Fondazione Pablo Neruda
Darío Oses
Giornalista. Master in Studi Latinoamericani (Università del Cile). Direttore della Biblioteca Fondazione Pablo Neruda.
La Società dei Bibliofili Cileni, insieme alla Società Bibliografica Toscana, Italia, sono liete di invitarvi a questa esposizione virtuale.
Ringraziamo, in Cile, la Fondazione Pablo Neruda, il Museo del Libro del Mare e l'Archivio Generale Storico del Ministero degli Affari Esteri. In Italia, Alberto Tallone Editore e la Biblioteca del Centro Caprense Ignazio Cerio.
Lo Storico Ricardo Couyoumdjian, Presidente della Società
dei Bibliófili Chileni, vi saluta e da il benvenuto.
L’Avvocato Paolo Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, Presidente della Società Bibliografica Toscana e dell'Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana, vi saluta e da il benvenuto.
La Società dei Bibliofili Cileni, fondata nel 1945, ha come scopo preservare la “cultura del libro”. Per questo motivo, riunisce i collezionisti e studiosi, promuove la ricerca e la ristampa di vecchie ed antiche edizioni che sono capisaldi del patrimonio culturale cileno negli ambiti della Letteratura, del Diritto, della Storia, delle Arti e delle Scienze.
Il 12 agosto 2019, è nata una partnership internazionale cileno-italiana con la Società Bibliografica Toscana. Quel giorno, le due organizzazioni hanno firmato un Protocollo di Cooperazione Culturale Internazionale, con lo scopo di portare avanti insieme diversi progetti di esposizioni, pubblicazioni di libri ed altre attività di interesse comune finalizzate alla divulgazione dello studio del libro antico.
Nel 2020, per celebrare i 75 anni di attività, rendiamo omaggio al nostro socio più noto: Pablo Neruda, che il 10 dicembre 1971 ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura. Con questa ispirazione, abbiamo preparato insieme agli amici italiani della Società Bibliografica Toscana, la nostra prima mostra virtuale, che si compone delle seguenti sezioni:
(I) Neruda Bibliofilo
(II) Neruda e i suoi collezionisti in Cile
(III) Neruda in Italia
In questi tre capitoli ci confronteremo con testi poco noti al pubblico, che ci daranno nuovi punti di vista sulla ricchezza creativa del poeta che -in se stessa- configura un mondo poetico ancora tutto da scoprire.
Noi tutti che abbiamo lavorato a questo progetto e ne siamo onorati, siamo anche convinti che la cultura sia un ponte che unisce diversi paesi. Nel caso particolare, la grande opera poetica di Pablo Neruda -riconosciuta e ammirata in tutto il mondo- è un ponte che unisce il Cile e l’Italia, due paesi molto lontani geograficamente, ma vicini per la comune base latina, per la nostra affinità culturale e solida amicizia.
A causa della pandemia, vi offriamo un’esposizione in modalità virtuale che, speriamo, rappresenti comunque per voi una esperienza bibliofila e poetica indimenticabile.
Norma Alcaman Riffo
Laureata con un Master in Lettere. Diplomata in Amministrazione Culturale. Ha pubblicato -come scrittrice- diverse biografie e storie di grandi aziende e -come ricercatrice- l’opera letteraria completa dello scrittore cileno Luis Alberto Heiremans. Professoressa e Curatrice del Museo del Libro del Mare. Membro della giuria del Premio Strega 2021.
Direttrice della Società dei Bibliofili Cileni. In Italia, è socia della Società Bibliografica Toscana, dell'Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana e del Rotary Fellowship of Old and Rare Antique Books and Prints. Inoltre, è l’Ambasciatrice in Cile dell’Associazione Pigafetta500 di Vicenza. Creatrice e Direttrice del progetto cileno-italiano “Pablo Neruda: 50 Anni del Premio Nobel per la Letteratura (1971-2021)”.
Enrique Inda, Architetto e scrittore. Direttore della Società dei Bibliofili Cileni. Primo Vicepresidente della Fondazione Pablo Neruda e collezionista della sua opera.
Ignacio Swett, Ingegnere. Tesoriere della Società dei Bibliofili Cileni, collezionista dell’opera di Neruda.
Prima pagina del giornale El Mercurio, il più importante del paese, con la notizia di Pablo Neruda, vincitore dal Premio Nobel per la Letteratura 1971. Santiago del Cile, venerdì 22 ottobre 1971.
Notizia da El Mercurio, riferita ai 75 anni della Società dei Bibliófili Cileni (1945-2020). Santiago del Cile, mercoledì 12 agosto 2020, pagina A-7.
Giornalista. Master in Studi Latinoamericani (Università del Cile). Direttore della Biblioteca Fondazione Pablo Neruda.
Diplomatico. Dottore in Studi Latinoamericani e Master in Relazioni Internazionali. Professore e scrittore.
Trascrizione del video di Abraham Quezada
Salve, cari amici. Da quella che fu la capitale del vicereame, da Lima, dal Perù, vorrei formulare un caloroso saluto alla Società dei Bibliofili Cileni e, in Italia, alla Società Bibliografica Toscana. Società che hanno organizzato questa magnifica mostra, la prima mostra virtuale cileno-italiana dedicata a “Pablo Neruda: 50 anni Premio Nobel per la letteratura 1971-2021”. In tale contesto, colgo l’occasione per salutare e ringraziare anche tutte le altre istituzioni che hanno contribuito al conseguimento di questo importante risultato, tra cui, in primis l’Archivio Storico Generale del Ministero degli Affari Esteri del Cile, dove lavoro, e in Italia, la Biblioteca del Centro Ignazio Cerio Caprense, che ebbi modo di visitare ed apprezzare alcuni anni orsono.
È fuor di dubbio che questa mostra virtuale rappresenti un evento non solo rilevante, straordinario, ma oserei dire anche profondo, in quanto ci parla di Neruda bibliofilo, che rappresentava una delle grandi passioni del poeta. Ci parla di Neruda e delle sue collezioni, Neruda in Cile e, infine, di Neruda in Italia. Queste tre dimensioni sono dimensioni molto amate dal poeta, che le ha vissuti profondamente. In relazione al suo ruolo di bibliofilo, ad esempio, mi limiterò a raccontarvi due aneddoti che ho avuto il privilegio di portare alla luce in alcuni dei miei studi già pubblicati. Il primo riguarda l’intenso carteggio che il poeta intreccia con l’accademico cileno Claudio Veliz, in modo che questi possa procurargli a Londra un vecchio e preziosissimo libro, intitolato Travels (Viaggi) di Amasa Delano. In tale corrispondenza, nell’agosto del 1963, Neruda disse a Veliz di essere disposto a pagare “qualunque prezzo gli chiedano” e a novembre dello stesso anno, ovvero solo un paio di mesi dopo, aggiunse: “Brucio dal desiderio di vedere e tastare quel librone”. Alla fine l’acquisto si concluse felicemente e il poeta poté avere il libro. Quando gli arrivò il libro, il poeta ne fu immensamente lieto e diede un ricevimento a Isla Negra per tutti i suoi amici.
Un altro aneddoto simile riguarda i suoi disperati e insistenti tentativi di acquisire, avvalendosi dell’intermediazione dei suoi amici peruviani, una copia del libro di Flora Tristán, Peregrinaciones de una Paria, nella sua edizione originale, in francese, del 1838. Vi erano naturalmente in Cile altre edizioni del libro. Anche Ercilla Press, negli anni ’40, ne aveva pubblicato un’edizione e ce n’erano altre due pubblicate che il poeta avrebbe potuto tranquillamente leggere. Però no! Lui voleva l’edizione originale in francese. Perché l’ha voluta così fortemente? Perché a parte il gusto del libro antico, da annusare, toccare, tastare (come scrisse Neruda in una delle sue lettere), Flora Tristán, aveva raccontato del suo passaggio attraverso Valparaíso, e delle bugie e degli aneddoti che a quell’epoca circolavano nel nostro storico porto. Pertanto, il poeta lo volle nella sua edizione originale. Pertanto, il contributo documentale che Voi avete realizzato con tanta cura, con tanto amore, potrà contribuire a celebrare giustamente l’impegno intellettuale di Neruda e il suo amore per i libri, dando conto del suo intenso mondo poetico, di cui molto è ancora da scoprire.
Fortunatamente per noi, ricercatori e studiosi, l’universo nerudiano è un universo in espansione. Il contributo che la Società dei Bibliofili Cileni sta fornendo per esporlo in maniera estremamente professionale e renderne possibile l’ampia condivisione (che in fondo che è l’obiettivo finale che tutte le persone e le istituzioni dedite a ciò dovrebbero avere) rappresenta uno sforzo veramente encomiabile. Se il poeta fosse ancora vivo, sarebbe indubbiamente lieto di questa iniziativa. Ci auguriamo che in futuro l’evento possa ripetersi una seconda, una terza, una quarta volta e così via. In chiusura, consentitemi un’ultima riflessione su Neruda e il Premio Nobel. Come sapete, il Premio Nobel concesso a Neruda è stato il secondo Premio Nobel per il Cile e il terzo per l’intera America Latina, dopo quelli di Mistral nel 1945 e di Miguel Ángel Asturias nel 1967. Però, forse non sapete che Neruda era stato candidato a questo riconoscimento sin dalla fine degli anni ’40. Nel 1964, il poeta fu profondamente commosso quando venne a sapere della rinuncia al premio da parte di Jean Paul Sartre. Nella lettera inviata a Stoccolma, il filosofo francese tra le altre cose scriveva “Non sono degno di ricevere questo riconoscimento fino a quando non sia stato assegnato a poeti del calibro di Neruda”. Alla fine, il poeta ricevette il Nobel. Perché gli fu assegnato? Certamente in virtù del suo talento e della sua carriera. Certamente, ma anche grazie alla sua perseveranza, perché era tenace e perché credeva ed era convinto di meritare un tale riconoscimento. Così è grazie mostre come questa, che mi pare rendano merito ad un universo così ricco e, lo ripeto, in espansione, come quello di Neruda, che il poeta, fortunatamente per tutti noi, potrà continuare a offrirci queste gioie. Nel rigraziarVi infinitamente per quanto avete fatto, Vi saluto calorosamente da Lima. Grazie.
Pablo Neruda, il nostro socio con la tessera numero 80, associato fin dall’inizio, era un appassionato bibliofilo. Nella sua biblioteca personale, c’erano più di 11.500 libri, oltre a lettere, manoscritti di grande valore storico e culturale, attualmente conservati sia presso la Fondazione Pablo Neruda che presso l’Università del Cile -la sua Alma Mater- dove ha studiato Pedagogia in Francese e alla quale ha donato parte delle sue collezioni nel 1954.
Fin da giovane è stato un avido lettore e collezionista di opere letterarie antiche, uniche, rare e preziose, passione che è stata facilitata dai suoi numerosi viaggi in tutto il mondo e dai soggiorni in paesi stranieri.
Della letteratura cilena, possedeva una copia de La Araucana, stampata nel 1632 (la prima edizione, è del 1569). Come sappiamo, Neruda possedeva una predilezione speciale per la Francia e l’Italia. Per quanto riguarda le opere italiane, possedeva una copia de L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, de 1561 (la prima edizione, definitiva, è del 1532), una Divina Commedia di Dante Alighieri dell’anno 1529, e un’edizione dei Trionfi di Petrarca, del 1484 (Opera scritta tra il 1351 e il 1374, la cui Editio prínceps è Venezia, Vindelino da Spira, 1470). Per quanto riguarda le opere francesi, possedeva l’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert, del 1751. La sua biblioteca includeva anche le prove dei Lavoratori Marittimi (1866) di Víctor Hugo, con correzioni a margine, scritte a mano dall’autore.
Per quanto riguarda la Spagna, un altro paese che era tra i suoi preferiti, aveva una edizione del Quixote de la Mancha, del 1617. Fra le opere della letteratura nordamericana, la sua collezione annoverava le Opere Complete di Edgar Allan Poe, pubblicate a New York nel 1895.
Poco alla volta, Neruda ha formato la sua amata biblioteca con particolare cura e dedizione. Era raffinato nella scelta dell’edizione, per i suoi dettagli, per la carta, per la rilegatura. Gli piacevano le edizioni di pregio a tiratura limitata, come per la stampa della sua opera I Versi del capitano, uscito in soli 44 esemplari nel 1952.
Inoltre, molti dei suoi libri uniscono letteratura e pittura, presentando poesie, con opere di Mario Toral del Cile, Guayasamín dell’Ecuador e Picasso dalla Spagna. Insomma, come ogni raffinato bibliofilo, faceva tesoro dei libri tanto per il valore contenuto quanto per la forma che questo assumeva. In questo senso, considerava il libro come un oggetto d’arte in se stesso.
Libro incunaboli. “La parola incunabula (dal latino incunabulae, nella culla) è usata per riferirsi ai tutti i libri stampati in Europa occidentale da quando l’orafo tedesco Johannes Gensfleisch -meglio conosciuto come Johannes Zum Gutemberg (1400-1468)- inventò la stampa con i caratteri mobili a Magonza nel 1440, ispirati ai torchi usati per spremere l’uva nel processo di vinificazione. Il termine “incunaboli” domina concettualmente fino al 1501, anno in cui questa tecnologia si è diffusa. A quel punto, centinaia di città europee avevano torchi dedicati alla riproduzione di testi”.
Pharsalia (noto anche come Bellum civile), è un poema incompiuto in dieci canzoni, che narra la guerra civile tra Giulio Cesare e Pompeo, corrisponde a un testo scritto in latino dal famoso poeta romano Marco Anneo Lucano (39-65 d.C. ). Appartiene alla collezione di 5.107 volumi donati dal poeta Pablo Neruda nel 1954 all’Università del Cile.
È un’epopea concepita in ordine cronologico e considerata un classico nel canone della letteratura antica. Il libro fu composto nel XVI secolo dall’umanista e stampatore italiano Aldus Manutius (1450-1515), riconosciuto come il più grande tipografo del suo tempo, per aver plasmato importanti criteri editoriali, come la punteggiatura, l’invenzione del punto e virgola, i caratteri corsivi, la numerazione delle pagine e l’ottavo formato.”
“Edizione in piccolo formato dell’opera del poeta Dante Alighieri (c. 1265-1321), pubblicata in italiano, nella città di Firenze nel 1915. Fu composta da G. C Sansoni Editore. Include il background biografico dell’autore e le annotazioni pagina per pagina. Appartiene alla Collezione donata nel 1954 da Pablo Neruda all’Università del Cile, un insieme che è stato dichiarato Monumento Storico Nazionale nel 2009.”
“Prove di stampa della prima edizione del libro Les travailleurs de la mer, un testo scritto da Victor Hugo (1802-1885), poeta, romanziere e drammaturgo francese considerato uno dei massimi esponenti letterari del XIX secolo.
Nouveau langage des fleurs è un libro unico in Cile. “Il testo, senza un autore preciso, ha tre obiettivi: identificare concettualmente il linguaggio esistente in modo implicito in ciascuno dei fiori disposti da precise tipologie e nomenclature; interpretare il loro valore simbolico; ed esemplificano l’uso letterario, romantico e poetico che i fiori hanno avuto, considerando il lavoro di molteplici scrittori europei, tra i quali l’eminente Honoré de Balzac. Alla fine del libro troviamo poesie e storie a riguardo “.
