Pablo Neruda: 50 anni dal Premio Nobel per la Letteratura (1971-2021)
La Società dei Bibliofili Cileni, insieme alla Società Bibliografica Toscana, Italia, sono liete di invitarvi a questa esposizione virtuale.
Ringraziamo, in Cile, la Fondazione Pablo Neruda, il Museo del Libro del Mare e l'Archivio Generale Storico del Ministero degli Affari Esteri. In Italia, Alberto Tallone Editore e la Biblioteca del Centro Caprense Ignazio Cerio.
Lo Storico Ricardo Couyoumdjian, Presidente della Società dei Bibliófili Chileni, vi saluta e da il benvenuto.
L’Avvocato Paolo Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, Presidente della Società Bibliografica Toscana e dell'Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana, vi saluta e da il benvenuto.
Presentazione
La Società dei Bibliofili Cileni, fondata nel 1945, ha come scopo preservare la “cultura del libro”. Per questo motivo, riunisce i collezionisti e studiosi, promuove la ricerca e la ristampa di vecchie ed antiche edizioni che sono capisaldi del patrimonio culturale cileno negli ambiti della Letteratura, del Diritto, della Storia, delle Arti e delle Scienze.
Il 12 agosto 2019, è nata una partnership internazionale cileno-italiana con la Società Bibliografica Toscana. Quel giorno, le due organizzazioni hanno firmato un Protocollo di Cooperazione Culturale Internazionale, con lo scopo di portare avanti insieme diversi progetti di esposizioni, pubblicazioni di libri ed altre attività di interesse comune finalizzate alla divulgazione dello studio del libro antico.
Nel 2020, per celebrare i 75 anni di attività, rendiamo omaggio al nostro socio più noto: Pablo Neruda, che il 10 dicembre 1971 ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura. Con questa ispirazione, abbiamo preparato insieme agli amici italiani della Società Bibliografica Toscana, la nostra prima mostra virtuale, che si compone delle seguenti sezioni:
(I) Neruda Bibliofilo
(II) Neruda e i suoi collezionisti in Cile
(III) Neruda in Italia
In questi tre capitoli ci confronteremo con testi poco noti al pubblico, che ci daranno nuovi punti di vista sulla ricchezza creativa del poeta che -in se stessa- configura un mondo poetico ancora tutto da scoprire.
Noi tutti che abbiamo lavorato a questo progetto e ne siamo onorati, siamo anche convinti che la cultura sia un ponte che unisce diversi paesi. Nel caso particolare, la grande opera poetica di Pablo Neruda -riconosciuta e ammirata in tutto il mondo- è un ponte che unisce il Cile e l’Italia, due paesi molto lontani geograficamente, ma vicini per la comune base latina, per la nostra affinità culturale e solida amicizia.
A causa della pandemia, vi offriamo un’esposizione in modalità virtuale che, speriamo, rappresenti comunque per voi una esperienza bibliofila e poetica indimenticabile.
Norma Alcamán Riffo
Laureata con un Master in Lettere. Diplomata in Amministrazione Culturale. Ha pubblicato -come scrittrice- diverse biografie e storie di grandi aziende e -come ricercatrice- l’opera letteraria completa dello scrittore cileno Luis Alberto Heiremans. Professoressa e Curatrice del Museo del Libro del Mare.
Direttrice della Società dei Bibliofili Cileni. In Italia, è socia della Società Bibliografica Toscana e dell'Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana. Inoltre, è socia e Rappresentante ufficiale in Cile dell'Associazione Culturale Pigafetta 500, di Vicenza. Creatrice e Direttrice del progetto cileno-italiano “Pablo Neruda: 50 Anni del Premio Nobel per la Letteratura (1971-2021)”.
Comitato Consultivo Nerudiano
Enrique Inda, Architetto e scrittore. Direttore della Società dei Bibliofili Cileni. Primo Vicepresidente della Fondazione Pablo Neruda e collezionista della sua opera.
Ignacio Swett, Ingegnere. Tesoriere della Società dei Bibliofili Cileni, collezionista dell’opera di Neruda.
Prima pagina del giornale El Mercurio, il più importante del paese, con la notizia di Pablo Neruda, vincitore dal Premio Nobel per la Letteratura 1971. Santiago del Cile, venerdì 22 ottobre 1971.
Notizia da El Mercurio, riferita ai 75 anni della Società dei Bibliófili Cileni (1945-2020). Santiago del Cile, mercoledì 12 agosto 2020, pagina A-7.
Neruda Bibliofilo
Ricerca: Norma Alcamán
Pablo Neruda, il nostro socio con la tessera numero 80, associato fin dall’inizio, era un appassionato bibliofilo. Nella sua biblioteca personale, c’erano più di 11.500 libri, oltre a lettere, manoscritti di grande valore storico e culturale, attualmente conservati sia presso la Fondazione Pablo Neruda che presso l’Università del Cile -la sua Alma Mater- dove ha studiato Pedagogia in Francese e alla quale ha donato parte delle sue collezioni nel 1954.
Fin da giovane è stato un avido lettore e collezionista di opere letterarie antiche, uniche, rare e preziose, passione che è stata facilitata dai suoi numerosi viaggi in tutto il mondo e dai soggiorni in paesi stranieri.
Della letteratura cilena, possedeva una copia de La Araucana, stampata nel 1632 (la prima edizione, è del 1569). Come sappiamo, Neruda possedeva una predilezione speciale per la Francia e l’Italia. Per quanto riguarda le opere italiane, possedeva una copia de L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, de 1561 (la prima edizione, definitiva, è del 1532), una Divina Commedia di Dante Alighieri dell’anno 1529, e un’edizione dei Trionfi di Petrarca, del 1484 (Opera scritta tra il 1351 e il 1374, la cui Editio prínceps è Venezia, Vindelino da Spira, 1470). Per quanto riguarda le opere francesi, possedeva l’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert, del 1751. La sua biblioteca includeva anche le prove dei Lavoratori Marittimi (1866) di Víctor Hugo, con correzioni a margine, scritte a mano dall’autore.
Per quanto riguarda la Spagna, un altro paese che era tra i suoi preferiti, aveva una edizione del Quixote de la Mancha, del 1617. Fra le opere della letteratura nordamericana, la sua collezione annoverava le Opere Complete di Edgar Allan Poe, pubblicate a New York nel 1895.
Poco alla volta, Neruda ha formato la sua amata biblioteca con particolare cura e dedizione. Era raffinato nella scelta dell’edizione, per i suoi dettagli, per la carta, per la rilegatura. Gli piacevano le edizioni di pregio a tiratura limitata, come per la stampa della sua opera I Versi del capitano, uscito in soli 44 esemplari nel 1952.
Inoltre, molti dei suoi libri uniscono letteratura e pittura, presentando poesie, con opere di Mario Toral del Cile, Guayasamín dell’Ecuador e Picasso dalla Spagna. Insomma, come ogni raffinato bibliofilo, faceva tesoro dei libri tanto per il valore contenuto quanto per la forma che questo assumeva. In questo senso, considerava il libro come un oggetto d’arte in se stesso.
Pablo Neruda (1904-1973), socio N°80 della Società dei Bibliofili Cileni, aveva un gusto squisito per i suoi libri e possedeva edizioni di grande valore bibliofilo.
In ogni viaggio in Francia, gli piaceva visitare i “bouquinistes”, accanto al fiume Senna, a Parigi.
Pablo Picasso e Pablo Neruda.
Petrarca, Francesco (1304-1374), Ad illustrissimum Mutine ducem diuum Borsium Estensem Bernardi glicini medicine ac philosophie discipuli in triumphorum LL P Fran. Petrarce expositio incipit, Piero Veronese, Venezia, 1484, 503 pagine. Collezione Neruda. Archivio Centrale Andrés Bello. Università del Cile.
Libro incunaboli. “La parola incunabula (dal latino incunabulae, nella culla) è usata per riferirsi ai tutti i libri stampati in Europa occidentale da quando l’orafo tedesco Johannes Gensfleisch -meglio conosciuto come Johannes Zum Gutemberg (1400-1468)- inventò la stampa con i caratteri mobili a Magonza nel 1440, ispirati ai torchi usati per spremere l’uva nel processo di vinificazione. Il termine “incunaboli” domina concettualmente fino al 1501, anno in cui questa tecnologia si è diffusa. A quel punto, centinaia di città europee avevano torchi dedicati alla riproduzione di testi”.
Marco Anneo Lucano, Pharsalia, Aldo Manuzio, Venezia, 1502, 280 pagine. Collezione Neruda. Archivio Centrale Andrés Bello. Università del Cile.
Pharsalia (noto anche come Bellum civile), è un poema incompiuto in dieci canzoni, che narra la guerra civile tra Giulio Cesare e Pompeo, corrisponde a un testo scritto in latino dal famoso poeta romano Marco Anneo Lucano (39-65 d.C. ). Appartiene alla collezione di 5.107 volumi donati dal poeta Pablo Neruda nel 1954 all’Università del Cile.
È un’epopea concepita in ordine cronologico e considerata un classico nel canone della letteratura antica. Il libro fu composto nel XVI secolo dall’umanista e stampatore italiano Aldus Manutius (1450-1515), riconosciuto come il più grande tipografo del suo tempo, per aver plasmato importanti criteri editoriali, come la punteggiatura, l’invenzione del punto e virgola, i caratteri corsivi, la numerazione delle pagine e l’ottavo formato.”
Dante Alighieri, La divina commedia, Firenze: G.C. Sansoni, 1915. Collezione Neruda. Archivio Centrale Andrés Bello. Università del Cile.
