, regina di roca
Era una buia sera invernale quando Pablo Neruda e Matilde Urrutia arrivano a Capri alla Casetta di Arturo. Edwin Cerio, che l’ha messa a disposizione dei due, li accoglie alla luce del fuoco del camino. Nei giorni precedenti, l’8 gennaio 1952, il deputato Mario Alicata aveva scritto una accorata lettera a Cerio, chiedendogli di ospitare il poeta: “C’è a Napoli il grande poeta Pablo Neruda il quale desidera trascorrere tre mesi a Capri per portare a termine un suo libro sull’Italia (…) Vorrebbe abitare una casa, anche piccolissima e non in un albergo o pensione (…) Potrebbe, forse oso troppo, vedere se ha lei, da qualche parte, una o due stanze libere?”.
Edwin rispose direttamente a Neruda, con un semplice telegramma d’invito: “Venga, l’aspetto a Capri. C’è una villa, la Casetta di Arturo, pronta per ospitarla. Lì starà tranquillo, potrà finire il suo libro e riposarsi”.
I sei mesi che trascorrono ne La isla clandestina come la chiama Neruda, sono documentati dall’epistolario tra Edwin e Pablo conservato nella Biblioteca del Centro Caprense Ignazio Cerio. Il carteggio è composto da 14 unità documentarie, in gran parte lettere di Neruda, ma anche di Mario Alicata, le minute di alcune lettere di Edwin, quella di un articolo che celebra l’arrivo sull’isola del poeta “l’augurio che approdi in una terra dalla quale non si scorge alcuna cortina di alcun metallo, e che ha per frontiere solo gli orizzonti della poesia e della bellezza” e uno straordinario biglietto d’invito “a beber una copa …” in carta velina con il viso di Edwin stilizzato che fu recapitato il 25 marzo 1952 ai proprietari della Casetta Arturo e – per nostra fortuna – conservato. Gran parte delle lettere è redatta su carta di riso comprata in Cina e ornata con eleganti disegni di libellule, fiori e un ideogramma: “è la mia firma, in cinese significa ‘tre orecchie’”.
Edwin e Claretta Cerio e Pablo e Matilde erano dirimpettai; i primi abitavano Villa Lo Studio, situato proprio di fronte alla Casetta di Arturo, entrambe su via Tragara. Essi si scrivevano e la cameriera di entrambi, la signora Amelia, faceva da ‘postina’. Continuarono a scriversi anche quando Neruda e la Urrutia si trasferirono in Via Li Campi, casetta più vicina al centro storico ma certamente senza la vista mozzafiato su Marina Piccola. In quelle lettere, oltre al quotidiano, alle richieste di consigli, sono ben evidenti il senso dell’ospitalità, gli interessi comuni, la curiosità per le collezioni di conchiglie di Edwin, la serenità che pervadeva la coppia e l’ispirazione che lui trova nelle bellezze naturali isolane.
Le lettere tra i due raccontano anche di un incidente che minacciò di incrinare il rapporto di stima che si era creato tra l’ospite e il padrone di casa. Cerio, nel mettere a disposizione la propria abitazione aveva posto come condizione che il poeta – durante il suo soggiorno isolano – dimenticasse la suo ruolo di militante comunista, ma quando ricevette una telefonata da un cileno che, giunto a Napoli, gli chiede di parlare con Neruda, si allarmò e gli scrisse: “Sono stato molto felice di mettervi a disposizione la casetta di Arturo…è nella tradizione di Capri, della mia famiglia e del mio piccolo centro culturale onorare le persone d’ingegno e gli intellettuali senza chieder loro altro passaporto che le loro opere (…) quanto a me ho il difetto di odiare ogni genere di politica (…) poiché non desidero navigare sotto una falsa bandiera, vi prego, e prego i vostri amici di non unire all’ospitalità offerta alcuna intenzione o manifestazione di parte”. Il poeta si scusò per il disturbo arrecato, precisò che non faceva alcuna attività politica, “quanto alla vostra bandiera già la conoscevo, sorta con i colori e i profumi della vostra isola” e gli promise che non avrebbe più avuto problemi. Come fu.