Libro edito dall’etichetta messicana Nueva Voz nel 1941, dedicato dall’autore a Pablo Neruda e a sua moglie Delia del Carril. Octavio Paz (1914-1998), poeta, saggista, traduttore ed eminente intellettuale messicano, fece amicizia con Pablo Neruda nel contesto del II Congresso Internazionale degli Scrittori in Difesa della Cultura, Spagna, 1937. Successivamente, nel 1990, Octavio Paz ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
Architetto e scrittore. Direttore della Società dei Bibliofili Cileni. Produttore musicale, ha presentato in Cile “My fair lady”, “Cabaret”, “The sounds of music”, “Chicago”, “Cats” e “A Chorus Line”. Nel 2008, grazie alla sua gestione, Ennio Morricone si è presentato per la prima volta in Cile, con l’Orchestra Sinfonica di Roma e con il Coro dell’Università del Cile, con grande successo di pubblico. Primo Vicepresidente della Fondazione Pablo Neruda e collezionista della sua opera, durante la sua gioventù ha conosciuto al poeta.
Video sottotitolato in italiano e spagnolo
Ingegnere. Attualmente, è membro del Consiglio Direttivo di un’impresa siderurgica e della Fondazione Puente, che si propone di aiutare ai giovani vulnerabili. Come bibliofilo, è un collezionista riconosciuto di prime edizioni della storia cilena, di Gabriela Mistral (cilena, Premio Nobel per la Letteratura 1945) e di Pablo Neruda.
Condivide la sua edizione di Altezze di Macchu Picchu
Video sottotitolato in italiano e spagnolo
L’interessante storia del suo libro Dos Poemas
Video sottotitolato in italiano e spagnolo
Nel 1998 ho ricevuto una telefonata da una persona che conosceva i miei hobby bibliografici e, in particolare, le mie ricerche relative alle prime edizioni di Pablo Neruda. Mi ha detto di avere un libro che riteneva potesse interessarmi sia perché firmato da Neruda sia perché trattavasi di una edizione esclusiva di sole 10 copie.
Ha portato il libro nel mio ufficio e non appena l’ho visto ho capito di essere disposto a comprare quella copia. Era un libro, intitolato “Due poesie”,.del quale fino ad allora ignoravo l’esistenza.
Acquistato il libro, non appena ho potuto, mi sono recato alla Fondazione Neruda per chiedere informazioni su quest’opera. Conversando con Tamara Waldspurger sono venuto a conoscenza delle vicende particolari del libro.
La penultima opera di Pablo Neruda, pubblicata quando il poeta era ancora in vita, si intitolava “Quattro poesie scritte in Francia”. Quest’opera, come suggerisce il nome, consiste di quattro poesie, vale a dire: Chiama l’oceano; Omero è arrivato; Il campanile di Authenay e la pelle di betulla.
Come dichiarato dallo stesso Neruda in una “nota di dichiarazione” alla fine del libro, queste e altre poesie furono scritte nel corso del 1972, durante i suoi viaggi in macchina tra l’edificio dell’Ambasciata cilena e la sua casa a Condé-Sur -Iton, nella Normandia francese.
Il colophon di quest’opera, dice testualmente:
“L’opera è composta da 300 esemplari numerati, i primi 100 da I a C, stampati su carta piuma speciale con copertina in carta Fantasy, più 200 numerati da 101 a 300 su carta piuma speciale con copertina in cartoncino stampato. Tutte le copie portano la firma dell’autore. La stampa è stata eseguita nelle officine di Editorial Nascimento e terminata il 31 dicembre 1972 “
Quando questo libro fu pubblicato, uno degli addetti alla stampa prese la prima e la quarta poesia e, senza che l’autore nè autorizzasse nè ne fosse a conoscenza, procedette a stampare un nuovo libro che intitolò “Due poesie”. Questo libro è composto da ventiquattro pagine non numerate, in cui vengono utilizzate solo le pagine dispari o di destra, e ha lo stesso carattere tipografico, layout e la stessa data di stampa del libro “Quattro poesie scritte in Francia”.
Il colophon di questo nuovo libro, poco conosciuto, è il seguente:
“Questa edizione è composta da 10 copie, stampate su cartoncino pressato, numerate dalla lettera “A” alla lettera “J” , ciascuna firmata dall’autore. La stampa è stata eseguita nelle officine di Editorial Nascimento e terminata il 31 dicembre 1972 “
L’operatore che ha realizzato queste 10 copie, un giorno si è recato a Isla Negra e ha presentato a Pablo Neruda il risultato della “sua audacia”. Dicono che il poeta non abbia apprezzato il comportamento di questo lavoratore ma che, alla fine, si sia arreso e abbia acconsentito a firmargli le dieci copie.
Si ignora se Neruda abbia tenuto per sè qualcuna di tali copie e, analogamente, si ignora chi sia oggi eventualmente in possesso dei rimanenti esemplari. i. La copia di “Dos poemas” che ho io è identificata con la lettera “J”
Vale la pena ricordare che “Due poesie” non viene citata nella bibliografia di Neruda di Horacio J. Becco, che invece include “Quattro poesie scritte in Francia”. Nelle “Opere complete” a cura di Hernán Loyola, persino l’opera “Quattro poesie scritte in Francia” non viene citata e, quindi, non possono esservi neanche riferimenti a”Due poesie”.
Nota:
È opportuno ricordare che delle poesie nel libro “Quattro poesie scritte in Francia” solo quella intitolata “Il campanile di Authenay” è stata pubblicata prima del librosopracitato. Infatti, appare in “Infructuous Geography”, un libro pubblicato a Buenos Aires da Editorial Losada, stampato nel maggio 1972.
Le poesie “La pelle di betulla” e “Fiamma l’oceano” sono state incluse nell’opera “Giardino d’Inverno”, pubblicata a Buenos Aires dall’Editoriale Losada l’8 gennaio 1974.
Infine, la poesia “Homero è arrivato” è stata inclusa nel libro “Chosen Defects”, pubblicato anch’esso a Buenos Aires dall’Editorial Losada il 28 luglio 1974.
Premio Nobel de Literatura (1971)
L’avvocato e collezionista, socio della Società dei Bibliofili Cileni, riceve a casa sua la visita da Norma Alcamán Riffo e Paolo Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, Presidente della Società Bibliografica Toscana, Italia. Insieme, la foto di Pablo Picasso e Neruda in un abbraccio di amicizia.
Il libro delle foglie, esemplare único fatto a mano.
“Il libro delle foglie
di Pablo Neruda
Parigi
Novembre 1971
Essemplare unico per Ugne Karvelis.”
“Cadono le foglie
da un
autunno dimenticato.
Cadono verso
l’abisso della
luce.”
Poeta. Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Parte della sua collezione Nerudiana è contenuta in questo libro:
Medico. Socio della Società dei Bibliofili Cileni. È nato a Rancagua, città 90 kilometri a sud di Santiago del Cile, nel 1954. È medico ginecologo ostetrico, specialista in medicina fetale. Attualmente, è il Direttore del Servizio di GO e dirige dal 2012 un programma di chirurgia intrauterina presso l’ospedale di Rancagua. Ha pubblicato articoli in diverse riviste internazionali ed è l’autore di due capitoli in collane specializze. Inoltre è accademico presso la Facoltà di Medicina della Università Diego Portales.
È cresciuto in provincia e quando era uno studente adolescente, ha avuto l’onore di conoscere di persona Neruda, quando questi visitò il suo Liceo, nel 1970. Quel giorno memorabile, è nato il suo interesse per l’universo Nerudiano, al quale si è avvicinato attraverso una avida lettura delle sue poesie più conosciuta, studiando sia la biografia che l’opera completa del poeta e trasformandosi in un vero cultore di Neruda
Con il tempo e i viaggi, ha avvertito quanto Neruda fosse il personaggio più conosciuto dal Cile. Questa è stata un’altro sprone per ricercare appassionatamente qualsiasi documento o ricordo che avesse una relazione con la sua vita ed opera. Così oggi, è un famoso collezionista di prime edizioni, lettere e manoscritti di Neruda. Inoltre si è dedicato alla ricerca su tematiche sconosciute ma importanti che appartengono alla vita di Neruda, publicando vari articoli sul tema. Tra altri, ha pubblicato nelle riviste della Fondazione Neruda; un’analisi scientifica sull’episodio del parto a Madrid dell’unica figlia di Neruda, Malva Marina. Ha anche partecipato, insieme al Sindaco, all’inaugurazione di via Pablo Neruda a Saint-Avertin, vicino a Parigi e lavora ad uno studio sul rapporto di amicizia tra Neruda e Baltazar Castro, politico e scrittore di Rancagua, la sua città.
Volodia Teiltelboim: amico, compagno e collega poeta
Volodia Teitelboim, è stato un avvocato e un importante uomo politico cileno durante il XX secolo. Inoltre, si è distinto come scrittore. Ha fatto parte della “generazione letteraria del ’38” e ha ricevuto il Premio Nazionale di Letteratura nel 2002. In tale contesto, dal 1937 fino alla morte di Pablo Neruda nel 1973, è stato uno dei più grandi amici del poeta: compagno di lotte politiche e collega nel campo delle lettere.
Volodia Teitelboim nacque a Chillan nel 1916, lo stesso anno in cui morì Rubén Darío. Negli anni ’30 aderì al movimento rivoluzionario di ispirazione socialista sia nel settore artistico sia in quello politico. È entrato nella gioventù comunista e ha studiato legge all’Università del Cile, senza però perdere la passione per la poesia. Nel 1935, insieme a Eduardo Anguita, pubblica Antologia della Nuova Poesia Cilena, un libro che provocò una lunga polemica, perché non includeva importante scrittori.
Nel 1952 pubblicò “Hijos del salitre”, con una prefazione di Neruda nella seconda edizione. Poi sarebbero venuti giorni difficili, compresa la retrocessione a Pisagua nel 1956. Negli anni ’60 fu deputato e poi senatore di Valparaíso. Nel mondo politico è stato riconosciuto per la sua eloquenza e oratoria. All’inizio degli anni ’70 pubblica con Nascimento un libro poco conosciuto, “The Citizen Office”, di cui Neruda scrive nuovamente la prefazione, facendo riferimento alle sue qualità di intellettuale impegnato, che rappresentava, secondo Neruda, “una nuova dimensione della politica”. Poi arriva l’esilio a Mosca. Al suo ritorno nel Paese dopo 15 anni, negli anni ’80 e ’90 pubblica biografie di Neruda, Mistral, Borges e Huidobro, caratterizzate da grande rigore letterario.
La sua biografia di Pablo Neruda è una delle più complete e uniche, poiché in essa riesce a rivelare il poeta anche nella sua dimensione umana. Questo libro riunisce le virtù di un saggio cronologico, anche se indica che la vera biografia di Neruda è da ricercarsi nella sua poesia, dove ha sentito e scritto tutti i richiami della vita.
Laureata con un Master in Lettere. Diplomata in Amministrazione Culturale. Ha pubblicato -come scrittrice- diverse biografie e storie di grandi aziende e -come ricercatrice- l’opera letteraria completa dello scrittore cileno Luis Alberto Heiremans. Professoressa e Curatrice del Museo del Libro del Mare.
Splendore e morte di Joaquín Murieta (1967):
l’unica opera drammatica di Neruda
Quando si commemora una personalità d’eccezione, soprattutto quando si tratta di un grande scrittore, pittore o musicista, di solito se ne riconsidera globalmente l’opera da prospettive diverse, al fine di gettare una luce nuova sulla comprensione della sua produzione artistica e vederla nell’ottica di oggi. La commemorazione del 50° anniversario del Premio Nobel per la Letteratura -conferito a Pablo Neruda nel 1971- deve, pertanto, costituire essere un invito a rileggere, studiare e analizzare il suo lavoro, per poi valorizzarne nuovamente gli aspetti che maggiormente lo richiedano.
Nel contesto della vasta creazione nerudiana, il seguente pezzo appare particolarmente interessante: si tratta di un’opera drammatica portata al teatro e all’opera, che lo stesso Pablo Neruda ha così definito: “Questa è un’opera tragica, ma, in parte, è anche scritta in modo giocoso. Vuole essere un melodramma, un’opera e una pantomima”. Sebbene sia comprensibile che lo studio della vasta e profonda opera poetica di Neruda occupi quasi tutti gli articoli accademici e i libri dedicati alla sua creazione letteraria, è giusto prendere in considerazione anche questo particolare lavoro.
Nel 1966 Pablo Neruda pubblicò la sua unica opera drammatica con l’Editore Zig-Zag, che lanciò la sua prima edizione con una tiratura di 10.000 copie. I miei genitori -lettori appassionati- ne acquisirono una copia, la n. 7.076, che conservarono nella loro biblioteca. Nel 1967 tale opera fu presentata per la prima volta sotto forma di spettacolo teatrale al Teatro Antonio Varas. Neruda commissionò la musica al compositore Sergio Ortega. Sotto forma di opera, invece, fu rappresentata per la prima volta al Teatro Municipale di Santiago nel 1998.
La vicenda, ambientata nel 1850, all’epoca della corsa all’oro, inizia a Valparaíso quando Joaquín Murieta si imbarca per la California, alla ricerca di un destino migliore. Durante il viaggio, sposa Teresa, una cilena di campagna. È un matrimonio d’amore tra persone che vogliono legittimamente costruire un futuro insieme. Tuttavia, una volta raggiunta la California, i “galgos” (nordamericani) violentano e uccidono Teresa. Questa esperienza provoca un dolore inconsolabile in Joaquín Murieta, che reagisce con rabbia, trasformandosi in un famoso bandito animato dal desiderio di vendetta, fino a quando non viene ucciso.
In un’ottica drammatica, prima di tutto, notiamo che si tratta di un’opera che risponde alla struttura tradizionale proposta da Aristotele ne “La Poetica”, in modo che i suoi codici estetici (unità di azione, presenza di incidenti, agnizione, ecc.), siano intellegibili da parte di un pubblico colto internazionale.
Studiando il lavoro con il metodo di analisi delle situazioni drammatiche, come stabilito da Etienne Souriau in “Le 200.000 situazioni drammatiche”, l’opera risponde pienamente con le rappresentazioni di “forza orientata”, “bene desiderato”, “ottenimento sperato”, “avversario”, “assistente” e “arbitro”, cioè le sei forze astratte che partecipano alla tensione drammatica che si risolve alla fine, subito dopo il climax.
In secondo luogo, affrontiamo il livello dei simboli e dei motivi. Per quanto riguarda i simboli, il mare è il principale, che è completato dalla nave. In questo viaggio che è la vita, troviamo una galleria di personaggi diversi.
I motivi letterari, come sappiamo, hanno due diversi significati. Sono sia gli elementi che muovono l’azione drammatica (perché il termine “motivo” deriva dal latino “movere”) sia gli elementi ricorrenti dell’opera. Ora, in questo caso particolare, nel primo senso del termine troviamo l’amore, l’avidità, il destino mentre, nel secondo senso, troviamo il viaggio, l’amicizia, la vendetta. Questi e altri elementi si intrecciano attorno ad un asse centrale, che in ultima analisi determina il tema: l’eterna lotta tra il bene e il male, lotta dalla quale l’intera storia è attraversata.
In terzo luogo, la cartina di tornasole di qualsiasi opera letteraria è il tempo. In questo caso, è ancora valido nella dualità tradizione-innovazione. In effetti, il nostro poeta e drammaturgo riunisce diversi elementi caratteristici del teatro greco, quali la presenza e il ruolo del coro all’interno della struttura drammatica (nonché il tragico destino del protagonista) e lo qualifica con elementi del teatro No (che ha visto a Yokohama in Giappone). Tutto ciò ambientato prima sulla nave e, successivamente, a San Francisco nella California del 1850. Sicuramente il risultato è originale e pienamente raggiunto. Sono passati più di 50 anni e quest’opera drammatica appare ancora oggi ricca di significato, di vivacità e portatrice di un messaggio sempre vivo.