“Edizione in piccolo formato dell’opera del poeta Dante Alighieri (c. 1265-1321), pubblicata in italiano, nella città di Firenze nel 1915. Fu composta da G. C Sansoni Editore. Include il background biografico dell’autore e le annotazioni pagina per pagina. Appartiene alla Collezione donata nel 1954 da Pablo Neruda all’Università del Cile, un insieme che è stato dichiarato Monumento Storico Nazionale nel 2009.”
Víctor Hugo, Les travailleurs de la mer [maquette], Librairie Internationale A. Lacroix, Verboeckhoven et C. Editeurs, Paris, 1866, 2 volumi. Collezione Neruda. Archivio Centrale Andrés Bello. Università del Cile.
“Prove di stampa della prima edizione del libro Les travailleurs de la mer, un testo scritto da Victor Hugo (1802-1885), poeta, romanziere e drammaturgo francese considerato uno dei massimi esponenti letterari del XIX secolo.
Nouveau langage des fleurs avec leur valeur symbolique et leur emploi pour l’expression des pensées, Librairie de L. Hachette et Cie, Paris, 1866, 174 pagine e 11 incisioni. Collezione Neruda. Archivio Centrale Andrés Bello. Università del Cile.
Nouveau langage des fleurs è un libro unico in Cile. “Il testo, senza un autore preciso, ha tre obiettivi: identificare concettualmente il linguaggio esistente in modo implicito in ciascuno dei fiori disposti da precise tipologie e nomenclature; interpretare il loro valore simbolico; ed esemplificano l’uso letterario, romantico e poetico che i fiori hanno avuto, considerando il lavoro di molteplici scrittori europei, tra i quali l’eminente Honoré de Balzac. Alla fine del libro troviamo poesie e storie a riguardo “.
Octavio Paz, Entre la piedra y la flor, Editorial Nueva Voz, México, 1941, 15 pagine. Collezione Neruda. Archivio Centrale Andrés Bello. Università del Cile.
Libro edito dall’etichetta messicana Nueva Voz nel 1941, dedicato dall’autore a Pablo Neruda e a sua moglie Delia del Carril. Octavio Paz (1914-1998), poeta, saggista, traduttore ed eminente intellettuale messicano, fece amicizia con Pablo Neruda nel contesto del II Congresso Internazionale degli Scrittori in Difesa della Cultura, Spagna, 1937. Successivamente, nel 1990, Octavio Paz ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
Architetto e scrittore. Direttore della Società dei Bibliofili Cileni. Produttore musicale, ha presentato in Cile “My fair lady”, “Cabaret”, “The sounds of music”, “Chicago”, “Cats” e “A Chorus Line”. Nel 2008, grazie alla sua gestione, Ennio Morricone si è presentato per la prima volta in Cile, con l’Orchestra Sinfonica di Roma e con il Coro dell’Università del Cile, con grande successo di pubblico. Primo Vicepresidente della Fondazione Pablo Neruda e collezionista della sua opera, durante la sua gioventù ha conosciuto al poeta.
Condivide diversi edizioni de 20 Poeme d’amore ed una canzone disperata (1924).
Video sottotitolato in italiano e spagnolo
Venti poesie d’amore , 1° edizione (1924).
Dedica di Venti poesie d’amore all’Ambasciatore del Cile in Svezia.
Venti poesie d’amore, illustrato dal pittore cileno Mario Toral.
Dedica di Pablo Neruda ad Enrique Inda (1° edizione di Quattro poesie, scritto in Francia).
Ritratto di Pablo Neruda, d’autore sconosciuto.
Dedica di Pablo Neruda ad Enrique Inda (Estavagario, Edit. Losada, Buenos Aires, 1957, 1° edizione).
Due soci della Società di Bibliophilos Cileni: Pablo Neruda ed Enrique Inda a casa del poeta in Isla Negra (1973).
Ignacio Swett
Ingegnere. Attualmente, è membro del Consiglio Direttivo di un’impresa siderurgica e della Fondazione Puente, che si propone di aiutare ai giovani vulnerabili. Come bibliofilo, è un collezionista riconosciuto di prime edizioni della storia cilena, di Gabriela Mistral (cilena, Premio Nobel per la Letteratura 1945) e di Pablo Neruda.
Condivide la sua edizione di Altezze di Macchu Picchu
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Pablo Neruda, recitando «Alturas de Macchu Picchu» para la Biblioteca del Congreso de los Estados Unidos, el día 20 de junio de 1966.
L’interessante storia del suo libro Dos Poemas
Video sottotitolato in italiano e spagnolo
Nel 1998 ho ricevuto una telefonata da una persona che conosceva i miei hobby bibliografici e, in particolare, le mie ricerche relative alle prime edizioni di Pablo Neruda. Mi ha detto di avere un libro che riteneva potesse interessarmi sia perché firmato da Neruda sia perché trattavasi di una edizione esclusiva di sole 10 copie.
Ha portato il libro nel mio ufficio e non appena l’ho visto ho capito di essere disposto a comprare quella copia. Era un libro, intitolato “Due poesie”,.del quale fino ad allora ignoravo l’esistenza.
Acquistato il libro, non appena ho potuto, mi sono recato alla Fondazione Neruda per chiedere informazioni su quest’opera. Conversando con Tamara Waldspurger sono venuto a conoscenza delle vicende particolari del libro.
La penultima opera di Pablo Neruda, pubblicata quando il poeta era ancora in vita, si intitolava “Quattro poesie scritte in Francia”. Quest’opera, come suggerisce il nome, consiste di quattro poesie, vale a dire: Chiama l’oceano; Omero è arrivato; Il campanile di Authenay e la pelle di betulla.
Come dichiarato dallo stesso Neruda in una “nota di dichiarazione” alla fine del libro, queste e altre poesie furono scritte nel corso del 1972, durante i suoi viaggi in macchina tra l’edificio dell’Ambasciata cilena e la sua casa a Condé-Sur -Iton, nella Normandia francese.
Il colophon di quest’opera, dice testualmente:
“L’opera è composta da 300 esemplari numerati, i primi 100 da I a C, stampati su carta piuma speciale con copertina in carta Fantasy, più 200 numerati da 101 a 300 su carta piuma speciale con copertina in cartoncino stampato. Tutte le copie portano la firma dell’autore. La stampa è stata eseguita nelle officine di Editorial Nascimento e terminata il 31 dicembre 1972 “
Quando questo libro fu pubblicato, uno degli addetti alla stampa prese la prima e la quarta poesia e, senza che l’autore nè autorizzasse nè ne fosse a conoscenza, procedette a stampare un nuovo libro che intitolò “Due poesie”. Questo libro è composto da ventiquattro pagine non numerate, in cui vengono utilizzate solo le pagine dispari o di destra, e ha lo stesso carattere tipografico, layout e la stessa data di stampa del libro “Quattro poesie scritte in Francia”.
Il colophon di questo nuovo libro, poco conosciuto, è il seguente:
“Questa edizione è composta da 10 copie, stampate su cartoncino pressato, numerate dalla lettera “A” alla lettera “J” , ciascuna firmata dall’autore. La stampa è stata eseguita nelle officine di Editorial Nascimento e terminata il 31 dicembre 1972 “
L’operatore che ha realizzato queste 10 copie, un giorno si è recato a Isla Negra e ha presentato a Pablo Neruda il risultato della “sua audacia”. Dicono che il poeta non abbia apprezzato il comportamento di questo lavoratore ma che, alla fine, si sia arreso e abbia acconsentito a firmargli le dieci copie.
Si ignora se Neruda abbia tenuto per sè qualcuna di tali copie e, analogamente, si ignora chi sia oggi eventualmente in possesso dei rimanenti esemplari. i. La copia di “Dos poemas” che ho io è identificata con la lettera “J”
Vale la pena ricordare che “Due poesie” non viene citata nella bibliografia di Neruda di Horacio J. Becco, che invece include “Quattro poesie scritte in Francia”. Nelle “Opere complete” a cura di Hernán Loyola, persino l’opera “Quattro poesie scritte in Francia” non viene citata e, quindi, non possono esservi neanche riferimenti a”Due poesie”.
Nota:
È opportuno ricordare che delle poesie nel libro “Quattro poesie scritte in Francia” solo quella intitolata “Il campanile di Authenay” è stata pubblicata prima del librosopracitato. Infatti, appare in “Infructuous Geography”, un libro pubblicato a Buenos Aires da Editorial Losada, stampato nel maggio 1972.
Le poesie “La pelle di betulla” e “Fiamma l’oceano” sono state incluse nell’opera “Giardino d’Inverno”, pubblicata a Buenos Aires dall’Editoriale Losada l’8 gennaio 1974.
Infine, la poesia “Homero è arrivato” è stata inclusa nel libro “Chosen Defects”, pubblicato anch’esso a Buenos Aires dall’Editorial Losada il 28 luglio 1974.
Premio Nobel de Literatura (1971)
El discurso de Estocolmo (1971)
Ceremonia del Premio Nobel de Literatura (1971)
Nurieldín Hermosilla
L’avvocato e collezionista, socio della Società dei Bibliofili Cileni, riceve a casa sua la visita da Norma Alcamán Riffo e Paolo Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, Presidente della Società Bibliografica Toscana, Italia. Insieme, la foto di Pablo Picasso e Neruda in un abbraccio di amicizia.
Lettura del suo primo poema, scritto nel 1915 quando aveva 11 anni
Video sottotitolato in italiano e spagnolo
L’avvocato e collezionista Nurieldín Hermosilla e la scrittrice Norma Alcamán, Curatrice di questa mostra, lavorando insieme.
Nurieldín Hermosilla: Il libro delle foglie
Il libro delle foglie, esemplare único fatto a mano.
“Il libro delle foglie di Pablo Neruda
Parigi Novembre 1971
Essemplare unico per Ugne Karvelis.”