Sull’isola gli incontri segreti con Matilde non avevano più motivo di essere, considerato che Delia del Carril era dall’altra parte del pianeta: si sentivano finalmente liberi di amarsi, di passeggiare a lungo fino ad Anacapri inerpicandosi per la Scala Fenicia e organizzare alcune feste con gli amici di Roma e Napoli. Pablo escogitò anche una singolare cerimonia affinché l’amore che li legava venisse benedetto dal chiaro di luna caprese.
Cerio era – tra le altre cose – uno studioso della natura isolana e trovò in Neruda un attento interlocutore, tanto che volle fargli dono graditissimo del suo libretto con un racconto sulla lucertola dei Faraglioni stampato su carta d’Amalfi e fuori commercio.
Nel ringraziare l’amico, Neruda gli confida il progetto che ha in mente: la pubblicazione del libro di poesie dedicato a Matilde, Los Versos del Capitan. La tranquillità e la pace isolana sono state ideali per completare l’opera. La raccolta verrà poi pubblicata anonima, da Paolo Ricci nel luglio del 52, quando il poeta era già ripartito per la Patria. Soli 44 esemplari fuori commercio, ognuno col nome di un sottoscrittore; oltre a Cerio, Quasimodo, Guttuso, Giorgio Napolitano, Vasco Pratolini Palmiro Togliatti, Luchino Visconti, Giulio Einaudi, Renato Caccioppoli; scorrere quell’elenco (presente prima del Colophon a fine volume) oggi, equivale a leggere un capitolo di storia di questo paese.
L’ultima lettera a Edwin e Claretta, quella scritta dalla motonave Giulio Cesare che lo riportava in Cile dopo che Scelba non gli aveva rinnovato il permesso di soggiorno, reca la gratitudine dei due ed un saluto affettuoso agli amici capresi i quali dopo il ritorno in patria non saranno dimenticati, tanto da ricevere in seguito anche graziosi omaggi.
Bibliografia:
Copertina I Versi del Capitano, Napoli, 1952.
1 | Matilde Urrutia | 23 | Paolo Ricci |
2 | Neruda Urrutia | 24 | Antonello Trombadori |
3 | Pablo Neruda | 25 | Giuseppe De Santis |
4 | Biblioteca Caprense | 26 | Ivette Joie |
5 | Claretta Cerio | 27 | Vittorio Vidali |
6 | Ilya Ehremburg | 28 | Luigi Cosenza |
7 | Elsa Morante | 29 | Carlo Bernari |
8 | Vasco Pratolini | 30 | Pietro Ingrao |
9 | Giulio Einaudi | 31 | Armando Pizzinato |
10 | Jorge Amado | 32 | Mario Montagnana |
11 | Mario Alicata | 33 | Gaetano Macchiaroli |
12 | Editore Gaspare Casella | 34 | Ernesto Treccani |
13 | Nazim Hikmet | 35 | Francesco De Martino |
14 | Palmiro Togliatti | 36 | Alessandro Vescia |
15 | Luchino Visconti | 37 | Angelo Rossi |
16 | Renato Caccioppoli | 38 | Giuseppe Zigaina |
17 | Stephen Hermlin | 39 | Gianzio Sacripante |
18 | Elvira Pajetta Berrini | 40 | Massimo Caprara |
19 | Salvatore Quasimodo | 41 | Clemente Maglietta |
20 | Bruno Molajoli | 42 | Lino Mezzacane |
21 | Carlo Levi | 43 | Gerardo Chiaromonte |
22 | Renato Guttuso | 44 | Giorgio Napolitano |
I Versi del Capitano, digitalizzati
Lettera di Pablo Neruda ad Edwin e Claretta Cerio (6 luglio 1962).