Pertanto, possiamo affermare che quest’opera, l’unica drammatica scritta da Neruda, presenta diversi codici di lettura: letterale, simbolico e mitico, perché trasforma Joaquín Murieta in un eroe tragico e lo eleva alla categoria di mito cileno, collocato in un ambiente astratto e perenne.
Questo lavoro è la chiave per affermare che Neruda era uno scrittore completo, in quanto coltivava i generi lirico, narrativo e drammatico, sempre con sfumature diverse, talento e grande sensibilità. Ciò grazie anche alla sua profonda conoscenza della tradizione letteraria, che però Neruda sapeva sempre aggiornare, caratterizzandola con la sua forte impronta. Caratteristica che gli ha permesso di far parte del panteon della letteratura mondiale.
Pablo Neruda con el dramaturgo norteamericano Arthur Miller (New York, 1966).
Pablo Neruda con il drammaturgo Arthur Miller (New York, 1966).
Avvocato. Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Mi chiamo Franco Brzovic, membro di numero della Società dei Bibliofili e questa volta sono lieto di presentare un libro interessante che è Todo el Amor di Pablo Neruda, un’antologia personale, prima edizione che ha anche alcune caratteristiche speciali. Se può apprezzare in questo documento l’autografo dell’autore con il quale nel 1968 commissionò a Giuseppe Bellini l’edizione di questo libro, anch’esso in due lingue, spagnolo e italiano. Questo libro conserva ciò che non accade con gli altri, che mantiene la prima pagina e la pagina di rispetto e sulla pagina di rispetto c’è una parola che dice “I poeti”, che lo rende anche abbastanza speciale. Il libro è stato acquistato a Catania, in Sicilia, qualche tempo fa dopo aver visitato numerose librerie. A presto, grazie mille.
Economista, professore universitario, scrittore e socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Opere Complete
Collana di Opere Complete, pubblicata da Editorial Cruz del Sur, in 10 volumi molto piccoli nel 1947. Fu distribuita solo in abbonamento ad un numero limitato di persone (quasi tutti americani ed europei, pochi cileni).
In alto a sinistra: prima edizione di Canto Generale, Talleres Gráficas de la Nación, Città del Messico, 1950.
In alto a destra: prima edizione di Las Uvas y el Viento. Editorial Nascimento, Santiago del Cile, 1954.
Ogni copia di questa collana è stata autografata da Pablo Neruda, con il suo caratteristico inchiostro verde.
Dottore in Lettere. Professore presso l’Università del Cile. Socio della Società dei Bibliofili Cileni. Membro dell’Accademia Cilena della Lingua Spagnola e dell’Istituto del Cile. Poeta.
Lettura d’un frammento di “Alturas de Macchu Picchu”
Buon pomeriggio, eccomi con la prima edizione di Canto General, a cura di América Edition. Non propio la prima, ma la prima edizione almeno in Cile. E voglio leggervi un frammento di Alturas de Machu Pichu del nostro grande Pablo Neruda e commentare, almeno, alcune delle cose più importanti che mi sembrano essere nel testo.
La prima idea che vorrei dire prima di leggerlo, è il posizione dell’altoparlante. Il poeta si blocca in un modo di dire cose che la voce dell’America viene a raccogliere, che viene a raccogliere, in qualche modo, la meraviglia di essere il poeta profeta, il poeta prometeico, che in qualche modo ci dice, cosa è o cosa non lo è, il futuro della nostra America.
Ovviamente questo testo non lo leggerò per intero, ma collega, mettiamolo così, al concetto di essere, e come dice in qualche verso: il grande poeta o il grande oratore o la grande voce che viene a parlare dalla tua bocca morta.
Ovviamente, questi versi che sono musicati da Los Jaivas, sono versi che, nel tono di una canzone o del ritmo venezuelano, vengono immediatamente alle nostre orecchie:
Vieni con me, amore americano
Sali fino a nascere con me, fratello
Dammi la mano dalla zona profonda
Del tuo dolore disseminato
Non tornerai dallo sfondo delle rocce
Il tempo sotterraneo non tornerà.
Ma vorrei soffermarmi su un altro testo che, forse, la gente non ricorda come così cruciale all’interno di questa stessa poesia. E intendo parte IX, frammento IX di questo meraviglioso testo, su cui insisto, arriva a prendere tutta l’origine americana e a collegarla al nostro destino attuale. E mi riferisco a questo testo, che, voglio evidenziare, e in qualche modo sottolinearlo, usa in modo straordinario l’aggettivo e il sostantivo.
Ascoltate un meraviglioso pezzo delle altezze di Machu Picchu:
Aquila siderale, vigneto di nebbia.
Bastione perduto, scimitarra cieca.
Cintura stellata, pane solenne.
Scala torrenziale, palpebra immensa.
Tunica triangolare, polline di pietra.
Lampada in granito, pane in pietra.
Serpente minerale, pietra rosa.
Nave sepolta, sorgente di pietra.
Cavallo della luna, luce di pietra.
Piazza equinoziale, vapore di pietra.
Geometria finale, libro di pietra.
Iceberg tra le raffiche scolpite.
Madrepora del tempo sommerso.
Muro dalle dita levigate.
Tetto dalle piume combattuto.
Mazzi di fiori a specchio, basi tempesta.
Troni ribaltati dalla vite.
Regime del feroce artiglio.
Burrasca sostenuta sul pendio.
Immobile cascata di turchese.
Campana patriarcale dei dormienti.
Anello di nevi dominate.
Ferro adagiato sulle sue statue.
Inaccessibile temporaneamente chiuso.
Mani da puma, roccia insanguinata.
Torre delle ombre, discussione sulla neve.
Notte elevata su dita e radici.
Finestra di nebbia, colomba indurita.
Pianta notturna, statua del tuono.
Catena montuosa essenziale, tetto oceanico.
Architettura delle aquile perdute.
Corda dal cielo, ape dall’alto.
Livello sanguinoso, costruito da una stella.
Bolla minerale, luna al quarzo.
Serpente andino, davanti all’amaranto.
Cupola del silenzio, pura patria.
Sposa del mare, albero delle cattedrali.
Profumo di sale, amarena.
Denti nevosi, tuono freddo.
Luna graffiata, pietra minacciosa.
Capelli freddi, azione dell’aria.
Mani vulcano, cascata scura.
Onda d’argento, direzione del tempo.
Credo che questo piccolo frammento, frammento IX del Canto General sia, senza dubbio, una delle più grandi prove che un poeta possa superare nella storia.
Credo, come ho detto, “il nemico” di Vicente Huidobro, Pablo Neruda o Pablo Neruda, “nemico” di Vicente Huidobro, l’aggettivo quando non dà vita uccide. E qui, precisamente, è dove l’aggettivo dà la vita più grande e costruisce, attraverso la parola, un universo, che può essere perso, ma che in un modo o nell’altro ci ritorna.
Lettura di Terza Residenza, 1947
Come stanno? Di Pablo Neruda, uno dei testi, forse, che più scuote la coscienza di tutti noi, un testo che implica il passaggio dalla scrittura surrealista alla scrittura di realismo socialista, senza cadere eccessivamente nel comunista o nel partigiano, Neruda richiama la nostra attenzione sulla tragedia di una guerra, la tragedia della guerra civile spagnola. Guerra che, senza dubbio, ha per me un significato profondo, poiché sono figlio di uno degli esiliati giunti, grazie a Pablo Neruda, sulla nave Winnipeg, che ha noleggiato insieme al governo di Pedro Aguirre Cerda e al governo della Repubblica spagnola in esilio, in Cile. E questa poesia, che molti di voi probabilmente conoscono, ma che arriva ad essere una spiegazione del perché la sua poesia cambia, perché non scrive più nel surrealismo o nell’avanguardia, ma va avanti, approfondisce la condizione delle persone, nella condizione di sofferenza, nella condizione di soffrire le ferite del dolore altrui. La poesia fa parte di “Terza Residenza”. Qui ho la prima edizione del 1947, dall’Editoriale Losada e il frammento che leggerò di questo libro, che è La Spagna nel cuore, la grande poesia che scrive sulla Guerra Civile, è il frammento di cui spiego alcune cose.
Chiederete: e dove sono i lillà?
E la metafisica ricoperta di papaveri?
E la pioggia che spesso ha colpito
le sue parole li riempivano
di buchi e uccelli?
Vi racconterò tutto quello che mi succede.
Ho vissuto in un quartiere
di Madrid, con le campane,
con orologi, con alberi.
Da lì puoi vedere
la faccia secca della Castiglia
come un oceano di cuoio.
Mia casa era chiamata
la casa dei fiori, perché ovunque
i gerani stavano scoppiando: lo era
una bella casa
con cani e bambini.
Raúl, ti ricordi?
Ti ricordi Rafael?
Federico, ti ricordi
sotto la terra,
ti ricordi la mia casa con i balconi dove
la luce di giugno annega i fiori nella tua bocca?
Fratello, fratello!
Tutto
Erano grandi voci, uscire dalla merce,
agglomerati di pane palpitante,
mercati nel mio quartiere di Argüelles con la sua statua
come un pallido calamaio tra i naselli:
l’olio ha raggiunto i cucchiai,
un battito cardiaco profondo
con i piedi e le mani riempiva le strade,
metri, litri, essenza
acuto di vita,
pesci affollati,
trama di tetti con sole freddo in cui
la freccia si stanca,
delirante avorio fine di patate,
pomodori ripetuti fino al mare.
E una mattina tutto stava bruciando
e una mattina i falò
sono usciti dal terreno
esseri divoratori,
e da allora fuoco,
polvere da sparo da allora,
e da allora sangue.
Banditi con aerei e con Mori,
banditi con anelli e duchesse,
banditi con la benedizione dei frati neri
sono venuti attraverso il paradiso per uccidere i bambini,
e nelle strade sangue di bambini
scorreva semplicemente, come il sangue dei bambini.
Sciacalli che lo sciacallo rifiuterebbe,
pietre che il cardo essiccato morderebbe sputando,
vipere che le vipere odieranno!
Di fronte a te ho visto il sangue
dalla Spagna alzarsi
annegare in una sola onda
di orgoglio e coltelli!
Generale
traditori:
guarda la mia casa morta,
guarda la Spagna rotta:
ma da ogni casa morta arriva metallo ardente
invece dei fiori,
ma da ogni buco in Spagna
La Spagna se ne va,
ma da ogni bambino morto esce un fucile con gli occhi,
ma i proiettili nascono da ogni crimine
che un giorno ti troveranno il posto
dal cuore.
Chiederai perché la sua poesia
non ci parla del sogno, delle foglie,
dei grandi vulcani del tuo paese natale?
Vieni a vedere il sangue nelle strade
Vieni a vedere
il sangue nelle strade,
vieni a vedere il sangue
sulle strade!
Questa straordinaria poesia di Neruda ci evoca la terribile tragedia che può toccarci in ogni momento: Siria, Libano, Libia; Qualsiasi posto nel mondo può essere il posto terribile in cui perdiamo i nostri figli, dove perdiamo il sangue dei nostri simili, dove la nostra casa viene distrutta. Per questo il poeta cambia il suo stile, cambia la sua forma, cambia il suo modo di dire per rientrare anche nel frastuono assoluto dell’umanità più profonda, della terribile tragedia e della meravigliosa gioia di essere umani.
Laureata in Storia e Master in Storia e Amministrazione del Patrimonio Culturale. Direttrice del Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri del Cile.
A quando risale l’istituzione dell’Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e quali ne sono state le funzioni nel tempo?
Il Ministero degli Affari Esteri è stato istituito nel 1871. La prima registrazione del funzionamento del suo archivio appare in una circolare del 23 novembre 1901, finalizzata all’ordinamento del regime interno degli archivi.
Disposizioni successive separarono l’archivio dall’ufficio dei partiti e lo designarono come “Archivio Storico Generale”, con la funzione esclusiva di conservare e ordinare tutti gli atti della Cancelleria. Oggi, l’archivio è un Dipartimento posto alle dirette dipendenze del Sottosegretariato al Ministero degli Affari Esteri, la cui struttura e obiettivi sono diventati più complessi.
Oggi, le sue funzioni principali sono legate a una gestione archivistica globale e i suoi obiettivi principali sono focalizzati sulla descrizione, conservazione e accesso alla documentazione originata e ricevuta dal Ministero degli Esteri. Attività sviluppate nel rispetto di rigorosi standard sia internazionali sia nazionali.
Oggi, inoltre, inoltre, parte importante del lavoro del nostro archivio consiste nel fornire risposte tempestive alle richieste di trasparenza e alle richieste degli utenti. Attività svolta non solo in presenza dei richiedenti, ma anche per posta elettronica.
I temi principali che possono essere approfonditi dalla nostra documentazione comprendono, tra gli altri, la gestione diplomatica e consolare, le relazioni bilaterali con i paesi vicini, la colonizzazione e l’immigrazione, il commercio estero, la partecipazione a organizzazioni internazionali e la stessa storia istituzionale,
Quali sono i progetti emblematici realizzati dall’Archivio Storico?
Dal 1994 l’Archivio Storico Generale ha realizzato importanti progetti, finanziati tramite fondi sia privati sia statali, che si sono concentrati principalmente sull’organizzazione, descrizione e catalogazione di alcune delle nostre collezioni documentarie, e nella digitalizzazione e conservazione delle fotografie appartenenti al nostro archivio fotografico.
• Negli anni 1994 e 1995 è stato portato a termine il Progetto per l’Installazione delle attrezzature del Laboratorio di Conservazione – Restauro del Laboratorio della Carta, con fondi forniti dalla Fondazione “Andes”.
• Tra il 1998 e il 2002, il Progetto di Conservazione e Catalogazione dell’Archivio dei Paesi Confinanti.
• Nel 2005 è stato realizzato il Progetto di conservazione e catalogazione della Collezione fotografica della Cancelleria, avvalendosi di fondi resi disponibili dall’Università di Harvard.
• Tra il 2012 e il 2013 sono state digitalizzate 3.500 fotografie per la visualizzazione dell’Archivio Foto nel catalogo del nostro sito, finanziato da Heritage Trust Project della società EMC.
• Tra il 2014 e il 2016 è stato realizzato il progetto “Enhancement of the Immigration Fund: Organization, Assessment and Description of Documentation”. Fasi 1 e 2, anche con l’utilizzo di fondi della RADI.
• Tra il 2018 e il 2020 sono state portate a termine le due fasi del progetto “Catalogazione del Fondo Organizzazioni Internazionali: Prima Fase (1983 – 1990) e Seconda Fase (1990 – 1992)”, ancora grazie al contributo della RADI.
• Tra il 2019 e il 2020, grazie ai fondi concessi dalla RADI, è stato eseguito il progetto “Conservazione e digitalizzazione degli album dell’Archivio della Cancelleria Cilena”.
A quando si riferiscono le foto del viaggio in URSS di Neruda e quale fu il motivo di tale viaggio?
Le fotografie di Pablo Neruda in URSS corrispondono a un viaggio effettuato nel 1950 dal Messico, a bordo della nave “Argentina”, che fece una breve sosta a Cuba.
Giunto a Mosca Neruda partecipò a un incontro che prevedeva la presenza di rappresentanti comunisti di tutto il mondo, in cui si è discusso dell’organizzazione di un esercito di resistenza comunista in ciascuno dei paesi latino-americani.