“Cadono le foglie da un autunno dimenticato.
Cadono verso l’abisso della luce.”
Le travail du peintre
“Le travail du peintre”, poema scritto in francese e dedicato all’amico Pablo Picasso, che ha disegnato una colomba della pace e l’ha firmata.
César Soto
Poeta. Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Il poeta italiano Antonio Donadio (traduttore di César Soto), Umberto Eco, scrittore, professore e bibliofilo e César Soto, poeta e collezionista dell’opera di Neruda. Mostra del Libro Antico a Milano (XX edizione, 13-15 marzo 2009).
Si desti il taglialegna (1948)
70 anni del Canto Generale (1950-2020)
Manoscrito originale digitalizzato.
Articolo: Breve storia dei manoscritti del Canto Generale (in inglese)
Parte della sua collezione Nerudiana è contenuta in questo libro:
Il Libro dei Libri di Neruda, con tutta la sua collezione organizzata e fotografata.
Telegramma dell’Accademia Svedese.
Edgardo Corral
Medico. Socio della Società dei Bibliofili Cileni. È nato a Rancagua, città 90 kilometri a sud di Santiago del Cile, nel 1954. È medico ginecologo ostetrico, specialista in medicina fetale. Attualmente, è il Direttore del Servizio di GO e dirige dal 2012 un programma di chirurgia intrauterina presso l’ospedale di Rancagua. Ha pubblicato articoli in diverse riviste internazionali ed è l’autore di due capitoli in collane specializze. Inoltre è accademico presso la Facoltà di Medicina della Università Diego Portales.
È cresciuto in provincia e quando era uno studente adolescente, ha avuto l’onore di conoscere di persona Neruda, quando questi visitò il suo Liceo, nel 1970. Quel giorno memorabile, è nato il suo interesse per l’universo Nerudiano, al quale si è avvicinato attraverso una avida lettura delle sue poesie più conosciuta, studiando sia la biografia che l’opera completa del poeta e trasformandosi in un vero cultore di Neruda
Con il tempo e i viaggi, ha avvertito quanto Neruda fosse il personaggio più conosciuto dal Cile. Questa è stata un’altro sprone per ricercare appassionatamente qualsiasi documento o ricordo che avesse una relazione con la sua vita ed opera. Così oggi, è un famoso collezionista di prime edizioni, lettere e manoscritti di Neruda. Inoltre si è dedicato alla ricerca su tematiche sconosciute ma importanti che appartengono alla vita di Neruda, publicando vari articoli sul tema. Tra altri, ha pubblicato nelle riviste della Fondazione Neruda; un’analisi scientifica sull’episodio del parto a Madrid dell’unica figlia di Neruda, Malva Marina. Ha anche partecipato, insieme al Sindaco, all’inaugurazione di via Pablo Neruda a Saint-Avertin, vicino a Parigi e lavora ad uno studio sul rapporto di amicizia tra Neruda e Baltazar Castro, politico e scrittore di Rancagua, la sua città.
Romancero Gitano di Federico García Lorca, con dedica di Pablo Neruda a Rafael Alberti nel 1953
Romancero Gitano
Romancero Gitano
Romancero Gitano
Tentativo dell’uomo infinito, di Pablo Neruda, pubblicato nell’anno 1926. Libro tascabile, pubblicato nel 1964 e che l’autore ha dedicato a suo amico Volodia Teitelboim nel 1966.
Volodia Teiltelboim: amico, compagno e collega poeta
Volodia Teitelboim, è stato un avvocato e un importante uomo politico cileno durante il XX secolo. Inoltre, si è distinto come scrittore. Ha fatto parte della “generazione letteraria del ’38” e ha ricevuto il Premio Nazionale di Letteratura nel 2002. In tale contesto, dal 1937 fino alla morte di Pablo Neruda nel 1973, è stato uno dei più grandi amici del poeta: compagno di lotte politiche e collega nel campo delle lettere.
Volodia Teitelboim nacque a Chillan nel 1916, lo stesso anno in cui morì Rubén Darío. Negli anni ’30 aderì al movimento rivoluzionario di ispirazione socialista sia nel settore artistico sia in quello politico. È entrato nella gioventù comunista e ha studiato legge all’Università del Cile, senza però perdere la passione per la poesia. Nel 1935, insieme a Eduardo Anguita, pubblica Antologia della Nuova Poesia Cilena, un libro che provocò una lunga polemica, perché non includeva importante scrittori.
Nel 1952 pubblicò “Hijos del salitre”, con una prefazione di Neruda nella seconda edizione. Poi sarebbero venuti giorni difficili, compresa la retrocessione a Pisagua nel 1956. Negli anni ’60 fu deputato e poi senatore di Valparaíso. Nel mondo politico è stato riconosciuto per la sua eloquenza e oratoria. All’inizio degli anni ’70 pubblica con Nascimento un libro poco conosciuto, “The Citizen Office”, di cui Neruda scrive nuovamente la prefazione, facendo riferimento alle sue qualità di intellettuale impegnato, che rappresentava, secondo Neruda, “una nuova dimensione della politica”. Poi arriva l’esilio a Mosca. Al suo ritorno nel Paese dopo 15 anni, negli anni ’80 e ’90 pubblica biografie di Neruda, Mistral, Borges e Huidobro, caratterizzate da grande rigore letterario.
La sua biografia di Pablo Neruda è una delle più complete e uniche, poiché in essa riesce a rivelare il poeta anche nella sua dimensione umana. Questo libro riunisce le virtù di un saggio cronologico, anche se indica che la vera biografia di Neruda è da ricercarsi nella sua poesia, dove ha sentito e scritto tutti i richiami della vita.
I Versi del Capitano: manoscritto originale.
Libro scritto e pubbicato in Italia.
Il Condor (pagina 1)
Il Condor (pagina 2)
Sempre
La Deviazione (pagina 1)
La Deviazione (pagine 2 e 3)
Norma Alcamán
Laureata con un Master in Lettere. Diplomata in Amministrazione Culturale. Ha pubblicato -come scrittrice- diverse biografie e storie di grandi aziende e -come ricercatrice- l’opera letteraria completa dello scrittore cileno Luis Alberto Heiremans. Professoressa e Curatrice del Museo del Libro del Mare.
Splendore e morte di Joaquín Murieta (1967): l’unica opera drammatica di Neruda
Quando si commemora una personalità d’eccezione, soprattutto quando si tratta di un grande scrittore, pittore o musicista, di solito se ne riconsidera globalmente l’opera da prospettive diverse, al fine di gettare una luce nuova sulla comprensione della sua produzione artistica e vederla nell’ottica di oggi. La commemorazione del 50° anniversario del Premio Nobel per la Letteratura -conferito a Pablo Neruda nel 1971- deve, pertanto, costituire essere un invito a rileggere, studiare e analizzare il suo lavoro, per poi valorizzarne nuovamente gli aspetti che maggiormente lo richiedano.
Nel contesto della vasta creazione nerudiana, il seguente pezzo appare particolarmente interessante: si tratta di un’opera drammatica portata al teatro e all’opera, che lo stesso Pablo Neruda ha così definito: “Questa è un’opera tragica, ma, in parte, è anche scritta in modo giocoso. Vuole essere un melodramma, un’opera e una pantomima”. Sebbene sia comprensibile che lo studio della vasta e profonda opera poetica di Neruda occupi quasi tutti gli articoli accademici e i libri dedicati alla sua creazione letteraria, è giusto prendere in considerazione anche questo particolare lavoro.
Nel 1966 Pablo Neruda pubblicò la sua unica opera drammatica con l’Editore Zig-Zag, che lanciò la sua prima edizione con una tiratura di 10.000 copie. I miei genitori -lettori appassionati- ne acquisirono una copia, la n. 7.076, che conservarono nella loro biblioteca. Nel 1967 tale opera fu presentata per la prima volta sotto forma di spettacolo teatrale al Teatro Antonio Varas. Neruda commissionò la musica al compositore Sergio Ortega. Sotto forma di opera, invece, fu rappresentata per la prima volta al Teatro Municipale di Santiago nel 1998.
La vicenda, ambientata nel 1850, all’epoca della corsa all’oro, inizia a Valparaíso quando Joaquín Murieta si imbarca per la California, alla ricerca di un destino migliore. Durante il viaggio, sposa Teresa, una cilena di campagna. È un matrimonio d’amore tra persone che vogliono legittimamente costruire un futuro insieme. Tuttavia, una volta raggiunta la California, i “galgos” (nordamericani) violentano e uccidono Teresa. Questa esperienza provoca un dolore inconsolabile in Joaquín Murieta, che reagisce con rabbia, trasformandosi in un famoso bandito animato dal desiderio di vendetta, fino a quando non viene ucciso.
In un’ottica drammatica, prima di tutto, notiamo che si tratta di un’opera che risponde alla struttura tradizionale proposta da Aristotele ne “La Poetica”, in modo che i suoi codici estetici (unità di azione, presenza di incidenti, agnizione, ecc.), siano intellegibili da parte di un pubblico colto internazionale.
Studiando il lavoro con il metodo di analisi delle situazioni drammatiche, come stabilito da Etienne Souriau in “Le 200.000 situazioni drammatiche”, l’opera risponde pienamente con le rappresentazioni di “forza orientata”, “bene desiderato”, “ottenimento sperato”, “avversario”, “assistente” e “arbitro”, cioè le sei forze astratte che partecipano alla tensione drammatica che si risolve alla fine, subito dopo il climax.
In secondo luogo, affrontiamo il livello dei simboli e dei motivi. Per quanto riguarda i simboli, il mare è il principale, che è completato dalla nave. In questo viaggio che è la vita, troviamo una galleria di personaggi diversi.