Che incarichi diplomatici ha ricoperto Pablo Neruda?
All’inizio della sua prima fase diplomatica, Pablo Neruda nel 1927 fu nominato Console del Cile a Rangoon, in Birmania. Tra quell’anno e il 1933 prestò servizio anche come Console a Colombo, Batavia e Buenos Aires.
Nel 1934 assunse la carica di Console del Cile a Barcellona e l’anno successivo a Madrid. Lo scoppio della guerra civile spagnola nel 1936 segnò una parentesi nel suo lavoro diplomatico, costringendolo a rientrare in Cile nel 1937.
Nel 1939 si stabilì come Console del Cile a Parigi, incarico nel quale fornì uno dei suoi più grandi contributi come rappresentante del nostro paese all’estero, ovvero l’organizzazione del viaggio della nave Winnipeg, che portò oltre 2.000 spagnoli che aveva scelto il Cile come paese di asilo.
Infine, nel 1940 fu assegnato come Console in Messico e tra il marzo 1971 e la fine del 1972 fu Ambasciatore a Parigi.
1927: Console a Rangoon, Birmania
1930: Console a Batavia, Java
1933: Console a Buenos Aires, Argentina
1934: Console a Barcelona, España
1935: Console a Madrid, España
1939: Console a Parigi, Francia, per l’immigrazione spagnola in Cile.
1940-1943: Console a Città del Messico
1971-1972: Ambasciatore a Parigi, Francia
Bibliotecaria, specialista in libri antichi. Curatrice di esposizioni culturali. Socia della Società Bibliografica Toscana. Risponsabile in Italia del progetto cileno-italiano “Pablo Neruda: 50 Anni del Premio Nobel per la Letteratura (1971-2021)”
Ha lavorato presso l’Accademia Albertina di Belle Arte di Torino, la Bilioteca provinciale di Filosofia Santo Tommaso d’Aquino e la Fondazione Luigi Firpo – Centro di Studi sul Pensiero Politico Onlus, a Torino.
Pablo Neruda ed Alberto Tallone: un’amicizia speciale
Neruda ammirava le edizioni di Tallone fin dagli anni Quaranta, quando, Console a Parigi, le vide per la prima volta esposte nelle vetrine librarie della capitale francese, prima sede della Casa Editrice piemontese. Il primo contatto tra il poeta esule cileno e l’editore italiano avvenne però soltanto nel 1962, quando Neruda gli affidò la raccolta inedita Sumario. Libro donde nace la lluvia. L’incontro, che diede vita anche ad una vera amicizia, ebbe luogo presso la sede italiana della casa editrice, da poco inaugurata ad Alpignano presso Torino, e fu reso memorabile dalla presenza di una locomotiva a vapore tutt’oggi presente nel giardino della Casa Editrice. Uno sbuffo di vapore si leva all’arrivo del poeta accompagnato da Matilde e, rende ancora più significativo questo incontro; il padre di Neruda era stato un impiegato ferroviario in Cile, quando la Compagnia delle Ferrovie dello Stato era una delle aziende più importanti e anche strategiche del paese più lungo del mondo. Per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’assegnazione del Nobel a Pablo Neruda, la Casa Editrice Tallone ha da poco portato a termine un accurato restauro della locomotiva tanto amata dal Poeta.
Il primo testo nerudiano che viene stampato dal grande editore Tallone, in prima edizione, è un testo poetico, Sumario. Libro donde nace la lluvia, 1963, che verrà poi ristampato per l’Editorial Losada, Buenos Aires, nel giugno del 1964 e che appartiene alla Antologia poetica “Memorial de Isla Negra”. Nell’introduzione alla raccolta, Neruda esprime con queste parole l’ammirazione per la sapienza estetica dell’amico editore: “[…] Ora questo mazzo di ombra antartica deve disporsi nella bella tipografia e affidare la sua rozzezza a Tallone, rettore della suprema chiarità, quella dell’intelletto. Nelle solitudini che mi originarono, mai pensai di raggiungere tale onore e affido queste pagine sparse alla rettitudine del grande stampatore, come quando nella mia infanzia scoprii e aprii un favo silvestre nella montagna. Seppi allora che il miele selvatico che profumava sull’albero tormentato era stato disposto in cellule lineari. Così la segreta dolcezza fu preservata da una fragile e ferma geometria (Valparaíso, 1962).
Dall’intervista ad Enrico Tallone di Fabrizio Fanoti,
http://poesia.blog.rainews.it/2014/09/enrico-tallone-larte-di-fare-i-libri/
“I ricordi che serbo del grande poeta sono quelli di un uomo dalla voce d’agnello che amava la vita e stimava il lavoro cantandolo con parole coraggiose e comprensibili, che lo rendono universale. Figlio di un macchinista delle ferrovie cilene, fu entusiasta di trovare nel cortile dell’amico editore una locomotiva a vapore che mio padre aveva acceso in suo onore. Per questo a Isla Negra campeggia ancora oggi una locomotiva a vapore che volle posata davanti alla propria casa-museo”.
Vede la luce nel 1969, una nuova prima edizione, la copa de sangre, stampata a mano in 507 esemplari, che contiene anche l’ode Adios a Tallone, in onore dell’amico mancato pochi mesi prima all’età di 70 anni e che Neruda celebra con queste parole conclusive: “Addio, Alberto Tallone, grande editore, caro amico: prima portavi nei tuoi occhi la luce, ora in essi viaggia la notte. Ma nei tuoi libri, piccoli castelli dell’uomo, continuano a risplendere bellezza e chiarezza: da quelle finestre la notte non entrerà.”
Anche il Discurso de Stockholm, tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel (21 Ottobre 1971) uscì in prima edizione spagnola per i tipi di Tallone nel 1972, seguito poi dalla traduzione in italiano nel 1999.
La terza editio princeps in lingua italiana de Ode alla Tipografia (non in lingua spagnola, era già infatti apparsa un’edizione a Santiago del Cile nel 1956 per la casa editoriale Nascimento) è del 1983, ed esce dai torchi piemontesi in 156 esemplari, ben presto divenuti introvabili. Fu composta dai fratelli Aldo ed Enrico Tallone in ricordo del Poeta e a memoria del proprio padre Alberto. Fa parte de Le Odi elementari, importanti anche perché erano state ideate da Neruda durante il proficuo soggiorno caprese. Così scrive Pablo Neruda in chiosa al suo poema nella traduzione in italiano a cura di Giuseppe Bellini: ”Lettere,/ continuate a cadere/ come pioggia necessaria/ sulla mia strada./ Lettere di tutto/ ciò che vive/ e che muore,/ lettere di luce, di luna,/ di silenzio,/ d’acqua,/ vi amo,/ e in voi/ raccolgo/ non solo il pensiero/ e il combattimento,/ ma i vostri vestiti,/ i sensi/ e i suoni:/ A/ di gloriosa avena,/ T/ di trigo [frumento] e di torre/ e M/ come il tuo nome/ di mela”. Nonostante, quando i versi vennero scritti, l’incontro con lo stampatore fosse ancora lontano a venire, proprio in “Ode alla Tipografia” gli rende omaggio esplicito: dove A e T si riferiscono alle iniziali del futuro amico, mentre M allude all’amata Matilde. La ristampa di questa opera che ha fatto storia è del 2010, in 220 esemplari, con un nuovo carattere e un formato più agevole, il cosiddetto tascabile. A cura di Giuseppe Bellini, include il discorso inedito di Pablo Neruda in apertura della mostra talloniana allestita a Santiago del Cile nel novembre 1970, dal titolo “Omaggio al libro e ad Alberto Tallone”; il testo è infine completato da un saggio di Maurizio Nocera intitolato Il quando di Ode alla tipografia, e da una notizia tipografica di Enrico Tallone intitolata Il perché di Ode alla tipografia. Riportiamo ancora alcuni versi tratti da quest’opera che ci fanno intendere il legame che c’era tra il poeta cileno e la buona stampa: “Lettere lunghe, severe, /verticali,/fatte/ di linea/pura, erette/come l’albero maestro del naviglio/in mezzo/alla pagina/piena/di confusione e di turbolenza,/Bodoni/algebrici,/lettere/capitali/fini/come levrieri,/metallici martelli / dell’idioma. (…) /Lettere,/continuate a cadere /come pioggia necessaria/sulla mia strada. /Lettere di tutto/ciò che viive/e che muore,/lettere di luce, di luna,/di silenzio,/d’acqua, via mo/e in voi/raccolgo/non solo il pensiero/e il combattimento,/ma i vostri vestiti,/e sensi/ e i suoni.””
Dopo la morte di Neruda, Matilde inviò a Bianca Tallone l’inedito “2000”. Bianca, rimasta a condurre la casa editrice con due figli piccoli, si vide costretta per il momento ad accantonare il progetto e la prima edizione apparve per l’Editorial Losada di Buenos Aires nel 1974. Per i tipi Tallone “2000” fu invece pubblicato nel 2004, in occasione del centenario della nascita di Neruda, in un’edizione composta a mano e impressa in 360 esemplari su carta pregiata, che al suo interno riporta anche la commovente lettera di Matilde inviata insieme all’inedito il 26 novembre 1973.
Significativo e auspicabile sarebbe per il cinquantenario della morte di Neruda, nel 2023, una pubblicazione inedita, anch’essa talloniana.
Alberto Tallone (1898-1968), editore e tipografo italiano era figlio del pittore Cesare Tallone e della poetessa Eleonora Tango. Dal 1932 fu apprendista nella stamperia di Maurice Darantière a Châtenay-Malabry, risalente alla fine del XVIII secolo; nel 1938 la rilevò fondando la propria casa editrice, la Alberto Tallone Editore, con sede a Parigi. Dal 1957 trasferì la casa editrice nella proprietà materna di Alpignano, presso Torino. Nel corso degli anni sessanta gli fece visita Pablo Neruda, per il quale pubblicò tre opere in prima edizione mondiale. L’attività tipografica fu portata avanti alla sua morte dalla vedova, Bianca, e dai figli Aldo ed Enrico Tallone; attualmente è diretta da Enrico coadiuvato dalla moglie Maria Rosa e dai figli Eleonora, Elisa e Lorenzo.
Alberto Tallone e Pablo Neruda ad Alpignano
Pablo Neruda con suo amico Alberto Tallone.
Pablo Neruda e Matilde Urrutia.
Pablo Neruda con Enrico Tallone, Alberto Tallone e Matilde Urrutia.
Matilde Urrutia, Pablo Neruda, Bianca Tallone e Giuseppe Bellini.
“Ai Tallone, i nostri cuori. Pablo e Matilde. 1967.”
Enrico Tallone.
Pablo Neruda e la locomotiva.
Sumario. Libro donde nace la lluvia (1963)
La copa de sangre (1969)
Discurso de Stockholm (1972)
Si desti il taglialegna (1948)
NERUDA, PABLO.
Si desti il taglialegna.
Roma : Rinascita, 1951. 8 p. : ill. ; 28 cm.
Rarissimo estratto della Rivista Rinascita contenente il poema (precedentemente pubblicato nel Canto general) che nel 1950 ha anche vinto a Varsavia il Premio mondiale della pace per la letteratura; la traduzione è di Mario Socrate e di Dario Puccini. Le illustrazioni del testo sono del pittore Renato Guttuso, che aveva ritratto anche l’amico poeta durante una visita a Roma.
Editore.
A testimonianza del rapporto tra Neruda e la casa editrice, abbiamo selezionato la trascrizione del discorso con cui il Poeta, il 12 novembre del 1970, inaugurò la mostra “Omaggio al Libro e ad Alberto Tallone”, presso la Libreria Italiana di Santiago del Cile.
Omaggio al libro e ad Alberto Tallone (1970)
Parlando di Gutenberg e dell’invenzione della stampa, Lamartine aveva coniato una bella frase: “La stampa è il telescopio dell’anima …”. Un telescopio pone noi uomini in contatto con il pensiero segreto del passato, con il lavorìo del presente e il mistero del futuro.
Questi libri cosiddetti “di lusso”, che spesso abbiamo la tendenza a condannare perché accessibili a pochi, non ostacolano affatto la diffusione del libro popolare, che si stampa in milioni di copie, che percorre tutte le strade e giunge in ogni casa, e che nel suo percorso riflette il grande lavoro errante del pensiero.
Ma esiste la tradizione del bel libro, che ambisce alla stessa perfezione raggiunta nella pittura e nella scultura. Opera dell’uomo, a cui tanti meravigliosi artisti hanno dedicato la loro vita. Tra questi c’era Tallone d’Italia.
Tallone d’Italia per molti di voi è solo un nome, è invece per me un’insieme di tanti ricordi. Lo ammiravo da prima di incontrarlo: i suoi bei libri, il suo carattere immacolato disegnato da lui stesso. Mai avrei pensato che la vita mi avrebbe concesso l’onore così alto di vedere le mie opere da lui stampate.
Fu così che un giorno ricevetti un suo invito. Abitava vicino a Torino, “presso Torino”, ad Alpignano, e lì giungemmo in treno, Matilde ed io. Sì, sapevo dov’era la casa, avendomi detto lo stampatore: è da questa parte della ferrovia. E vi giungemmo, ma mi sentì improvvisamente disorientato, perché, non poteva essere: c’era una locomotiva con i vagoni e la locomotiva era fumante. Dissi a Matilde: “Ci siamo sbagliati, questa è la stazione del paese”.
No, signore! Tra l’altro il grande Tallone collezionava treni e aveva acceso la locomotiva perché il fumo mi annunciasse da lontano la sua casa.
Sono passato nella luminosa sala dove c’era chi lavorava, l’immensa officina: una riproduzione quasi esatta della tipografia di Gutenberg. I grandi tavoli, i caratteri che passano di mano in mano, i depositi della profumatissima carta meravigliosa che l’Italia produce.
E poi la conversazione, con la cordialità del vino, il vino bianco della regione di Torino. Ma su tutto era il suo amore per la tipografia, la sua immensa vocazione di tipografo, la sua dedizione assoluta a ogni pagina dei suoi libri, che illuminava Tallone e irradiava dalla sua anima.
Quella luce europea si è spenta, quell’umanista è mancato poco tempo fa, lasciando incompiuto un libro che ho scritto apposta per lui, “La Coppa di Sangue”.
Bianca Tallone mi ha scritto: “Alberto ci ha lasciato, ma io finirò il tuo libro e manterrò in vita la stamperia; mi sento responsabile di questo edificio di bellezza, di questa bottega vocata alla qualità”.
Tallone, tra tanti maestri della stampa, era il più brillante, il più classico, il più rigoroso, il più esigente. Il minimo difetto era un peccato ai suoi occhi, una ferita imperdonabile che risaltava sulla riga stampata.
Per dirvi, alcuni dei miei libri sono stati per sei mesi nella sua officina, perché un singolo accento era inclinato in un modo diverso da quello che avrebbe dovuto, e bisognava riportarlo nella sua vera posizione.
La dedizione, il decoro, la bellezza suprema dei suoi libri sono qualcosa di straordinario. Ha stampato tutti i classici italiani e molti dei più famosi poeti francesi, come Ronsard. Ma fu nella stampa dei grandi italiani, da Dante a Machiavelli, da tutti i rami della meravigliosa letteratura d’Italia, che toccò i vertici massimi.
Ecco, dunque, vi affido un nome per me indimenticabile, che ora ci illumina con la sua opera.
PABLO NERUDA
Santiago del Cile, 12 novembre 1970
Intervista ad Alberto Tallone (1966).
Enrico Tallone (2021)
Scrittrice e sceneggiatrice.