I motivi letterari, come sappiamo, hanno due diversi significati. Sono sia gli elementi che muovono l’azione drammatica (perché il termine “motivo” deriva dal latino “movere”) sia gli elementi ricorrenti dell’opera. Ora, in questo caso particolare, nel primo senso del termine troviamo l’amore, l’avidità, il destino mentre, nel secondo senso, troviamo il viaggio, l’amicizia, la vendetta. Questi e altri elementi si intrecciano attorno ad un asse centrale, che in ultima analisi determina il tema: l’eterna lotta tra il bene e il male, lotta dalla quale l’intera storia è attraversata.
In terzo luogo, la cartina di tornasole di qualsiasi opera letteraria è il tempo. In questo caso, è ancora valido nella dualità tradizione-innovazione. In effetti, il nostro poeta e drammaturgo riunisce diversi elementi caratteristici del teatro greco, quali la presenza e il ruolo del coro all’interno della struttura drammatica (nonché il tragico destino del protagonista) e lo qualifica con elementi del teatro No (che ha visto a Yokohama in Giappone). Tutto ciò ambientato prima sulla nave e, successivamente, a San Francisco nella California del 1850. Sicuramente il risultato è originale e pienamente raggiunto. Sono passati più di 50 anni e quest’opera drammatica appare ancora oggi ricca di significato, di vivacità e portatrice di un messaggio sempre vivo.
Pertanto, possiamo affermare che quest’opera, l’unica drammatica scritta da Neruda, presenta diversi codici di lettura: letterale, simbolico e mitico, perché trasforma Joaquín Murieta in un eroe tragico e lo eleva alla categoria di mito cileno, collocato in un ambiente astratto e perenne.
Questo lavoro è la chiave per affermare che Neruda era uno scrittore completo, in quanto coltivava i generi lirico, narrativo e drammatico, sempre con sfumature diverse, talento e grande sensibilità. Ciò grazie anche alla sua profonda conoscenza della tradizione letteraria, che però Neruda sapeva sempre aggiornare, caratterizzandola con la sua forte impronta. Caratteristica che gli ha permesso di far parte del panteon della letteratura mondiale.
Fulgore e morte di Joaquín Murieta (1967): l’unica opera drammatica di Neruda
Pablo Neruda con il dramaturgo americano Arthur Miller (New York, 1966).
Franco Brzovic
Avvocato. Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Libro Tutto l’amore. Antologia personale di Neruda
Mi chiamo Franco Brzovic, membro di numero della Società dei Bibliofili e questa volta sono lieto di presentare un libro interessante che è Todo el Amor di Pablo Neruda, un’antologia personale, prima edizione che ha anche alcune caratteristiche speciali. Se può apprezzare in questo documento l’autografo dell’autore con il quale nel 1968 commissionò a Giuseppe Bellini l’edizione di questo libro, anch’esso in due lingue, spagnolo e italiano. Questo libro conserva ciò che non accade con gli altri, che mantiene la prima pagina e la pagina di rispetto e sulla pagina di rispetto c’è una parola che dice “I poeti”, che lo rende anche abbastanza speciale. Il libro è stato acquistato a Catania, in Sicilia, qualche tempo fa dopo aver visitato numerose librerie. A presto, grazie mille.
Invito di Pablo e Matilde agli amici, con motivo della Festa Nazionale del Cile, il 18 settembre 1967
Sebastián Edwards
Economista, professore universitario, scrittore e socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Opere Complete
Collana di Opere Complete, pubblicata da Editorial Cruz del Sur, in 10 volumi molto piccoli nel 1947. Fu distribuita solo in abbonamento ad un numero limitato di persone (quasi tutti americani ed europei, pochi cileni).
In alto a sinistra: prima edizione di Canto Generale, Talleres Gráficas de la Nación, Città del Messico, 1950. In alto a destra: prima edizione di Las Uvas y el Viento. Editorial Nascimento, Santiago del Cile, 1954.
Ogni copia di questa collana è stata autografata da Pablo Neruda, con il suo caratteristico inchiostro verde.
Andrés Morales
Dottore in Lettere. Professore presso l’Università del Cile. Socio della Società dei Bibliofili Cileni. Membro dell’Accademia Cilena della Lingua Spagnola e dell’Istituto del Cile. Poeta.
Lettura d’un frammento di “Alturas de Macchu Picchu”
Buon pomeriggio, eccomi con la prima edizione di Canto General, a cura di América Edition. Non propio la prima, ma la prima edizione almeno in Cile. E voglio leggervi un frammento di Alturas de Machu Pichu del nostro grande Pablo Neruda e commentare, almeno, alcune delle cose più importanti che mi sembrano essere nel testo.
La prima idea che vorrei dire prima di leggerlo, è il posizione dell’altoparlante. Il poeta si blocca in un modo di dire cose che la voce dell’America viene a raccogliere, che viene a raccogliere, in qualche modo, la meraviglia di essere il poeta profeta, il poeta prometeico, che in qualche modo ci dice, cosa è o cosa non lo è, il futuro della nostra America.
Ovviamente questo testo non lo leggerò per intero, ma collega, mettiamolo così, al concetto di essere, e come dice in qualche verso: il grande poeta o il grande oratore o la grande voce che viene a parlare dalla tua bocca morta. Ovviamente, questi versi che sono musicati da Los Jaivas, sono versi che, nel tono di una canzone o del ritmo venezuelano, vengono immediatamente alle nostre orecchie:
Vieni con me, amore americano Sali fino a nascere con me, fratello Dammi la mano dalla zona profonda Del tuo dolore disseminato Non tornerai dallo sfondo delle rocce Il tempo sotterraneo non tornerà.
Ma vorrei soffermarmi su un altro testo che, forse, la gente non ricorda come così cruciale all’interno di questa stessa poesia. E intendo parte IX, frammento IX di questo meraviglioso testo, su cui insisto, arriva a prendere tutta l’origine americana e a collegarla al nostro destino attuale. E mi riferisco a questo testo, che, voglio evidenziare, e in qualche modo sottolinearlo, usa in modo straordinario l’aggettivo e il sostantivo.
Ascoltate un meraviglioso pezzo delle altezze di Machu Picchu:
Aquila siderale, vigneto di nebbia. Bastione perduto, scimitarra cieca. Cintura stellata, pane solenne. Scala torrenziale, palpebra immensa. Tunica triangolare, polline di pietra. Lampada in granito, pane in pietra. Serpente minerale, pietra rosa. Nave sepolta, sorgente di pietra. Cavallo della luna, luce di pietra. Piazza equinoziale, vapore di pietra. Geometria finale, libro di pietra. Iceberg tra le raffiche scolpite. Madrepora del tempo sommerso. Muro dalle dita levigate. Tetto dalle piume combattuto. Mazzi di fiori a specchio, basi tempesta. Troni ribaltati dalla vite. Regime del feroce artiglio. Burrasca sostenuta sul pendio. Immobile cascata di turchese. Campana patriarcale dei dormienti. Anello di nevi dominate. Ferro adagiato sulle sue statue. Inaccessibile temporaneamente chiuso. Mani da puma, roccia insanguinata. Torre delle ombre, discussione sulla neve. Notte elevata su dita e radici. Finestra di nebbia, colomba indurita. Pianta notturna, statua del tuono. Catena montuosa essenziale, tetto oceanico. Architettura delle aquile perdute. Corda dal cielo, ape dall’alto. Livello sanguinoso, costruito da una stella. Bolla minerale, luna al quarzo. Serpente andino, davanti all’amaranto. Cupola del silenzio, pura patria. Sposa del mare, albero delle cattedrali. Profumo di sale, amarena. Denti nevosi, tuono freddo. Luna graffiata, pietra minacciosa. Capelli freddi, azione dell’aria. Mani vulcano, cascata scura. Onda d’argento, direzione del tempo.
Credo che questo piccolo frammento, frammento IX del Canto General sia, senza dubbio, una delle più grandi prove che un poeta possa superare nella storia.
Credo, come ho detto, “il nemico” di Vicente Huidobro, Pablo Neruda o Pablo Neruda, “nemico” di Vicente Huidobro, l’aggettivo quando non dà vita uccide. E qui, precisamente, è dove l’aggettivo dà la vita più grande e costruisce, attraverso la parola, un universo, che può essere perso, ma che in un modo o nell’altro ci ritorna.
Lettura di Terza Residenza, 1947
Come stanno? Di Pablo Neruda, uno dei testi, forse, che più scuote la coscienza di tutti noi, un testo che implica il passaggio dalla scrittura surrealista alla scrittura di realismo socialista, senza cadere eccessivamente nel comunista o nel partigiano, Neruda richiama la nostra attenzione sulla tragedia di una guerra, la tragedia della guerra civile spagnola. Guerra che, senza dubbio, ha per me un significato profondo, poiché sono figlio di uno degli esiliati giunti, grazie a Pablo Neruda, sulla nave Winnipeg, che ha noleggiato insieme al governo di Pedro Aguirre Cerda e al governo della Repubblica spagnola in esilio, in Cile. E questa poesia, che molti di voi probabilmente conoscono, ma che arriva ad essere una spiegazione del perché la sua poesia cambia, perché non scrive più nel surrealismo o nell’avanguardia, ma va avanti, approfondisce la condizione delle persone, nella condizione di sofferenza, nella condizione di soffrire le ferite del dolore altrui. La poesia fa parte di “Terza Residenza”. Qui ho la prima edizione del 1947, dall’Editoriale Losada e il frammento che leggerò di questo libro, che è La Spagna nel cuore, la grande poesia che scrive sulla Guerra Civile, è il frammento di cui spiego alcune cose.
Chiederete: e dove sono i lillà? E la metafisica ricoperta di papaveri? E la pioggia che spesso ha colpito le sue parole li riempivano di buchi e uccelli?
Vi racconterò tutto quello che mi succede.
Ho vissuto in un quartiere di Madrid, con le campane, con orologi, con alberi.
Da lì puoi vedere la faccia secca della Castiglia come un oceano di cuoio. Mia casa era chiamata la casa dei fiori, perché ovunque i gerani stavano scoppiando: lo era una bella casa con cani e bambini. Raúl, ti ricordi? Ti ricordi Rafael? Federico, ti ricordi sotto la terra, ti ricordi la mia casa con i balconi dove la luce di giugno annega i fiori nella tua bocca? Fratello, fratello! Tutto Erano grandi voci, uscire dalla merce, agglomerati di pane palpitante, mercati nel mio quartiere di Argüelles con la sua statua come un pallido calamaio tra i naselli: l’olio ha raggiunto i cucchiai, un battito cardiaco profondo con i piedi e le mani riempiva le strade, metri, litri, essenza acuto di vita, pesci affollati, trama di tetti con sole freddo in cui la freccia si stanca, delirante avorio fine di patate, pomodori ripetuti fino al mare.
E una mattina tutto stava bruciando e una mattina i falò sono usciti dal terreno esseri divoratori, e da allora fuoco, polvere da sparo da allora, e da allora sangue. Banditi con aerei e con Mori, banditi con anelli e duchesse, banditi con la benedizione dei frati neri sono venuti attraverso il paradiso per uccidere i bambini, e nelle strade sangue di bambini scorreva semplicemente, come il sangue dei bambini.
Sciacalli che lo sciacallo rifiuterebbe, pietre che il cardo essiccato morderebbe sputando, vipere che le vipere odieranno!
Di fronte a te ho visto il sangue dalla Spagna alzarsi annegare in una sola onda di orgoglio e coltelli!
Generale traditori: guarda la mia casa morta, guarda la Spagna rotta: ma da ogni casa morta arriva metallo ardente invece dei fiori, ma da ogni buco in Spagna La Spagna se ne va, ma da ogni bambino morto esce un fucile con gli occhi, ma i proiettili nascono da ogni crimine che un giorno ti troveranno il posto dal cuore.
Chiederai perché la sua poesia non ci parla del sogno, delle foglie, dei grandi vulcani del tuo paese natale? Vieni a vedere il sangue nelle strade Vieni a vedere il sangue nelle strade, vieni a vedere il sangue sulle strade!
Questa straordinaria poesia di Neruda ci evoca la terribile tragedia che può toccarci in ogni momento: Siria, Libano, Libia; Qualsiasi posto nel mondo può essere il posto terribile in cui perdiamo i nostri figli, dove perdiamo il sangue dei nostri simili, dove la nostra casa viene distrutta. Per questo il poeta cambia il suo stile, cambia la sua forma, cambia il suo modo di dire per rientrare anche nel frastuono assoluto dell’umanità più profonda, della terribile tragedia e della meravigliosa gioia di essere umani.
Istituzione invitata
Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri
Sandra Gutiérrez
Laureata in Storia e Master in Storia e Amministrazione del Patrimonio Culturale. Direttrice del Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri del Cile.
Intervista
A quando risale l’istituzione dell’Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e quali ne sono state le funzioni nel tempo?
Il Ministero degli Affari Esteri è stato istituito nel 1871. La prima registrazione del funzionamento del suo archivio appare in una circolare del 23 novembre 1901, finalizzata all’ordinamento del regime interno degli archivi.
Disposizioni successive separarono l’archivio dall’ufficio dei partiti e lo designarono come “Archivio Storico Generale”, con la funzione esclusiva di conservare e ordinare tutti gli atti della Cancelleria. Oggi, l’archivio è un Dipartimento posto alle dirette dipendenze del Sottosegretariato al Ministero degli Affari Esteri, la cui struttura e obiettivi sono diventati più complessi.
Oggi, le sue funzioni principali sono legate a una gestione archivistica globale e i suoi obiettivi principali sono focalizzati sulla descrizione, conservazione e accesso alla documentazione originata e ricevuta dal Ministero degli Esteri. Attività sviluppate nel rispetto di rigorosi standard sia internazionali sia nazionali.
Oggi, inoltre, inoltre, parte importante del lavoro del nostro archivio consiste nel fornire risposte tempestive alle richieste di trasparenza e alle richieste degli utenti. Attività svolta non solo in presenza dei richiedenti, ma anche per posta elettronica.
I temi principali che possono essere approfonditi dalla nostra documentazione comprendono, tra gli altri, la gestione diplomatica e consolare, le relazioni bilaterali con i paesi vicini, la colonizzazione e l’immigrazione, il commercio estero, la partecipazione a organizzazioni internazionali e la stessa storia istituzionale,
Quali sono i progetti emblematici realizzati dall’Archivio Storico?
Dal 1994 l’Archivio Storico Generale ha realizzato importanti progetti, finanziati tramite fondi sia privati sia statali, che si sono concentrati principalmente sull’organizzazione, descrizione e catalogazione di alcune delle nostre collezioni documentarie, e nella digitalizzazione e conservazione delle fotografie appartenenti al nostro archivio fotografico.
• Negli anni 1994 e 1995 è stato portato a termine il Progetto per l’Installazione delle attrezzature del Laboratorio di Conservazione – Restauro del Laboratorio della Carta, con fondi forniti dalla Fondazione “Andes”.
• Tra il 1998 e il 2002, il Progetto di Conservazione e Catalogazione dell’Archivio dei Paesi Confinanti.
• Nel 2005 è stato realizzato il Progetto di conservazione e catalogazione della Collezione fotografica della Cancelleria, avvalendosi di fondi resi disponibili dall’Università di Harvard.
• Tra il 2012 e il 2013 sono state digitalizzate 3.500 fotografie per la visualizzazione dell’Archivio Foto nel catalogo del nostro sito, finanziato da Heritage Trust Project della società EMC.
• Tra il 2014 e il 2016 è stato realizzato il progetto “Enhancement of the Immigration Fund: Organization, Assessment and Description of Documentation”. Fasi 1 e 2, anche con l’utilizzo di fondi della RADI.
• Tra il 2018 e il 2020 sono state portate a termine le due fasi del progetto “Catalogazione del Fondo Organizzazioni Internazionali: Prima Fase (1983 – 1990) e Seconda Fase (1990 – 1992)”, ancora grazie al contributo della RADI.
• Tra il 2019 e il 2020, grazie ai fondi concessi dalla RADI, è stato eseguito il progetto “Conservazione e digitalizzazione degli album dell’Archivio della Cancelleria Cilena”.
A quando si riferiscono le foto del viaggio in URSS di Neruda e quale fu il motivo di tale viaggio?
Le fotografie di Pablo Neruda in URSS corrispondono a un viaggio effettuato nel 1950 dal Messico, a bordo della nave “Argentina”, che fece una breve sosta a Cuba.
Giunto a Mosca Neruda partecipò a un incontro che prevedeva la presenza di rappresentanti comunisti di tutto il mondo, in cui si è discusso dell’organizzazione di un esercito di resistenza comunista in ciascuno dei paesi latino-americani.
Che incarichi diplomatici ha ricoperto Pablo Neruda?
All’inizio della sua prima fase diplomatica, Pablo Neruda nel 1927 fu nominato Console del Cile a Rangoon, in Birmania. Tra quell’anno e il 1933 prestò servizio anche come Console a Colombo, Batavia e Buenos Aires. Nel 1934 assunse la carica di Console del Cile a Barcellona e l’anno successivo a Madrid. Lo scoppio della guerra civile spagnola nel 1936 segnò una parentesi nel suo lavoro diplomatico, costringendolo a rientrare in Cile nel 1937.
Nel 1939 si stabilì come Console del Cile a Parigi, incarico nel quale fornì uno dei suoi più grandi contributi come rappresentante del nostro paese all’estero, ovvero l’organizzazione del viaggio della nave Winnipeg, che portò oltre 2.000 spagnoli che aveva scelto il Cile come paese di asilo. Infine, nel 1940 fu assegnato come Console in Messico e tra il marzo 1971 e la fine del 1972 fu Ambasciatore a Parigi.
Incarichi Diplomatiche di Pablo Neruda
1927: Console a Rangoon, Birmania 1930: Console a Batavia, Java 1933: Console a Buenos Aires, Argentina 1934: Console a Barcelona, España 1935: Console a Madrid, España 1939: Console a Parigi, Francia, per l’immigrazione spagnola in Cile. 1940-1943: Console a Città del Messico 1971-1972: Ambasciatore a Parigi, Francia
Bibliotecaria, specialista in libri antichi. Curatrice di esposizioni culturali. Socia della Società Bibliografica Toscana. Risponsabile in Italia del progetto cileno-italiano “Pablo Neruda: 50 Anni del Premio Nobel per la Letteratura (1971-2021)”
Ha lavorato presso l’Accademia Albertina di Belle Arte di Torino, la Bilioteca provinciale di Filosofia Santo Tommaso d’Aquino e la Fondazione Luigi Firpo – Centro di Studi sul Pensiero Politico Onlus, a Torino.