Nasce a Borgomanero, in Piemonte, vive a Torino e successivamente a Roma e Napoli.
Scrive con Massimo Troisi le sceneggiature di tutti i suoi film , dal primo, ‘Ricomincio da tre’ fino a “Il Postino” con la regia di Michael Radford.
Attualmente continua a scrivere film, gli ultimi sono “Elsa & Fred” con la regia di Michael Radford e interpretato da Shirley MacLaine e Christopher Plummer. Sempre per lo stesso regista, ha scritto “La musica del silenzio”, film biografico sul tenore Andrea Bocelli.
Pubblica narrativa con la casa editrice E/O. Un suo romanzo di successo è “Da domani mi alzo tardi”, dedicato al ricordo di Massimo Troisi, da cui sono stati recentemente tratti il film omonimo con la regia di Stefano Veneruso e uno spettacolo teatrale da lei stessa interpretato.
Neruda nel cinema italiano: Il Postino (1994)
Antonio Skàrmeta scrive “Il postino di Neruda” nel 1986 e nel 1994 Michael Radford dirige un film tratto dal libro che ha come protagonista Massimo Troisi. Il film avrà cinque candidature all’Oscar, Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista, Miglior Sceneggiatura non Originale, Miglior Produzione e la statuetta sarà vinta da Luis Bacalov per la Miglior Colonna Sonora.
Ho avuto modo di conoscere Antonio Skàrmeta in Italia, alla fiera del libro di Torino, dopo averlo prima incontrato nelle pagine del suo romanzo, quando ne feci, insieme a Massimo Troisi e Michael Radford, l’adattamento cinematografico. Ho di lui il ricordo di una persona dolce, morbida e mi è parso che l’uomo corrispondesse perfettamente all’artista, che il libro gli appartenesse come la sua pacatezza, il suo sorriso, il suo sguardo vivace e la meravigliosa lingua con cui mi parlava, che però non comprendevo. E’ stato così un incontro di sensibilità, di supposizioni, di espressioni del volto che però mi ha lasciato un segno indimenticabile.
Nessuno meglio di lui poteva raccontare il Neruda privato, portarci nella sua casa di Isla Negra, mostracelo mentre balla con Matilde o cucina con una cipolla in una mano e un coltello nell’altra, trasformando il tutto in poesia. Seguirlo poi nel suo disincanto di fronte alla notizia del premio Nobel, gradita ma accolta con modestia, senza autocelebrazioni e vanità. Ci ha restituito l’uomo capace di dare ascolto agli ultimi, lo stesso che ha riportato con dolorosa empatia la voce del minatore, ‘creatura senza volto, maschera di sudore, polvere e sangue’ che lui stesso vide emergere dalle viscere della terra cilena. Un semplice postino poco acculturato, ma con una sensibilità acuta e tanti ideali, diventa grazie alla penna di Skàrmeta il migliore confidente del Poeta, quello a cui chiede conforto dall’esilio, pregandolo di inviargli i suoni dell’isola. Mi sono sempre chiesta se quel postino sia mai esistito e, in caso negativo, a quale piega della realtà si sia mai ispirato l’autore per inventare un personaggio così vero e credibile.
Massimo Troisi, sensibilità acuta, animo poetico, autore, regista, attore napoletano di grande talento, che in Italia viene considerato erede del genio di Eduardo de Filippo, legge il libro e se ne innamora. Proprio l’idea di sbirciare nelle pieghe meno evidenti dell’animo del Poeta, il poter dare realtà alla vita che si nasconde dietro a un verso e, ancor più, alla luce bellissima ma accecante del più prestigioso premio del mondo, il Nobel, lo ha indotto a desiderare di farne il capolavoro della propria vita artistica e anche personale. Certo non poteva prevedere che il film avrebbe avuto ali così forti da volare fin oltre oceano e arrivare agli Oscar, ma ci ha messo tutti gli ingredienti per renderlo eccezionale: talento, passione, professionalità a cui il destino ha aggiunto una croce che Massimo ha imbracciato con coraggio e determinazione. Nel film si vede tutto, non solo il prodotto artistico, ma l’anima, che appare sullo schermo nuda, quasi che l’immagine, il volto scavato, il corpo magro, fossero solo il tramite materiale per l’interiorità imprendibile che pervade il personaggio. Il Postino è stato per Massimo Troisi l’ultimo film: ha girato con le ultime forze che un cuore in attesa di un trapianto gli ha concesso. Ostinatamente si è rifiutato di rimandare le riprese, di interromperle quando si è sentito stanco. Un venerdì di giugno ha terminato il suo lavoro, ha salutato tutti, facendo la classica foto di fine riprese e dicendo “Non dimenticatevi di me”. Il sabato pomeriggio si è addormentato e se n’è andato.
“Il Postino” sembra contenere inconsapevolmente il proprio futuro, ha dentro un senso di dispiacere e di fine delle cose che parte dalla finzione della storia e della pellicola per continuare nella vita in modo clamoroso. La finzione si confonde dolorosamente con la realtà. Ma nel film non c’è solo tristezza, lo governano anche sorriso e poesia, stessi ingredienti del libro, anche se l’adattamento ha richiesto molti cambiamenti. Un cambiamento di epoca, dal 1973 al 1952, di ambiente, dal Cile all’Italia, di età del protagonista che da giovane diciassettenne diventa un adulto senza età, ma con sogni e aspirazioni intatti e puri. Adattare il romanzo è stato affascinante. Mentre il Postino, personaggio nato dalla creatività dello scrittore, lasciava più libertà, Neruda ha richiesto un lavoro che doveva essere rispettoso della grandezza a tutti nota. Non sempre ci si poteva avvalere dei dialoghi del romanzo, perché molti degli elementi che fanno grande il personaggio sulla carta, sono narrati e non dialogati. Come far parlare il Poeta nel film rimanendo alla sua altezza? “Confesso che ho vissuto”, scritto dallo stesso Neruda in prima persona, è stata la soluzione. Scavando a fondo nelle parole espresse dal Poeta è stato possibile costruire i suoi dialoghi. Il personaggio di Mario Jimenez, che in Italia diventa Mario Ruoppolo, nel romanzo ha la freschezza della giovinezza, ma ritrova la sua vivacità nel talento di Massimo Troisi. Sono molte le licenze che ci si deve prendere per trasformare un bel libro in un buon film, come per esempio infilare più di un falso storico nella vicenda e perdonarsi. C’era però nel ‘Postino di Neruda’ un elemento che è stato davvero necessario rispettare, la poesia che sul finale si fa dolente per la morte di Pablo Neruda, che avviene durante il colpo di Stato di Pinochet. Falso storico sì, ma non si poteva certo far morire il poeta in anticipo di vent’anni. Così, per conservare il senso di perdita che pervade la fine della storia, è stato inevitabile che morisse il Postino e che il cordoglio che nel romanzo è suo, fosse invece del Poeta: Pablo Neruda, tornando nell’isola in cui tutta la vicenda si è svolta, scopre che il suo amico e confidente non c’è più. C’è suo figlio, orfano già prima di nascere, che porta il suo nome, Pablito. Purtroppo quel senso di morte è uscito dalla finzione ed è entrato nella realtà, con la morte di Massimo Troisi si è creato un vuoto per tutti noi che lo abbiamo conosciuto e per il pubblico che lo ha amato, davvero incolmabile. La visione del film ci consola e al tempo stesso ci addolora ancora oggi.
Bibliotecaria, Master in Lettere. Socia della Società Bibliografica Toscana. Ricercatrice del progetto in Italia.
Neruda Illustrato
20 Poemas de Amor y una canción desesperada
Attilio Rossi, nato nel 1909 ad Albairate e scomparso nel 1994 a Milano, ha attraversato il secolo XX con un’’esperienza pittorica che ha spaziato dall’arte astratta all’iperrealismo, fino a collocarsi sulla frontiera della figurazione più avanzata, tenendo conto delle più importanti sperimentazioni dell’arte contemporanea.
Ebbe un profondo rapporto con la cultura ispanica e latino- americana durante il suo lungo soggiorno in Argentina (1935- 1950) dove fu prima direttore artistico della Casa Editrice Espasa Calpe e poi, nel 1938, fondatore insieme a Guillermo De Torre, Francisco Romero e Gonzalo Losada della Casa Editrice Losada, di cui ha realizzato il logo.
Ha illustrato anche numerosi libri e ha disegnato numerose copertine dei volumi di cui ha curato la pubblicazione.
Nel corso di questo intenso lavoro editoriale, Attilio Rossi stringerà rapporti di collaborazione e di amicizia con numerosi intellettuali spagnoli e altrettanto solidi furono i suoi rapporti con la cultura sudamericana. Tra i suoi amici proprio Pablo Neruda, di cui illustrò i 20 Poemas de amor y una cancion desesperada.
Poesie di Neruda
Un pittore e un poeta, sublimi interpreti della medesima abilità: incidere sui cuori affamati di bellezza; sottrarli all’apatia trascinandoli nella tempesta del sentimento; guarirli dalla solitudine connettendoli ai segreti del mondo. Uno con la rapidità e l’esplosività di una pennellata; l’altro con il suadente sospiro della parola. Un’affinità elettiva e necessaria: a rivelare, con la stessa disperata malinconia, le verità e le cicatrici della storia, i suoi vuoti e le sue colpe. Vissero, i due, quasi delle vite parallele, benché con uno svolgimento del tutto opposto: il siciliano conobbe durante la giovinezza le atrocità dell’Italia mussoliniana, alle quali si oppose attivamente attraverso le sue prime prove artistiche; il cileno nel 1973, in età piuttosto avanzata, ebbe giusto il tempo di assistere all’ascesa dittatoriale di Pinochet prima di perdere la vita appena una decina di giorni dopo. Nel mezzo, l’incontro che li avrebbe perennemente consacrati come compagni di lotta.
Già nel 1952 nell’edizione delle Poesie di Neruda che la casa editrice Einaudi curò affidandone la traduzione alla altrettanto raffinata penna di Salvatore Quasimodo, il testo venne corredato dalle splendide illustrazioni di Guttuso, a china e carboncino rigorosamente in bianco e nero per rappresentare l’urgenza espressiva e al contempo il dolore crudo della realtà tanto nelle poesie quanto nei disegni. È piuttosto plausibile pensare che i due avessero avuto modo di venire in contatto presso i circoli culturali europei più importanti dell’epoca e di stringere dunque un profondo legame d’amicizia. A conferma di questa tesi, un curioso e significativo episodio avvenuto proprio nel 1956: Guttuso sposò la sua amata musa e compagna Mimise e per l’occasione Neruda non soltanto dedicò loro una poesia, ma partecipò perfino come testimone di nozze.
A conferma del loro sodalizio l’evidenza che proprio Guttuso fu tra quelli che fin da subito sospettarono della falsità della versione ufficiale diramata dal regime – secondo cui Neruda avrebbe perso la vita a causa di un tumore – tanto che si affrettò a spedire all’amico un disegno realizzato su cartoncino, nel quale Neruda, la cui posa richiama il Marat dipinto da David, pur in fin di vita, stringe un’ultima volta con la mano destra la sua inseparabile penna, arma pacifica di liberazione e simbolo universale del rifiuto di ogni oppressione. Nella sinistra, un foglio recita una scritta eloquente: “Nixon Frei Pinochet” che lo stesso Neruda aveva accusato nella sua ultima poesia, I satrapi. In calce al cartoncino – da cui poi è stata tratta un’incisione custodita a Santiago del Cile e descritta da Salvatore Settis in un articolo apparso su IlSole24Ore nel 2013 – un semplice ma commovente commiato: «A Pablo, Renato».1
1 https://www.sicilianpost.it/il-mistero-della-morte-di-neruda-svelato-da-unopera-di-guttuso/
Neruda, “personaggio letterario”
Alcuni romanzi di più o meno recente pubblicazione prendono spunto da episodi della vita di Neruda ed egli ne diventa quindi il protagonista.
Il primo e più famoso è senza ombra di dubbio Ardiente Paciencia, di Antonio Skármeta pubblicato nel 1986, più conosciuto nei paesi latino-americani con il titolo El cartero de Neruda – da cui il titolo in lingua italiana – tradotto in più di venti lingue. Il racconto inizia nel 1969 nel piccolo villaggio di pescatori a Isla Negra, vicino alle coste del Cile per concludersi quattro anni dopo, nel 1973, anno del golpe cileno di Augusto Pinochet e della morte del poeta.
È la storia di un’amicizia molto particolare in un momento ancor più particolare della storia del Cile. È un libro sulla poesia, dolce e amaro al tempo stesso, talora pittoresco in alcune descrizioni, a tratti malinconico senza però risultare triste, ricco nella sua semplicità. La parte iniziale narra dell’amicizia genuina tra due uomini molti distanti tra loro per cultura ed estrazione sociale che costruiscono un rapporto sincero, basato su dialoghi, consigli e profonde conversazioni. A far da cornice, una natura selvaggia ed incontaminata, che l’autore descrive con superba maestria, e il rumore dell’oceano, tanto poetico quanto i versi di Neruda. Man mano che la storia evolve si fa sempre più incalzante e predominante il momento storico La narrazione cambia, si passa da descrizioni e situazioni vivaci, a tratti persino divertenti, ai toni più seri caratteristici di una realtà politica convulsa, con la vittoria di Salvador Allende e i cambiamenti prima ammantati di speranza, poi circondati da tensioni e furiose polemiche e infine drammatici che il nuovo scenario cileno porterà. Ed è infatti con le ultime pagine, strettamente collegate all’evolversi del periodo storico, e soprattutto con l’epilogo, che l’autore ci permette di intuire la portata degli eventi.1
La prima traduzione italiana, di Andrea Donati, fu pubblicata da Garzanti nel 1989.
Al romanzo è ispirato il film del 1994 Il postino, con un’ambientazione caprese invece che cilena, che rappresentò anche l’ultima interpretazione di Massimo Troisi.
1 https://www.mangialibri.com/libri/il-postino-di-neruda
Skármeta-Neruda. La magia in azione. L’autore del Postino di Neruda racconta un grande della letteratura contemporanea e presenta un’antologia delle sue opere, traduzione di Roberta Bovaia, Guanda , 2006
Antonio Skármeta è solo un ragazzo quando conosce Pablo Neruda. Con la curiosità e l’emozione di chi incontra un poeta venerato, gli porta i suoi primi versi pubblicati; con la spavalderia della giovinezza usa le sue liriche per fare colpo sulle compagne di scuola; con l’affinità che nasce da una geografia comune lo comprende a fondo e, dopo la sua morte, gli rende omaggio con un libro che diverrà un film di successo. A distanza di anni Skármeta scava nei ricordi e il poeta è ancora lì, vitale, importante, indimenticabile. Neruda e le sue muse, le donne che ha amato, così diverse tra loro: entusiaste, sensuali, misteriose, sfuggenti; Neruda e le sue case, meravigliose e tuttora vive testimonianze di un uomo che ha amato, viaggiato, vissuto; Neruda e lo spirito democratico con cui si rapportava alla gente, disponibile con i semplici, tagliente con i tronfi. Momenti irripetibili condivisi con lui, come la serata passata con Mario Vargas Llosa e Juan Rulfo, che si esprimeva con i suoi silenzi. Momenti toccanti, come il ricordo di Massimo Troisi che entra in una libreria, sfoglia Il postino di Neruda, lo compra, lo legge tutto in una sera e lo propone al produttore. Ma questo libro è anche una illuminante antologia, una scelta di poesie che toccano i grandi temi di Neruda, una raccolta delle liriche che più hanno influenzato le scelte dello scrittore Skármeta e dell’uomo Skármeta, a partire da Autunno, composta forse qualche mese prima del golpe cileno e poco prima di morire: «Io torno al mare avvolto dal cielo». Fino alle eterne e più celebri poesie d’amore.