Pablo Neruda ed Alberto Tallone: un’amicizia speciale
Neruda ammirava le edizioni di Tallone fin dagli anni Quaranta, quando, Console a Parigi, le vide per la prima volta esposte nelle vetrine librarie della capitale francese, prima sede della Casa Editrice piemontese. Il primo contatto tra il poeta esule cileno e l’editore italiano avvenne però soltanto nel 1962, quando Neruda gli affidò la raccolta inedita Sumario. Libro donde nace la lluvia. L’incontro, che diede vita anche ad una vera amicizia, ebbe luogo presso la sede italiana della casa editrice, da poco inaugurata ad Alpignano presso Torino, e fu reso memorabile dalla presenza di una locomotiva a vapore tutt’oggi presente nel giardino della Casa Editrice. Uno sbuffo di vapore si leva all’arrivo del poeta accompagnato da Matilde e, rende ancora più significativo questo incontro; il padre di Neruda era stato un impiegato ferroviario in Cile, quando la Compagnia delle Ferrovie dello Stato era una delle aziende più importanti e anche strategiche del paese più lungo del mondo. Per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’assegnazione del Nobel a Pablo Neruda, la Casa Editrice Tallone ha da poco portato a termine un accurato restauro della locomotiva tanto amata dal Poeta.
Il primo testo nerudiano che viene stampato dal grande editore Tallone, in prima edizione, è un testo poetico, Sumario. Libro donde nace la lluvia, 1963, che verrà poi ristampato per l’Editorial Losada, Buenos Aires, nel giugno del 1964 e che appartiene alla Antologia poetica “Memorial de Isla Negra”. Nell’introduzione alla raccolta, Neruda esprime con queste parole l’ammirazione per la sapienza estetica dell’amico editore: “[…] Ora questo mazzo di ombra antartica deve disporsi nella bella tipografia e affidare la sua rozzezza a Tallone, rettore della suprema chiarità, quella dell’intelletto. Nelle solitudini che mi originarono, mai pensai di raggiungere tale onore e affido queste pagine sparse alla rettitudine del grande stampatore, come quando nella mia infanzia scoprii e aprii un favo silvestre nella montagna. Seppi allora che il miele selvatico che profumava sull’albero tormentato era stato disposto in cellule lineari. Così la segreta dolcezza fu preservata da una fragile e ferma geometria (Valparaíso, 1962).
Dall’intervista ad Enrico Tallone di Fabrizio Fanoti, http://poesia.blog.rainews.it/2014/09/enrico-tallone-larte-di-fare-i-libri/ “I ricordi che serbo del grande poeta sono quelli di un uomo dalla voce d’agnello che amava la vita e stimava il lavoro cantandolo con parole coraggiose e comprensibili, che lo rendono universale. Figlio di un macchinista delle ferrovie cilene, fu entusiasta di trovare nel cortile dell’amico editore una locomotiva a vapore che mio padre aveva acceso in suo onore. Per questo a Isla Negra campeggia ancora oggi una locomotiva a vapore che volle posata davanti alla propria casa-museo”.
Vede la luce nel 1969, una nuova prima edizione, la copa de sangre, stampata a mano in 507 esemplari, che contiene anche l’ode Adios a Tallone, in onore dell’amico mancato pochi mesi prima all’età di 70 anni e che Neruda celebra con queste parole conclusive: “Addio, Alberto Tallone, grande editore, caro amico: prima portavi nei tuoi occhi la luce, ora in essi viaggia la notte. Ma nei tuoi libri, piccoli castelli dell’uomo, continuano a risplendere bellezza e chiarezza: da quelle finestre la notte non entrerà.”
Anche il Discurso de Stockholm, tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel (21 Ottobre 1971) uscì in prima edizione spagnola per i tipi di Tallone nel 1972, seguito poi dalla traduzione in italiano nel 1999.
La terza editio princeps in lingua italiana de Ode alla Tipografia (non in lingua spagnola, era già infatti apparsa un’edizione a Santiago del Cile nel 1956 per la casa editoriale Nascimento) è del 1983, ed esce dai torchi piemontesi in 156 esemplari, ben presto divenuti introvabili. Fu composta dai fratelli Aldo ed Enrico Tallone in ricordo del Poeta e a memoria del proprio padre Alberto. Fa parte de Le Odi elementari, importanti anche perché erano state ideate da Neruda durante il proficuo soggiorno caprese. Così scrive Pablo Neruda in chiosa al suo poema nella traduzione in italiano a cura di Giuseppe Bellini: ”Lettere,/ continuate a cadere/ come pioggia necessaria/ sulla mia strada./ Lettere di tutto/ ciò che vive/ e che muore,/ lettere di luce, di luna,/ di silenzio,/ d’acqua,/ vi amo,/ e in voi/ raccolgo/ non solo il pensiero/ e il combattimento,/ ma i vostri vestiti,/ i sensi/ e i suoni:/ A/ di gloriosa avena,/ T/ di trigo [frumento] e di torre/ e M/ come il tuo nome/ di mela”. Nonostante, quando i versi vennero scritti, l’incontro con lo stampatore fosse ancora lontano a venire, proprio in “Ode alla Tipografia” gli rende omaggio esplicito: dove A e T si riferiscono alle iniziali del futuro amico, mentre M allude all’amata Matilde. La ristampa di questa opera che ha fatto storia è del 2010, in 220 esemplari, con un nuovo carattere e un formato più agevole, il cosiddetto tascabile. A cura di Giuseppe Bellini, include il discorso inedito di Pablo Neruda in apertura della mostra talloniana allestita a Santiago del Cile nel novembre 1970, dal titolo “Omaggio al libro e ad Alberto Tallone”; il testo è infine completato da un saggio di Maurizio Nocera intitolato Il quando di Ode alla tipografia, e da una notizia tipografica di Enrico Tallone intitolata Il perché di Ode alla tipografia. Riportiamo ancora alcuni versi tratti da quest’opera che ci fanno intendere il legame che c’era tra il poeta cileno e la buona stampa: “Lettere lunghe, severe, /verticali,/fatte/ di linea/pura, erette/come l’albero maestro del naviglio/in mezzo/alla pagina/piena/di confusione e di turbolenza,/Bodoni/algebrici,/lettere/capitali/fini/come levrieri,/metallici martelli / dell’idioma. (…) /Lettere,/continuate a cadere /come pioggia necessaria/sulla mia strada. /Lettere di tutto/ciò che viive/e che muore,/lettere di luce, di luna,/di silenzio,/d’acqua, via mo/e in voi/raccolgo/non solo il pensiero/e il combattimento,/ma i vostri vestiti,/e sensi/ e i suoni.””
Dopo la morte di Neruda, Matilde inviò a Bianca Tallone l’inedito “2000”. Bianca, rimasta a condurre la casa editrice con due figli piccoli, si vide costretta per il momento ad accantonare il progetto e la prima edizione apparve per l’Editorial Losada di Buenos Aires nel 1974. Per i tipi Tallone “2000” fu invece pubblicato nel 2004, in occasione del centenario della nascita di Neruda, in un’edizione composta a mano e impressa in 360 esemplari su carta pregiata, che al suo interno riporta anche la commovente lettera di Matilde inviata insieme all’inedito il 26 novembre 1973.
Significativo e auspicabile sarebbe per il cinquantenario della morte di Neruda, nel 2023, una pubblicazione inedita, anch’essa talloniana.
Alberto Tallone (1898-1968), editore e tipografo italiano era figlio del pittore Cesare Tallone e della poetessa Eleonora Tango. Dal 1932 fu apprendista nella stamperia di Maurice Darantière a Châtenay-Malabry, risalente alla fine del XVIII secolo; nel 1938 la rilevò fondando la propria casa editrice, la Alberto Tallone Editore, con sede a Parigi. Dal 1957 trasferì la casa editrice nella proprietà materna di Alpignano, presso Torino. Nel corso degli anni sessanta gli fece visita Pablo Neruda, per il quale pubblicò tre opere in prima edizione mondiale. L’attività tipografica fu portata avanti alla sua morte dalla vedova, Bianca, e dai figli Aldo ed Enrico Tallone; attualmente è diretta da Enrico coadiuvato dalla moglie Maria Rosa e dai figli Eleonora, Elisa e Lorenzo.
Adiós a Tallone
Alberto Tallone e Pablo Neruda ad Alpignano
Pablo Neruda con suo amico Alberto Tallone.
Pablo Neruda e Matilde Urrutia.
Pablo Neruda con Enrico Tallone, Alberto Tallone e Matilde Urrutia.
Matilde Urrutia, Pablo Neruda, Bianca Tallone e Giuseppe Bellini.
“Ai Tallone, i nostri cuori. Pablo e Matilde. 1967.”
NERUDA, PABLO. Si desti il taglialegna. Roma : Rinascita, 1951. 8 p. : ill. ; 28 cm. Rarissimo estratto della Rivista Rinascita contenente il poema (precedentemente pubblicato nel Canto general) che nel 1950 ha anche vinto a Varsavia il Premio mondiale della pace per la letteratura; la traduzione è di Mario Socrate e di Dario Puccini. Le illustrazioni del testo sono del pittore Renato Guttuso, che aveva ritratto anche l’amico poeta durante una visita a Roma.
Maria Schirripa
Bibliotecaria, Master in Lettere. Socia della Società Bibliografica Toscana. Ricercatrice del progetto in Italia.
Neruda Illustrato
20 Poemas de Amor y una canción desesperada
Attilio Rossi, nato nel 1909 ad Albairate e scomparso nel 1994 a Milano, ha attraversato il secolo XX con un’’esperienza pittorica che ha spaziato dall’arte astratta all’iperrealismo, fino a collocarsi sulla frontiera della figurazione più avanzata, tenendo conto delle più importanti sperimentazioni dell’arte contemporanea. Ebbe un profondo rapporto con la cultura ispanica e latino- americana durante il suo lungo soggiorno in Argentina (1935- 1950) dove fu prima direttore artistico della Casa Editrice Espasa Calpe e poi, nel 1938, fondatore insieme a Guillermo De Torre, Francisco Romero e Gonzalo Losada della Casa Editrice Losada, di cui ha realizzato il logo. Ha illustrato anche numerosi libri e ha disegnato numerose copertine dei volumi di cui ha curato la pubblicazione. Nel corso di questo intenso lavoro editoriale, Attilio Rossi stringerà rapporti di collaborazione e di amicizia con numerosi intellettuali spagnoli e altrettanto solidi furono i suoi rapporti con la cultura sudamericana. Tra i suoi amici proprio Pablo Neruda, di cui illustrò i 20 Poemas de amor y una cancion desesperada.
Buenos Aires, Pleamar, 1948
Milano, Franco Sciardelli, 2004
Poesie di Neruda
Poesie di Neruda Traduzione di Quasimodo Illustrazioni di Guttuso, Torino, Einaudi, 1952
Un pittore e un poeta, sublimi interpreti della medesima abilità: incidere sui cuori affamati di bellezza; sottrarli all’apatia trascinandoli nella tempesta del sentimento; guarirli dalla solitudine connettendoli ai segreti del mondo. Uno con la rapidità e l’esplosività di una pennellata; l’altro con il suadente sospiro della parola. Un’affinità elettiva e necessaria: a rivelare, con la stessa disperata malinconia, le verità e le cicatrici della storia, i suoi vuoti e le sue colpe. Vissero, i due, quasi delle vite parallele, benché con uno svolgimento del tutto opposto: il siciliano conobbe durante la giovinezza le atrocità dell’Italia mussoliniana, alle quali si oppose attivamente attraverso le sue prime prove artistiche; il cileno nel 1973, in età piuttosto avanzata, ebbe giusto il tempo di assistere all’ascesa dittatoriale di Pinochet prima di perdere la vita appena una decina di giorni dopo. Nel mezzo, l’incontro che li avrebbe perennemente consacrati come compagni di lotta.
Già nel 1952 nell’edizione delle Poesie di Neruda che la casa editrice Einaudi curò affidandone la traduzione alla altrettanto raffinata penna di Salvatore Quasimodo, il testo venne corredato dalle splendide illustrazioni di Guttuso, a china e carboncino rigorosamente in bianco e nero per rappresentare l’urgenza espressiva e al contempo il dolore crudo della realtà tanto nelle poesie quanto nei disegni. È piuttosto plausibile pensare che i due avessero avuto modo di venire in contatto presso i circoli culturali europei più importanti dell’epoca e di stringere dunque un profondo legame d’amicizia. A conferma di questa tesi, un curioso e significativo episodio avvenuto proprio nel 1956: Guttuso sposò la sua amata musa e compagna Mimise e per l’occasione Neruda non soltanto dedicò loro una poesia, ma partecipò perfino come testimone di nozze.
A conferma del loro sodalizio l’evidenza che proprio Guttuso fu tra quelli che fin da subito sospettarono della falsità della versione ufficiale diramata dal regime – secondo cui Neruda avrebbe perso la vita a causa di un tumore – tanto che si affrettò a spedire all’amico un disegno realizzato su cartoncino, nel quale Neruda, la cui posa richiama il Marat dipinto da David, pur in fin di vita, stringe un’ultima volta con la mano destra la sua inseparabile penna, arma pacifica di liberazione e simbolo universale del rifiuto di ogni oppressione. Nella sinistra, un foglio recita una scritta eloquente: “Nixon Frei Pinochet” che lo stesso Neruda aveva accusato nella sua ultima poesia, I satrapi. In calce al cartoncino – da cui poi è stata tratta un’incisione custodita a Santiago del Cile e descritta da Salvatore Settis in un articolo apparso su IlSole24Ore nel 2013 – un semplice ma commovente commiato: «A Pablo, Renato».1
Alcuni romanzi di più o meno recente pubblicazione prendono spunto da episodi della vita di Neruda ed egli ne diventa quindi il protagonista. Il primo e più famoso è senza ombra di dubbio Ardiente Paciencia, di Antonio Skármeta pubblicato nel 1986, più conosciuto nei paesi latino-americani con il titolo El cartero de Neruda – da cui il titolo in lingua italiana – tradotto in più di venti lingue. Il racconto inizia nel 1969 nel piccolo villaggio di pescatori a Isla Negra, vicino alle coste del Cile per concludersi quattro anni dopo, nel 1973, anno del golpe cileno di Augusto Pinochet e della morte del poeta.
È la storia di un’amicizia molto particolare in un momento ancor più particolare della storia del Cile. È un libro sulla poesia, dolce e amaro al tempo stesso, talora pittoresco in alcune descrizioni, a tratti malinconico senza però risultare triste, ricco nella sua semplicità. La parte iniziale narra dell’amicizia genuina tra due uomini molti distanti tra loro per cultura ed estrazione sociale che costruiscono un rapporto sincero, basato su dialoghi, consigli e profonde conversazioni. A far da cornice, una natura selvaggia ed incontaminata, che l’autore descrive con superba maestria, e il rumore dell’oceano, tanto poetico quanto i versi di Neruda. Man mano che la storia evolve si fa sempre più incalzante e predominante il momento storico La narrazione cambia, si passa da descrizioni e situazioni vivaci, a tratti persino divertenti, ai toni più seri caratteristici di una realtà politica convulsa, con la vittoria di Salvador Allende e i cambiamenti prima ammantati di speranza, poi circondati da tensioni e furiose polemiche e infine drammatici che il nuovo scenario cileno porterà. Ed è infatti con le ultime pagine, strettamente collegate all’evolversi del periodo storico, e soprattutto con l’epilogo, che l’autore ci permette di intuire la portata degli eventi.1
La prima traduzione italiana, di Andrea Donati, fu pubblicata da Garzanti nel 1989.
Al romanzo è ispirato il film del 1994 Il postino, con un’ambientazione caprese invece che cilena, che rappresentò anche l’ultima interpretazione di Massimo Troisi.
Skármeta-Neruda. La magia in azione. L’autore del Postino di Neruda racconta un grande della letteratura contemporanea e presenta un’antologia delle sue opere, traduzione di Roberta Bovaia, Guanda , 2006
Antonio Skármeta è solo un ragazzo quando conosce Pablo Neruda. Con la curiosità e l’emozione di chi incontra un poeta venerato, gli porta i suoi primi versi pubblicati; con la spavalderia della giovinezza usa le sue liriche per fare colpo sulle compagne di scuola; con l’affinità che nasce da una geografia comune lo comprende a fondo e, dopo la sua morte, gli rende omaggio con un libro che diverrà un film di successo. A distanza di anni Skármeta scava nei ricordi e il poeta è ancora lì, vitale, importante, indimenticabile. Neruda e le sue muse, le donne che ha amato, così diverse tra loro: entusiaste, sensuali, misteriose, sfuggenti; Neruda e le sue case, meravigliose e tuttora vive testimonianze di un uomo che ha amato, viaggiato, vissuto; Neruda e lo spirito democratico con cui si rapportava alla gente, disponibile con i semplici, tagliente con i tronfi. Momenti irripetibili condivisi con lui, come la serata passata con Mario Vargas Llosa e Juan Rulfo, che si esprimeva con i suoi silenzi. Momenti toccanti, come il ricordo di Massimo Troisi che entra in una libreria, sfoglia Il postino di Neruda, lo compra, lo legge tutto in una sera e lo propone al produttore. Ma questo libro è anche una illuminante antologia, una scelta di poesie che toccano i grandi temi di Neruda, una raccolta delle liriche che più hanno influenzato le scelte dello scrittore Skármeta e dell’uomo Skármeta, a partire da Autunno, composta forse qualche mese prima del golpe cileno e poco prima di morire: «Io torno al mare avvolto dal cielo». Fino alle eterne e più celebri poesie d’amore.
Lasciandosi guidare dai versi del maestro, Skármeta propone un itinerario poetico e critico in cui sono le poesie stesse a suggerirgli ricordi e riflessioni, spunti che illuminano la vita e l’opera di Neruda, aneddoti di un’amicizia intensa e di una grande passione civile, culminata con la morte di Salvador Allende e la fine di un’illusione politica.
Seix Barral, 2004
Guanda, 2006
Ruggero Cappuccio La prima luce di Neruda Milano, Feltrinelli, 2016
Il romanzo racconta dell’espulsione dall’Italia di Pablo Neruda e della sua partenza dalla stazione di Roma salutato, tra gli altri, da Alberto Moravia, Carlo Levi e Renato Guttuso. Vent’anni dopo, in Cile, altri militari, quelli di Pinochet, dopo il golpe, bussano alla porta del poeta per minacciarne la libertà. Due stagioni della vita del poeta cileno: quella della passione, della speranza in un mondo in trasformazione, quella del buio, della violenza, della morte. Due stagioni raccontate in prima persona dalla voce del poeta e dalla voce di Matilde, due esistenze che raccontano la forza della vita e la grandezza dello stare al mondo, l’incanto civile della parola contro i poteri che la vorrebbero ottusa o distorta. Ruggero Cappuccio si insinua nella fisicità e nel mistero dei suoi personaggi per rovesciarne come un guanto la grazia e infiammarne la vitalissima esemplarità della memoria.
Paolo Manzi Incontro con Neruda: un emigrante Gaeta, Ali Ribelli , 2019
Un viaggio compiuto attraverso le strade del mondo e le strade dell’anima, passeggiando tra i versi di Neruda, compagno di un itinerario indimenticabile. La poesia del grande poeta è il “treno” che consente al protagonista di raggiungere la propria anima, di rimettersi in contatto con la parte più intima di sé, per approdare al reale cambiamento, alla vera metamorfosi. Quella del protagonista diviene così la migrazione per eccellenza, perché fautrice e generatrice di un rinnovamento interiore dal quale nascerà un uomo nuovo, capace di liberarsi dai fantasmi del passato senza più rinnegare le proprie radici.