Lasciandosi guidare dai versi del maestro, Skármeta propone un itinerario poetico e critico in cui sono le poesie stesse a suggerirgli ricordi e riflessioni, spunti che illuminano la vita e l’opera di Neruda, aneddoti di un’amicizia intensa e di una grande passione civile, culminata con la morte di Salvador Allende e la fine di un’illusione politica.
Ruggero Cappuccio
La prima luce di Neruda
Milano, Feltrinelli, 2016
Il romanzo racconta dell’espulsione dall’Italia di Pablo Neruda e della sua partenza dalla stazione di Roma salutato, tra gli altri, da Alberto Moravia, Carlo Levi e Renato Guttuso. Vent’anni dopo, in Cile, altri militari, quelli di Pinochet, dopo il golpe, bussano alla porta del poeta per minacciarne la libertà. Due stagioni della vita del poeta cileno: quella della passione, della speranza in un mondo in trasformazione, quella del buio, della violenza, della morte. Due stagioni raccontate in prima persona dalla voce del poeta e dalla voce di Matilde, due esistenze che raccontano la forza della vita e la grandezza dello stare al mondo, l’incanto civile della parola contro i poteri che la vorrebbero ottusa o distorta. Ruggero Cappuccio si insinua nella fisicità e nel mistero dei suoi personaggi per rovesciarne come un guanto la grazia e infiammarne la vitalissima esemplarità della memoria.
Paolo Manzi
Incontro con Neruda: un emigrante
Gaeta, Ali Ribelli , 2019
Un viaggio compiuto attraverso le strade del mondo e le strade dell’anima, passeggiando tra i versi di Neruda, compagno di un itinerario indimenticabile. La poesia del grande poeta è il “treno” che consente al protagonista di raggiungere la propria anima, di rimettersi in contatto con la parte più intima di sé, per approdare al reale cambiamento, alla vera metamorfosi. Quella del protagonista diviene così la migrazione per eccellenza, perché fautrice e generatrice di un rinnovamento interiore dal quale nascerà un uomo nuovo, capace di liberarsi dai fantasmi del passato senza più rinnegare le proprie radici.
Andrea De Simone – Tonino Scala
Pablo Neruda, la cipolla e le lacrime del compagno Alicata
Milano, StreetLib, 2020
Una sfida culinaria a base di cipolle tra Pablo Neruda e il dirigente comunista Mario Alicata, che all’epoca dell’esilio a Capri del grande poeta cileno, era colui che nel partito comunista italiano teneva i rapporti con gli intellettuali. Entrambi vengono da territori in cui la cipolla è regina in cucina, e si sfidano nell’isola regina del golfo di Napoli dove anche un duro esilio per ragioni politiche si trasforma in ispirazione poetica e voglia di vivere. Un romanzo che ripercorre, attraverso una sfida tra pietanze, un mondo che non c’è più di cui si è perduta la memoria. Gli autori, in una sinfonia di sapori descritta con grande mestiere, trasformano in un sapore immaginato un mondo, muovendosi nella vita e nei sentimenti di due comunisti di un tempo che fu. Un modo per condividere gustosi piatti semplici e salutari e per trovare una ricetta che ridia senso a una lotta di liberazione.
Neruda “uomo tra gli uomini”
Giuseppe Bellini
Viaggio al cuore di Neruda
Firenze, Passigli, 2004
Giuseppe Bellini è stato il fondatore dello studio della letteratura ispano-americana in Italia, nonché traduttore e curatore di moltissime delle opere di Neruda.
Il saggio ripercorre l’intera vicenda del grande poeta cileno, insistendo in particolare sulle due anime di Neruda, quella “epica”, che ne ha fatto il più popolare rappresentante in poesia delle rivendicazioni dei popoli oppressi, e quella più “intima” che ha prodotto indimenticabili raccolte. Bellini ne coglie l’aspetto di continua e strenua tensione, esistenziale e poetica, tra sponde opposte: tradizione e rinnovamento, sogno e realtà, umorismo e disperazione, memoria e novità, amore e morte. Così egli stesso descrive il suo scritto:
“Per questo, dopo i tanti anni da me dedicati allo studio dell’opera nerudiana, ho pensato di sottrarre all’oblio e, soprattutto, di organizzare in un percorso cronologico-tematico, i saggi e gli interventi critici che rappresentano la mia interpretazione partecipe di una produzione che, per vastità ed importanza, non ha forse davvero eguali nella poesia del Novecento. L’opera di Neruda ha attraversato l’intero secolo scorso, implicandosi, o, come si dice oggi, ‘contaminandosi’, in tutti gli avvenimenti, spesso tragici, che ne hanno caratterizzato lo svolgimento; è poesia epica non meno che lirica, politica non meno che amorosa, ma, soprattutto, è una poesia che ha nell’uomo, nelle sue ansie, come nei suoi bisogni, nelle sue illusioni come nelle sue realizzazioni, la preoccupazione centrale; l’uomo che è un essere «più vasto del mare e delle sue isole» e in cui bisogna lasciarsi cadere «come in un pozzo», per uscire «con un mazzo di acqua segreta e di verità sommerse».
Questa è la profondità del messaggio del grande poeta cileno, come io ho cercato di seguirlo nel mio Viaggio al cuore di Neruda; un viaggio nelle sue regioni segrete, per trovare quell’uomo «chiaro e confuso», «piovoso e allegro», come si è lui stesso definito, che nella sua opera ha rispecchiato tutta un’epoca, grandiosa e meschina, contraddittoria e tragica, un momento indimenticabile dell’avventura umana sulla terra.
Amori, sogni, utopie hanno fatto sì che, durante tutta la seconda metà del XX secolo, la poesia nerudiana captasse, indipendentemente dagli orientamenti politici, la sensibilità di infiniti lettori. Agli albori del nuovo millennio sono convinto che la poesia di Neruda ci stia ancora parlando.”
Per l’importanza che Giuseppe Bellini riveste nello studio della letteratura ispano-americana la Fundación Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes gli ha dedicato una ricca sezione sul portale Figuras del hispanismo offrendo la possibilità di accedere ad un’ampia selezione di materiali critici dello studioso italiano sui rapporti culturali tra l’Italia, la Penisola iberica e il Nuovo Mondo.
Nicola Bottiglieri
Le case di Neruda
Milano, Mursia, 2004
Pablo Neruda ha lasciato oltre alla sua straordinaria produzione poetica, anche un’opera bizzarra e affascinante scritta con oggetti, legno, cemento e chiodi, una vera e propria “poesia immobiliare” da comprendere partendo dalla relazione fra casa e scrittura: vedendole nella realtà si capiscono le poesie sulle case, costruite ed arredate con i ritmi e le immagini dei suoi versi. Quattro sono in Cile, costruite da lui stesso, arredate utilizzando materiale di riporto raccolto nei luoghi più disparati del mondo, e una in Francia, in Normandia, nel paesino di Condé-sur-Iton, un’antica stalla-mulino della quale però si sono perdute le tracce. Le sue stravaganti case a forma di nave, gremite di oggetti rari e bizzarri raccolti in ogni angolo del mondo, tra un esilio ed un viaggio come ambasciatore del suo Paese, sono meta di incessanti pellegrinaggi da ogni continente:la Chascona
scarmigliata, nel cuore di Santiago, la solare Sebastiana che domina la baia di Valparaíso, l’eremo acquattato fra gli scogli di Isla Negra, con la sua amata collezione di estatuas de prua dallo sguardo lontano, dove il poeta morì. Sono luoghi pieni di ricordi e storie divenute oggi veri e propri musei che custodiscono tutti gli oggetti raccolti nel corso dei suoi viaggi all’estero, a tema marino.
Poi ci sono le dimore in cui visse in affitto, sparse per il mondo: la casa de Las Flores a Madrid durante la guerra civile, la casa di Michoacán a Città del Messico, quella dell’isola di Ceylon, abitata agli inizi degli anni ‘30, che lo aspettò tutta una vita e nella quale tornò 40 anni dopo per scoprire che presto l’avrebbero demolita; casa che lo aveva aspettato tanti anni, che aveva guidato i suoi passi perché la venisse a salutare prima della fine e alla quale dedicò un commosso omaggio, La casa perduta.
Dopo la morte del poeta il film Il postino ha creato il mito di un’altra casa. Neruda risiedette a Capri nella prima metà del 1952, nella casetta di Arturo Cerio, prestatagli dall’’illustre storico e naturalista Erwin Cerio; il film vuole rievocare proprio quel soggiorno felice, ma per esigenze cinematografiche le scene della casa furono girate a Salina, nelle Eolie. Oggi i turisti visitano la casa del set di Salina, credendo che sia la vera casa di Neruda, ignorando che egli abbia vissuto a Capri nel 1952, dove scrisse Los Versos del capitan e gran parte di Las uvas y el viento, in particolare la settima sezione “La patria del racimo” interamente dedicata all’Italia.1
1 https://www.ruta40.it/letteratura/nicola-bottiglieri-case-pablo-neruda.php
Luis Sepúlveda, Renzo Sicco
Il funerale di Neruda-El funeral de Neruda
Torino, Claudiana, 2013
Pablo Neruda moriva a soli dodici giorni dal golpe cileno in cui fu assassinato il presidente democraticamente eletto Salvador Allende. Questo libro, magistralmente e poeticamente scritto da Luis Sépulveda e Renzo Sicco, ripercorre quei tragici dodici giorni. Si tratta di un testo teatrale già rappresentato in vari paesi e, in particolare, presso la casa di Neruda a Isla Negra: in seguito a tale rappresentazione il suo ex segretario ha sollevato la questione della reale causa di morte. Il funerale di Neruda rappresenta poeticamente gli ultimissimi momenti della vita dello scrittore, nel mezzo di arresti e torture di amici e compagni, la sua morte e il suo funerale, diventato un momento di protesta collettiva contro Pinochet e i militari: l’ultima manifestazione libera per molti anni a venire.
Josè Goñi
Pablo e Matilde. I giorni dell’esilio
Roma, Nova Delphi Libri, 2018
Sull’esilio di Neruda a Capri ci sono diverse testimonianze in libri politici, racconti e saggi di critici letterari. Ne scrive Teresa Cirillo in Neruda a Capri (edizioni La Conchiglia); ci sono ampi cenni nel libro Lessico sentimentale.
Quella volta che Neruda… di Gioia Ramaglia Ricci; ma il libro che inserisce i sei mesi trascorsi a Capri nel più ampio ragionamento sull’influenza che gli anni dell’esilio di Neruda in Italia e in Europa hanno avuto nella sua opera letteraria è quello del politico e diplomatico cileno Josè Goñi. Nel 1949 Pablo Neruda, deputato comunista, è costretto a fuggire dal Cile. Inizia per lui un periodo di esilio che lo porterà infine a Capri, al fianco della cantante Matilde Urrutia. Il poeta dedicò liriche appassionate alla donna amata e all’isola che li accolse, riunendole in due splendide raccolte: Las uvas y el viento e la mitica Los versos del capitán, uscita in forma anonima a Napoli nel 1952 grazie alla sottoscrizione degli esponenti più in vista dell’intellighenzia italiana. Da Renato Guttuso a Luchino Visconti, da Carlo Levi a Giulio Einaudi, senza dimenticare Elsa Morante, Palmiro Togliatti, Giorgio Napolitano, Antonello Trombadori. Quarantaquattro sottoscrittori per quarantaquattro copie numerate di un libro che Neruda riconobbe come proprio solo dieci anni più tardi. Dopo lunghe ricerche José Goñi ripercorre con dovizia le tappe della permanenza dell’artista cileno in Italia, delineando il contesto politico e culturale irripetibile che lo vide protagonista e restituendoci la figura di un poeta civile completamente immerso nel proprio tempo.
Gabriele Morelli,
Neruda
Roma, Salerno Editrice, 2019
Il libro ricostruisce le tappe esistenziali e le opere di Neruda, a partire dalle raccolte giovanili Crepusculario e Veinte poemas de amor… e racconta gli incontri con Borges, lo scrittore Guillermo de Torre e il poeta César Vallejo nel viaggio verso Oriente, dove Pablo soggiorna come console, mentre nascono le prime liriche di Residencia en la tierra che inaugurano una nuova scrittura. Quindi descrive la stagione di Neruda a Madrid, accolto con successo da García Lorca e i rappresentanti della Generazione del ‘27 e la maturazione politica del poeta a favore dell’impegno sociale e della Repubblica durante il corso della guerra civile spagnola, che ispira il libro España en el corazón. Negli anni ‘50, inseguito da un ordine di cattura del Presidente González Videla, Neruda raggiunge Parigi, quindi l’’Italia e l’isola di Capri, dove vive il romanzo d’amore con Matilde Urrutia. Il capitolo finale, dopo la scoperta dei crimini di Stalin e l’adesione all’utopia socialista di Salvador Allende, racconta l’ultimo amore segreto del poeta, descrive il libro inedito Álbum de Isla Negra, ricostruisce i giorni della morte e la leggenda del suo possibile avvelenamento.
Roberto Ippolito,
Delitto Neruda. Il poeta premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet
Milano, Chiarelettere, 2020
Cile, 11 settembre 1973, l’instaurazione della dittatura militare di Pinochet, la fine di un sogno. Le case di Pablo Neruda devastate, i suoi libri incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva. A dodici giorni dal golpe che depone l’amico Allende, il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell’amore e dell’impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa Maria di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, ufficialmente per un cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.
Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e online, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia. Il libro è scritto con il rigore dell’’inchiesta e lo stile di un thriller. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di Garcia Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.
Pablo Neruda nel cinema italiano
Neruda lettore
Laureato in Lettere e Dottore in Educazione. Socio della Società dei Bibliofili Cileni. Ricercatore di “Booklife Asesorías Editoriales”.
Le Pagine dell’Isola
Centro Caprese Ignacio Cerio
Capri, regina della roccia
nel tuo vestito
amaranto e giglio
ho vissuto sviluppando
felicità e dolore, la vigna piena
di grappoli radiosi
che ho conquistato sulla terra …
In queste pagine Menichelli e Barattolo analizzano alcuni scritti di Norman Douglas, Oscar Wilde e Pablo Neruda, che fanno riferimento all’isola di Capri, un’isola unica al mondo nel suo genere.Il testo è stato pubblicato nel 2003 da Giannini Editore di Napoli.
La particolare bellezza dell’isola e la peculiarità della sua gente, che è il frutto della straordinaria fusione della cultura contadina con quella marinara, hanno affascinato per secoli le personalità più discaparate. Personalità che hanno goduto di un’enclave unica. Pablo Neruda che giunge a Marina Grande nel 1952 la definisce “un ambiente perfetto” .
Pablo e Matilde si stabilirono nella casa di Arturo in Via Tragara, gentilmente concessagli
per alcuni mesi da Edwin Cerio, protettore e studioso della natura dell’isola e punto di riferimento per scrittori, artisti e scienziati che l’hanno visitata.
La casa buia diventa un palcoscenico luminoso dove Matilde è portatrice di luce e felicità e, soprattutto, diventa il rifugio clandestino dove finirà il libro anonimo I Versi del Capitano.
Ricordi quando
in inverno
siamo arrivati all’isola?
Il mare verso di noi si alzò
Un bicchiere di freddo (…)
Hai abitato la casa
Quello che ti aspettava oscuro
E poi hai acceso le lampade …
Il testo di Menichelli e Barattolo analizza principalmente la figura idilliaca di Capri nei Versi del Capitano, che cantano con lirica urgenza un amore appassionato e sensuale che rappresenta una tappa decisiva nel processo artistico e nella vita affettiva del Poeta. Questo periodo, dolce e passionale, vissuto intensamente con la donna amata nel ritiro dell’isola si trasforma, attraverso poesia abbagliante, in una felice e rinnovata espressione di bellezza e amore.
Libri
Teresa Cirillo: Neruda. Sogno di un’isola.
Io ti ho creato, ti ho inventato in Italia…
Tutta la notte ho dormito con te
in riva al mare, sull’isola.
Selvaggia e dolce eri tra il piacere e il sonno
tra il fuoco e l’acqua.
Neruda a Capri è un’opera di Teresa Cirillo Serri, professoressa di Letteratura Ispano-Americana presso l’Università Orientale di Napoli.
Il libro è articolatoin tre capitoli: Sogno di un’isola, Amanti di Capri e Lettere di Capri. Inoltre, contiene una selezione di poesie nerudiane in spagnolo e italiano ispirate all’ambiente paradisiaco e alla sua amante Matilde.
Neruda arriva a Capri all’inizio del 1952, in cerca di rifugio per sfuggire alle persecuzioni politiche e, inoltre, per vivere il suo intenso amore con Matilde. I suoi amici italiani lo aiutano affinchè possa vivere la sua storia d’amore con tranquillità.
Questa bellisssima atmosfera: l’isola di pietra, muschio, rampicanti e viti sulla roccia, diventa uno dei personaggi di questa storia che, raccontata in modo divertente e documentato, racconta una pausa di sei mesi di gioia della coppia a Capri, dove per qualche tempo hanno vissuto nella Caseta de Arturo, una piccola casa bianca situata in uno splendido contesto naturale, di proprietà dell’eminente intellettuale e scrittore caprese, Edwin Cerio.
Il soggiorno a Capri rappresenta il primo passo verso l’unione indissolubile e definitiva di Neruda con il suo amore clandestino, fatto che è immortalato nell’anonimo libro Los Versos del Capitán, cofinanziato da diverse personalità e intellettuali italiani e pubblicato a Napoli nel luglio 1952.
La lettura di questa storia scorre in modo dinamico, sfumato con aspetti del contesto storico, le difficoltà di Neruda per ottenere un permesso di soggiorno temporaneo, i dettagli dell’amore idilliaco, i giorni di creazione poetica, gli incontri con gli amici e le passeggiate attraverso il colline e angoli dell’isola dei sogni.
Isola, dalle tue mura
Ho staccato il fiorellino notturno
e lo tengo sul petto.
E dal mare che gira intorno a te
Ho fatto un anello d’acqua
che è stato lasciato lì tra le onde,
che racchiude le orgogliose torri
di pietra fiorita, le cime screpolate
che il mio amore ha tenuto
e veglieranno con mani implacabili
la traccia dei miei baci.[i]
(L’uva e il vento).
Claretta Cerio: Ex libris. Incontri a Capri con uomini e libri.
Quante cose,
lime, soglie, atlanti, coppe, chiodi,
ci servono come schiavi taciti,
cieco e stranamente furtivo!
Dureranno oltre la nostra dimenticanza;
Non sapranno mai che ce ne siamo andati
Ex Libris descrive personaggi illustri che sono transitati per l’isola di Capri. Nel capitolo dedicato a Pablo Neruda, l’autrice, la scrittrice italo-tedesca Claretta Wiedermann Cerio, lo descrive come un bambino curioso circondato da oggetti sorprendenti e strani che componevano unsuo particolare universo personale. Tale interesse sembrava esternare le complesse sfaccettature del suo essere interiore: curiosità, fantasia, sensibilità, umorismo, passione.
Nella casa di Vía Tragara, Neruda si sente a proprio agio, acquisisce un senso di sicurezza e di tranquillità, qualcosa che gli era mancato fino a quel momento, durante la sua vita errante di esilio politico. Allo stesso tempo, Pablo inizia una nuova vita insieme a Matilde.
Nel loro rifugio italiano, gli innamorati hanno espresso una gioia travolgente che era necessario condividere con chi potesse comprendere il loro linguaggio della follia e il loro completo allontanamento dal buon senso. Edwin e Claretta hanno capito. Si erano sposati da poco e aspettavano una figlia. In quel momento erano infinitamente felici e volevano condividere anche la loro felicità, quindi, negli incontri dei quattro c’era un elemento magico che si materializzava in una felicità breve e consumata.
Qualche accenno a tali sentimenti può riscontrarsi in uno dei tanti messaggi inviati da Neruda alla coppia che, dice Claretta, può essere letto come poesia.
Cari Claretta e Edwin,
Amici unici,
la nostra felicità
saluta la tua felicità.
Con tenerezza
Pablo e Matilde.
Claretta ed Edwin divennero senza dubbio figure essenziali nella vita di Pablo e Matilde durante il loro soggiorno a Capri. I suoi due cari amici e l’isola dei sogni sono i protagonisti della poesia “Adiós a la Nieve” nel Memorial de Isla Negra.
Claretta divenne una prolifica scrittrice tedesca. Si è spenta nell’agosto 2019, all’età di 92 anni, ma il suo ricordo di Neruda è ancora vivo in Via Tragara a Capri.
Ignazio Delogu: Poesie e scritti in Italia.
Roma, Lato Side Editori, 1981.
Sono entrato a Firenze.
Era notte.
Tremai ascoltando quasi addormentato
quello che mi diceva il dolce fiume.
L’esperienza italiana di Neruda fa parte della seconda tappa della sua vita e del suo lavoro. Nel 1949, durante il Primo Congresso mondiale per la pace a Parigi, ricollegò alcuni dei suoi amici italiani e creò nuovi legami con altri. Tra loro i principali intellettuali che hanno contribuito alla diffusione della sua arte in Italia: Quasimodo, che tradurrà un’antologia poetica per Einaudi; Renato Guttuso che illustrerà detta antologia; Dario Puccini, che sarà il primo traduttore e studioso italiano della sua opera; Mario Socrate che collabora alle traduzioni. Quest’ultimo pubblica ¨Lectura del Canto General¨ sulla rivista torinese Società (1950), dove offre al lettore italiano i primi elementi critici per la conoscenza dell’opera del Poeta, fatto trascendente perché fino a quel momento era sconosciuto in Italia.
La prima visita di Neruda in Italia fu breve, tra l’ottobre e il novembre del 1950. In quell’occasione fece una tournée a Roma con Delia del Carril. Questo ricordo sarà indelebile e si rifletterà nella poesia ¨i frutti¨ di Las Uvas y el Viento. È durante il suo secondo soggiorno romano (12 dicembre 1950-gennaio 1951) che incontra Mario Alicata e Paolo Ricci. Questa volta inizia un viaggio in alcune città italiane. Firenze ispira ¨Il dolce fiume¨ e ¨L’Arno dorato¨. A Torino è ospite della casa editrice Einaudi. Il viaggio prosegue verso Venezia, Milano e Genova. Inoltre, visita Gabriela Mistral a Rapallo, che a quel tempo era Console Generale del Cile.
Neruda torna a Napoli alla fine del 1951. In quei giorni, un controverso ordine di espulsione dal paese è stato revocato per pressioni politiche e gli è consentito rimanere in Italia. Si stabilisce a Capri. Sull’isola Neruda scrive quasi interamente L’uva e il vento e completa e ordina i versi del capitano. Quest’ultima edizione era napoletana e finanziata interamente dai suoi amici, in maggioranza italiani. Si tratta di un libro chiave, secondo Delogu, senza il quale la vita e l’opera del Poeta sarebbero difficili da capire perché ha vissuto una pausa di straordinaria concentrazione e una concezione positiva della vita maturata, al di là della poesia.
Secondo Delogu, il 1951 fu L’anno italiano di Neruda. Dopo la pubblicazione di ¨si desti il taglialegna¨ nel supplemento Rinascita, la poesia è stata riprodotta, divulgata e ampiamente commentata. Infine, il 9 dicembre, che segna la fine del ciclo poetico italiano, L’Unita lo pubblica integralmente in prima pagina.
Sebbene i primi anni Cinquanta sono i più significativi nell’incipiente rapporto di Neruda con l’Italia. È negli anni Sessanta che quel rapporto si consolida con la pubblicazione di due antologie: Poesie di Giuseppe Bellini (Milano, Nuova Academia, 1960) e Poesie di Dario Puccini (Firenze, Sansoni, 1962). Viene inoltre ristampata l’antologia tradotta da Quasimodo, che ha avuto ampia diffusione ed è diventata un successo editoriale.
Ignazio Delogu: Pablo Neruda e l’Italia (1949-1973).
Motta & Caffiero, Napoli, 2007.
La ricchezza della poesia di Neruda è dovuta, tra gli altri fattori, ai contributi delle varie culture dei paesi attraverso i quali è passato o dove ha vissuto. L’Italia è indubbiamente in prima linea e Ignazio Delogu, poeta e suo amico, racconta in questo libro i momenti chiave che lo hanno legato all’Italia. Il lavoro si basa principalmente su due aspetti: la testimonianza documentata della presenza di Neruda in Italia e l’analisi critica della sua poesia.
Verso la fine dell’ottobre 1950, durante la sua prima visita in Italia, Neruda si reca a Roma, dove incontra nuovamente l’amico Libero Bigiaretti ed entra in contatto con Moravia, Elsa Morante, Guttuso, Debenedetti e con politici comunisti come Emilio Sereni e Ambrogio Donini. . Incontra anche artisti e intellettuali italiani di linea progressista di sinistra come Antonello Trombadori, Antonio Scordia, Galvano Della Volpe, Sibila Aleramo, Mario de Micheli e Saltvatore Quasimodo.
Neruda è descritto come una persona forte e indipendente, con un rapporto sensuale dinamico con la vita, eternamente animato da una curiosità non solo intellettuale, ma anche materiale. Guttuso lo ricorda mentre camminava per strade e mercati per acquistare mazzi di carte, conchiglie e oggetti simili. Trombadori da parte sua lo ricorda mentre cercava libri nelle botteghe antiquarie intorno a Piazza di Spagna e al Collegio Romano.
Si sottolinea la “disposizione rabelesiana” del Poeta, il gusto per la conoscenza della cultura materiale delle persone che lo hanno accolto e il suo entusiasmo per la trattoria tipica e la cucina italiana. È anche schietto e generoso, ma vanitoso e instancabile cercatore di attenzioni. Mario Socrate dice: “Era sempre circondato dalla sua corte. Era evidente che si considerava il più grande poeta del mondo.”
Neruda visita Napoli in un momento di intensa attività culturale, dove c’è una frenesia di rinnovamento e rinascita. Qui si rafforza l’amicizia tra il Poeta e Dario Puccini, che diventerà il principale studioso italiano della sua poesia e un esemplare traduttore del Canto General. Puccini ricorda: ¨ io ero il postino dell’amore di Neruda, perché metteva le lettere nella cassetta della posta per Matilde. Lo ricordo con emozione e ironia, io che sono stato il suo primo traduttore e il primo a parlarne in Italia.”
Firenze, Venezia, Torino, Genova sono altre tappe della presenza nerudiana in Italia, dove il Poeta interagisce non solo con artisti e intellettuali, ma anche con gente di città, lavoratori o semplici militanti di partiti di sinistra. Durante i suoi recital di poesie nelle fabbriche o nelle stanze affollate è sempre sorvegliato dalla polizia.
Nel momento in cui Neruda intende trascorrere un periodo a Capri, riceve un ordine di espulsione. Questo fatto provoca l’indignazione di intellettuali e politici, ma la decisione viene ribaltata e gli viene concesso di risiedere in Italia per alcuni mesi. Da quel momento Matilde Urrutia entra definitivamente nella sua vita, come testimonia I Versi del Capitano.
Rivista “Nerudiana”, della Fondazione Pablo Neruda. Santiago del Cile, N°13-14, marzo-dicembre 2012. Direttore: Hernán Loyola.
Convegni, conferenze, riviste, segnalazione librarie. Eventi celebrativi in occasione del centenario della nascita del grande poeta cileno Pablo Neruda (1904-2004), “Dal Mediterraneo agli Oceani”. Notiziario N°16 (Aprile 2005), a cura di Clara Camplani e Patrizia Spinato Bruschi. Università degli Studi di Milano.
Economista, professore universitario, Ambasciatore del Cile in Italia (2000-2004). Scrittore e socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Pablo e Matilde, i giorni dell’esilio. Nova Delphi, Roma, Italia, 2018, 310 pagine.
Pablo Neruda in Italia
Il pittore Renato Gutusso e Pablo Neruda. Foto: Antonello Trombadori (giornalista, critico d’arte e político).
Il poeta a Capri. Foto: Antonello Trombadori.
Hotel Belvedere, Capri. Delia del Carril, Fulvia Trombadori e Pablo Neruda (1950-51).
Il poeta con suo amico napoletano Paolo Ricci (pittore e critico d’arte) e Fulvia Trombadori.
Pablo Neruda e Fulvia Trombadori (inverno 1951).
Visita a Enrico e Bianca Tallone
Locomotiva ad Alpignano
José Goñi, Ambasciatore del Cile in Italia (2000-2004), con Bianca Tallone.
Enrico Tallone e José Goñi, Ambasciatore del Cile in Italia all’epoca (2000-2004).
José Goñi, Ambasciatore del Cile in Italia (2000-2004), con Enrico Tallone.
Libro Pablo Neruda. Passi in Italia.
Copertina del libro.
Libro pubblicato a Roma nel 2004.
Interno del libro.
Il poeta spagnolo Federico García Lorca e Pablo Neruda.
Giuseppe Bellini e Pablo Neruda a Milano.
Evento Culturale “100 Anni con Pablo Neruda (1904-2004)”, nel Palazzo del Campidoglio, Roma.
L’Adetta Culturale dell’Ambasciata del Cile in Italia, Sig.ra Patricia Rivadeneira.
Il Direttore Generale del Ministero degli Affari Esteri, José Goñi, Ambasciatore del Cile, Luciano Benetton, sig.ra Epifani e Giglielmo Epifani, presidente della CGIL (2002-2010), attualmente è Deputato della Repubblica.
Guglielmo Epifani, presidente della CGIL, Pietro Ingrao, Deputato, Ettore Scola, regista cinematográfico e sceneggiatore.
Fulvia Trombadori
Sussana Agnelli, política e scrittrice e José Goñi, Ambasciatore del Cile.
Evento Culturale dedicato a Pablo Neruda. Salla della Protomoteca, Palazzo del Campidoglio, Roma.
Un lungo viaggio con il Capitano. Capri, 2004.
José Goñi, Ambasciatore del Cile, Patricia Rivadeneira, Adetta Culturale dell’Ambasciata, Fulvia Trombadori, amica di Neruda e Giorgio Napolitano amico di Neruda. Presidente della Repubblica (2006-2015).
José Goñi e Fulvia Trombadori
Locandina dell’evento culturale. Capri, 6-12 luglio 2004.
Programma dell’evento culturale.
Bandiera cilena a Via Tragara, Capri.
Il Sindaco di Capri a Via Tragara.
Un lungo viaggio con il Capitano. Capri, 2004.
Vista general del evento cultural, realizado en la Sala della Protomoteca en el Palazzo del Campidoglio, en Roma.
Se dirige a los invitados el señor Embajador de Chile en Italia, José Goñi.
Se dirige a los invitados la Sra. Patricia Rivadeneira, Agregada Cultural de Chile en Italia.
El sr. Embajador de Italia, Director General del Ministerio de Relaciones Exteriores italiano; José Goñi, Embajador de Chile en Italia; Luciano Benetton, empresario de la moda; la sra. Epifani y Guglielmo Epifani, presidente de la CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro, entre 2002 y 2010. Actualmente, es Diputado de la República de Italia, desde 2013).
Guglielmo Epifani, presidente de la CGIL, Pietro Ingrao intelectual, Diputado (gran amigo de Neruda en el período de Los versos del Capitán es una de las 44 personas que recibieron el libro anónimo original) y Ettore Scola, director de cine.
Fulvia Trombadori.
El Embajador de Chile en Italia, José Goñi con Susanna Agnelli, empresaria, política y escritora. Fue Alcaldesa de Monte Argentario, la primera Ministra de Relaciones Exteriores de Italia , Diputada del Congreso italiano y del Parlamento Europeo.
Bibliotecaria dal 1990 presso il Centro Caprense Ignazio Cerio. Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Ha approfondito il tema degli scrittori e viaggiatori inglesi a Capri, pubblicando anche numerosi saggi sull’argomento. Per il Centro Caprense ha curato le mostre “Storia di un’isola e di una biblioteca”, “La Locanda Pagano: una famiglia, la sua casa, i suoi ospiti”, “Tre secoli di viaggiatori a Capri”, “Capri e il mondo nei disegni di Laetitia Cerio”.
Capri, regina di roca
Era una buia sera invernale quando Pablo Neruda e Matilde Urrutia arrivano a Capri alla Casetta di Arturo. Edwin Cerio, che l’ha messa a disposizione dei due, li accoglie alla luce del fuoco del camino. Nei giorni precedenti, l’8 gennaio 1952, il deputato Mario Alicata aveva scritto una accorata lettera a Cerio, chiedendogli di ospitare il poeta: “C’è a Napoli il grande poeta Pablo Neruda il quale desidera trascorrere tre mesi a Capri per portare a termine un suo libro sull’Italia (…) Vorrebbe abitare una casa, anche piccolissima e non in un albergo o pensione (…) Potrebbe, forse oso troppo, vedere se ha lei, da qualche parte, una o due stanze libere?”.
Edwin rispose direttamente a Neruda, con un semplice telegramma d’invito: “Venga, l’aspetto a Capri. C’è una villa, la Casetta di Arturo, pronta per ospitarla. Lì starà tranquillo, potrà finire il suo libro e riposarsi”.
I sei mesi che trascorrono ne La isla clandestina come la chiama Neruda, sono documentati dall’epistolario tra Edwin e Pablo conservato nella Biblioteca del Centro Caprense Ignazio Cerio. Il carteggio è composto da 14 unità documentarie, in gran parte lettere di Neruda, ma anche di Mario Alicata, le minute di alcune lettere di Edwin, quella di un articolo che celebra l’arrivo sull’isola del poeta “l’augurio che approdi in una terra dalla quale non si scorge alcuna cortina di alcun metallo, e che ha per frontiere solo gli orizzonti della poesia e della bellezza” e uno straordinario biglietto d’invito “a beber una copa …” in carta velina con il viso di Edwin stilizzato che fu recapitato il 25 marzo 1952 ai proprietari della Casetta Arturo e – per nostra fortuna – conservato. Gran parte delle lettere è redatta su carta di riso comprata in Cina e ornata con eleganti disegni di libellule, fiori e un ideogramma: “è la mia firma, in cinese significa ‘tre orecchie’”.
Edwin e Claretta Cerio e Pablo e Matilde erano dirimpettai; i primi abitavano Villa Lo Studio, situato proprio di fronte alla Casetta di Arturo, entrambe su via Tragara. Essi si scrivevano e la cameriera di entrambi, la signora Amelia, faceva da ‘postina’. Continuarono a scriversi anche quando Neruda e la Urrutia si trasferirono in Via Li Campi, casetta più vicina al centro storico ma certamente senza la vista mozzafiato su Marina Piccola. In quelle lettere, oltre al quotidiano, alle richieste di consigli, sono ben evidenti il senso dell’ospitalità, gli interessi comuni, la curiosità per le collezioni di conchiglie di Edwin, la serenità che pervadeva la coppia e l’ispirazione che lui trova nelle bellezze naturali isolane.
Le lettere tra i due raccontano anche di un incidente che minacciò di incrinare il rapporto di stima che si era creato tra l’ospite e il padrone di casa. Cerio, nel mettere a disposizione la propria abitazione aveva posto come condizione che il poeta – durante il suo soggiorno isolano – dimenticasse la suo ruolo di militante comunista, ma quando ricevette una telefonata da un cileno che, giunto a Napoli, gli chiede di parlare con Neruda, si allarmò e gli scrisse: “Sono stato molto felice di mettervi a disposizione la casetta di Arturo…è nella tradizione di Capri, della mia famiglia e del mio piccolo centro culturale onorare le persone d’ingegno e gli intellettuali senza chieder loro altro passaporto che le loro opere (…) quanto a me ho il difetto di odiare ogni genere di politica (…) poiché non desidero navigare sotto una falsa bandiera, vi prego, e prego i vostri amici di non unire all’ospitalità offerta alcuna intenzione o manifestazione di parte”. Il poeta si scusò per il disturbo arrecato, precisò che non faceva alcuna attività politica, “quanto alla vostra bandiera già la conoscevo, sorta con i colori e i profumi della vostra isola” e gli promise che non avrebbe più avuto problemi. Come fu.
Sull’isola gli incontri segreti con Matilde non avevano più motivo di essere, considerato che Delia del Carril era dall’altra parte del pianeta: si sentivano finalmente liberi di amarsi, di passeggiare a lungo fino ad Anacapri inerpicandosi per la Scala Fenicia e organizzare alcune feste con gli amici di Roma e Napoli. Pablo escogitò anche una singolare cerimonia affinché l’amore che li legava venisse benedetto dal chiaro di luna caprese.
Cerio era – tra le altre cose – uno studioso della natura isolana e trovò in Neruda un attento interlocutore, tanto che volle fargli dono graditissimo del suo libretto con un racconto sulla lucertola dei Faraglioni stampato su carta d’Amalfi e fuori commercio.
Nel ringraziare l’amico, Neruda gli confida il progetto che ha in mente: la pubblicazione del libro di poesie dedicato a Matilde, Los Versos del Capitan. La tranquillità e la pace isolana sono state ideali per completare l’opera. La raccolta verrà poi pubblicata anonima, da Paolo Ricci nel luglio del 52, quando il poeta era già ripartito per la Patria. Soli 44 esemplari fuori commercio, ognuno col nome di un sottoscrittore; oltre a Cerio, Quasimodo, Guttuso, Giorgio Napolitano, Vasco Pratolini Palmiro Togliatti, Luchino Visconti, Giulio Einaudi, Renato Caccioppoli; scorrere quell’elenco (presente prima del Colophon a fine volume) oggi, equivale a leggere un capitolo di storia di questo paese.
L’ultima lettera a Edwin e Claretta, quella scritta dalla motonave Giulio Cesare che lo riportava in Cile dopo che Scelba non gli aveva rinnovato il permesso di soggiorno, reca la gratitudine dei due ed un saluto affettuoso agli amici capresi i quali dopo il ritorno in patria non saranno dimenticati, tanto da ricevere in seguito anche graziosi omaggi.
Bibliografia:
Copertina I Versi del Capitano, Napoli, 1952.
1 | Matilde Urrutia | 23 | Paolo Ricci |
2 | Neruda Urrutia | 24 | Antonello Trombadori |
3 | Pablo Neruda | 25 | Giuseppe De Santis |
4 | Biblioteca Caprense | 26 | Ivette Joie |
5 | Claretta Cerio | 27 | Vittorio Vidali |
6 | Ilya Ehremburg | 28 | Luigi Cosenza |
7 | Elsa Morante | 29 | Carlo Bernari |
8 | Vasco Pratolini | 30 | Pietro Ingrao |
9 | Giulio Einaudi | 31 | Armando Pizzinato |
10 | Jorge Amado | 32 | Mario Montagnana |
11 | Mario Alicata | 33 | Gaetano Macchiaroli |
12 | Editore Gaspare Casella | 34 | Ernesto Treccani |
13 | Nazim Hikmet | 35 | Francesco De Martino |
14 | Palmiro Togliatti | 36 | Alessandro Vescia |
15 | Luchino Visconti | 37 | Angelo Rossi |
16 | Renato Caccioppoli | 38 | Giuseppe Zigaina |
17 | Stephen Hermlin | 39 | Gianzio Sacripante |
18 | Elvira Pajetta Berrini | 40 | Massimo Caprara |
19 | Salvatore Quasimodo | 41 | Clemente Maglietta |
20 | Bruno Molajoli | 42 | Lino Mezzacane |
21 | Carlo Levi | 43 | Gerardo Chiaromonte |
22 | Renato Guttuso | 44 | Giorgio Napolitano |
I Versi del Capitano, digitalizzati
Lettera di Pablo Neruda ad Edwin e Claretta Cerio (6 luglio 1962).
Poetessa. È nata e vive a Capri. Da sempre è appassionata de arte e letteratura. Nel 2012 inizia il suo percorso poetico e letterario. Partecipa a numerosi concorsi nazionali e internazionali di poesia e letteratura ricevendo prestigiosi premi. Partecipa e organizza reading poetici ed esposizioni di arte e poesia. Autrice di prefazioni e recensioni. Giurata a concorsi letterari. Nel 2017 Premio alla Cultura al “Concorso Poetiche Ispirazioni VI edizione”, Viganò. Nel 2020, Premio alla Cultura al “Premio Internazionale di Letteratura Luca Romano” (Chieti). Ha pubblicato Quattro sillogi poetiche e le sue opere sono presenti in numerose raccolte e antologie.
Libri pubblicati dalla poetessa caprese Annalena Cimino: L’amante della luna. Poesie e aforismi (2015), Fragile come un fiore di cristallo. Poesie e aforismi (2016), Rapsodie d’autunno. Poesie (2017) e Ali di un sogno. Poesie (2020). Tutti i libri, pubblicati da Intermedia Edizioni, Orvieto (Terni, Umbria).
Presenza di Neruda a Capri
Ricardo Couyoumdjian Bergamali, Dottore in Storia. Presidente della Società dei Bibliofili Cileni.
Norma Alcaman Riffo, Laurea e Master in Lettere. Diplomata in Amministrazione Culturale. Scrittrice ed editrice. Curatrice del Museo del Libro. Direttrice della Società dei Bibliofili Cileni e dell’esposizione virtuale “Pablo Neruda: 50 Anni del Premio Nobel per la Letteratura (1971-2021)”.
Enrique Inda Goycoolea, Architetto e scrittore. Direttore della Società dei Bibliofili Cileni, 1° Vicepresidente della Fondazione Pablo Neruda, collezionista della sua opera e membro del Comitato dell’esposizione virtuale.
Ignacio Swett Lazcano, Ingegnere. Tesoriere della Società dei Bibliofili Cileni, Collezionista di opere di Neruda e membro del Comitato dell’esposizione virtuale.
Sandra Gutiérrez Alcaman, Master in Storia e Patrimonio Culturale. Direttrice del Archivio Generale Storico del Ministero degli Affari Esteri.
Roberto Fuenzalida González, Ingegnere. Socio della Società dei Bibliofili Cileni e Direttore Esecutivo della Corporazione del Patrimonio Culturale del Cile.
Nurieldin Hermosilla Rumie, Avvocato. Socio della Società dei Bibliofili Cileni e Collezionista di opere di Neruda.
César Soto Gómez, Poeta. Ex Direttore dello Studio Bibliografico America del Sud. Collezionista di opere di Neruda.
Edgardo Corral Sereño, Medico. Professore presso l’Università Diego Portales. Collezionista di opere di Neruda.
Andrés Morales Milohnic, Dottore in Lettere. Professore presso l’Università del Cile. Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Franco Brzovic González, Avvocato. Socio della Società dei Bibliofili Chileni.
Cristián Zegers Ariztía, Avvocato. Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Darío Oses Moya, Giornalista. Scrittore e Direttore della Biblioteca Fondazione Pablo Neruda.
Sebastián Edwards Figueroa, Economista. Professore presso la University of California, USA. Socio della Società dei Bibliofili Chileni.
Faride Zerán Chelech, Giornalista, Vice rettora di Comunicazioni, Università del Cile.
Abraham Quezada Vergara, Diplomatico. Dottore in Studi Latinoamericani e Master in Relazioni Internazionali. Professore e scrittore.
Paolo Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, avvocato. Fondatore e presidente della Società Bibliografica Toscana e dell’Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana.
Alessandra Basso, Laureata in Beni Culturali. Bibliotecaria, Specialista in libri antichi e curatrice di mostre. Socia della Società Bibliografica Toscana e Responsabile dell’esposizione virtuale in Italia.
Maria Schirripa, Master in Lettere. Bibliotecaria. Socia della Società Bibliografica Toscana. Ricercatrice dell’esposizione virtuale in Italia.
Eduardo Constanzo, Dottore in Educazione. Ricercatore di Booklife Consulenza Editoriale. Socio della Società dei Bibliofili Chileni.
Carmelina Fiorentino, Bibliotecaria del Centro Caprense Ignazio Cerio, Capri.
Eleonora Tallone, di Alberto Tallone Editore (dal 1938), Alpignano, Torino.
Enrico Tallone, di Alberto Tallone Editore (dal 1938), Alpignano, Torino.
Massimiliano Marino, proprietario del testo "Si desti il taglialegna".
Annalena Cimino, poetessa di Capri, Italia.
José Goñi Carrasco, Economista e Scrittore. Ex Ambasciatore del Cile in Italia (2000-2004). Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Marianna Fatti, Master of Science - MS, GIO – Economics and Management of Governement and International Organizations. Socia della Società Bibliografica Toscana.
Fausto Rossi, propietario della Tipografia Rossi (dal 1958), Sinaluga, Siena. Socio della Società Bibliografica Toscana.
Bianca Croitor, fotografa, collaboratrice e socia della Società Bibliografica Toscana.
Antonio Li Gobbi, Generale dell'Esercito. Cavaliere e Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Anna Pavignano, scrittrice e sceneggiatrice. Con Massimo Troisi, scrive a quattro mani le sceneggiature di Ricomincio da tre (1981), Scusate il ritardo (1983), Le vie del Signore sono finite (1987), Pensavo fosse amore... invece era un calesse (1991) e Il postino (1994), per cui riceve la candidatura all'Oscar assieme a Michael Radford, Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli e allo stesso Troisi. Come scrittrice, scrive dieci romanzi, tra ciu il più famoso è “Da domani mi alzo tardi” (2009).
Franco Simone, cantautore. Nel 2015, vince nel LVI Festival Internazionale della Canzone di Viña del Mar.
* Costa Rica: da San José, Arabella Salaverry, scrittrice, Premio Nazionale di Lettere 2016 e 2019.
* Francia: da Parigi, Justo Pastor Mellado, Adetto Culturale presso l’Ambasciata del Cile in Francia.
* Giordania: da Amman, Juan Vicente Piqueros, Direttore dell'Istituto Cervantes dalla Giordania.
* Italia: da Roma, Sergio Romero, Ambasciatore del Cile in Italia – Konrad Paulsen, Adetto Culturale presso l’Ambasciata del Cile in Italia.
* Perú: da Lima, Alejandro Neyra, Ministro della Cultura del Perù.
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