Andrea De Simone – Tonino Scala Pablo Neruda, la cipolla e le lacrime del compagno Alicata Milano, StreetLib, 2020
Una sfida culinaria a base di cipolle tra Pablo Neruda e il dirigente comunista Mario Alicata, che all’epoca dell’esilio a Capri del grande poeta cileno, era colui che nel partito comunista italiano teneva i rapporti con gli intellettuali. Entrambi vengono da territori in cui la cipolla è regina in cucina, e si sfidano nell’isola regina del golfo di Napoli dove anche un duro esilio per ragioni politiche si trasforma in ispirazione poetica e voglia di vivere. Un romanzo che ripercorre, attraverso una sfida tra pietanze, un mondo che non c’è più di cui si è perduta la memoria. Gli autori, in una sinfonia di sapori descritta con grande mestiere, trasformano in un sapore immaginato un mondo, muovendosi nella vita e nei sentimenti di due comunisti di un tempo che fu. Un modo per condividere gustosi piatti semplici e salutari e per trovare una ricetta che ridia senso a una lotta di liberazione.
Neruda “uomo tra gli uomini”
Giuseppe Bellini Viaggio al cuore di Neruda Firenze, Passigli, 2004
Giuseppe Bellini è stato il fondatore dello studio della letteratura ispano-americana in Italia, nonché traduttore e curatore di moltissime delle opere di Neruda. Il saggio ripercorre l’intera vicenda del grande poeta cileno, insistendo in particolare sulle due anime di Neruda, quella “epica”, che ne ha fatto il più popolare rappresentante in poesia delle rivendicazioni dei popoli oppressi, e quella più “intima” che ha prodotto indimenticabili raccolte. Bellini ne coglie l’aspetto di continua e strenua tensione, esistenziale e poetica, tra sponde opposte: tradizione e rinnovamento, sogno e realtà, umorismo e disperazione, memoria e novità, amore e morte. Così egli stesso descrive il suo scritto:
“Per questo, dopo i tanti anni da me dedicati allo studio dell’opera nerudiana, ho pensato di sottrarre all’oblio e, soprattutto, di organizzare in un percorso cronologico-tematico, i saggi e gli interventi critici che rappresentano la mia interpretazione partecipe di una produzione che, per vastità ed importanza, non ha forse davvero eguali nella poesia del Novecento. L’opera di Neruda ha attraversato l’intero secolo scorso, implicandosi, o, come si dice oggi, ‘contaminandosi’, in tutti gli avvenimenti, spesso tragici, che ne hanno caratterizzato lo svolgimento; è poesia epica non meno che lirica, politica non meno che amorosa, ma, soprattutto, è una poesia che ha nell’uomo, nelle sue ansie, come nei suoi bisogni, nelle sue illusioni come nelle sue realizzazioni, la preoccupazione centrale; l’uomo che è un essere «più vasto del mare e delle sue isole» e in cui bisogna lasciarsi cadere «come in un pozzo», per uscire «con un mazzo di acqua segreta e di verità sommerse». Questa è la profondità del messaggio del grande poeta cileno, come io ho cercato di seguirlo nel mio Viaggio al cuore di Neruda; un viaggio nelle sue regioni segrete, per trovare quell’uomo «chiaro e confuso», «piovoso e allegro», come si è lui stesso definito, che nella sua opera ha rispecchiato tutta un’epoca, grandiosa e meschina, contraddittoria e tragica, un momento indimenticabile dell’avventura umana sulla terra. Amori, sogni, utopie hanno fatto sì che, durante tutta la seconda metà del XX secolo, la poesia nerudiana captasse, indipendentemente dagli orientamenti politici, la sensibilità di infiniti lettori. Agli albori del nuovo millennio sono convinto che la poesia di Neruda ci stia ancora parlando.”
Per l’importanza che Giuseppe Bellini riveste nello studio della letteratura ispano-americana la Fundación Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes gli ha dedicato una ricca sezione sul portale Figuras del hispanismo offrendo la possibilità di accedere ad un’ampia selezione di materiali critici dello studioso italiano sui rapporti culturali tra l’Italia, la Penisola iberica e il Nuovo Mondo.
Nicola Bottiglieri Le case di Neruda Milano, Mursia, 2004
Pablo Neruda ha lasciato oltre alla sua straordinaria produzione poetica, anche un’opera bizzarra e affascinante scritta con oggetti, legno, cemento e chiodi, una vera e propria “poesia immobiliare” da comprendere partendo dalla relazione fra casa e scrittura: vedendole nella realtà si capiscono le poesie sulle case, costruite ed arredate con i ritmi e le immagini dei suoi versi. Quattro sono in Cile, costruite da lui stesso, arredate utilizzando materiale di riporto raccolto nei luoghi più disparati del mondo, e una in Francia, in Normandia, nel paesino di Condé-sur-Iton, un’antica stalla-mulino della quale però si sono perdute le tracce. Le sue stravaganti case a forma di nave, gremite di oggetti rari e bizzarri raccolti in ogni angolo del mondo, tra un esilio ed un viaggio come ambasciatore del suo Paese, sono meta di incessanti pellegrinaggi da ogni continente:la Chascona
scarmigliata, nel cuore di Santiago, la solare Sebastiana che domina la baia di Valparaíso, l’eremo acquattato fra gli scogli di Isla Negra, con la sua amata collezione di estatuas de prua dallo sguardo lontano, dove il poeta morì. Sono luoghi pieni di ricordi e storie divenute oggi veri e propri musei che custodiscono tutti gli oggetti raccolti nel corso dei suoi viaggi all’estero, a tema marino.
Poi ci sono le dimore in cui visse in affitto, sparse per il mondo: la casa de Las Flores a Madrid durante la guerra civile, la casa di Michoacán a Città del Messico, quella dell’isola di Ceylon, abitata agli inizi degli anni ‘30, che lo aspettò tutta una vita e nella quale tornò 40 anni dopo per scoprire che presto l’avrebbero demolita; casa che lo aveva aspettato tanti anni, che aveva guidato i suoi passi perché la venisse a salutare prima della fine e alla quale dedicò un commosso omaggio, La casa perduta.
Dopo la morte del poeta il film Il postino ha creato il mito di un’altra casa. Neruda risiedette a Capri nella prima metà del 1952, nella casetta di Arturo Cerio, prestatagli dall’’illustre storico e naturalista Erwin Cerio; il film vuole rievocare proprio quel soggiorno felice, ma per esigenze cinematografiche le scene della casa furono girate a Salina, nelle Eolie. Oggi i turisti visitano la casa del set di Salina, credendo che sia la vera casa di Neruda, ignorando che egli abbia vissuto a Capri nel 1952, dove scrisse Los Versos del capitan e gran parte di Las uvas y el viento, in particolare la settima sezione “La patria del racimo” interamente dedicata all’Italia.1
Luis Sepúlveda, Renzo Sicco Il funerale di Neruda-El funeral de Neruda Torino, Claudiana, 2013
Pablo Neruda moriva a soli dodici giorni dal golpe cileno in cui fu assassinato il presidente democraticamente eletto Salvador Allende. Questo libro, magistralmente e poeticamente scritto da Luis Sépulveda e Renzo Sicco, ripercorre quei tragici dodici giorni. Si tratta di un testo teatrale già rappresentato in vari paesi e, in particolare, presso la casa di Neruda a Isla Negra: in seguito a tale rappresentazione il suo ex segretario ha sollevato la questione della reale causa di morte. Il funerale di Neruda rappresenta poeticamente gli ultimissimi momenti della vita dello scrittore, nel mezzo di arresti e torture di amici e compagni, la sua morte e il suo funerale, diventato un momento di protesta collettiva contro Pinochet e i militari: l’ultima manifestazione libera per molti anni a venire.
Josè Goñi Pablo e Matilde. I giorni dell’esilio Roma, Nova Delphi Libri, 2018
Sull’esilio di Neruda a Capri ci sono diverse testimonianze in libri politici, racconti e saggi di critici letterari. Ne scrive Teresa Cirillo in Neruda a Capri (edizioni La Conchiglia); ci sono ampi cenni nel libro Lessico sentimentale.
Quella volta che Neruda… di Gioia Ramaglia Ricci; ma il libro che inserisce i sei mesi trascorsi a Capri nel più ampio ragionamento sull’influenza che gli anni dell’esilio di Neruda in Italia e in Europa hanno avuto nella sua opera letteraria è quello del politico e diplomatico cileno Josè Goñi. Nel 1949 Pablo Neruda, deputato comunista, è costretto a fuggire dal Cile. Inizia per lui un periodo di esilio che lo porterà infine a Capri, al fianco della cantante Matilde Urrutia. Il poeta dedicò liriche appassionate alla donna amata e all’isola che li accolse, riunendole in due splendide raccolte: Las uvas y el viento e la mitica Los versos del capitán, uscita in forma anonima a Napoli nel 1952 grazie alla sottoscrizione degli esponenti più in vista dell’intellighenzia italiana. Da Renato Guttuso a Luchino Visconti, da Carlo Levi a Giulio Einaudi, senza dimenticare Elsa Morante, Palmiro Togliatti, Giorgio Napolitano, Antonello Trombadori. Quarantaquattro sottoscrittori per quarantaquattro copie numerate di un libro che Neruda riconobbe come proprio solo dieci anni più tardi. Dopo lunghe ricerche José Goñi ripercorre con dovizia le tappe della permanenza dell’artista cileno in Italia, delineando il contesto politico e culturale irripetibile che lo vide protagonista e restituendoci la figura di un poeta civile completamente immerso nel proprio tempo.
Il libro ricostruisce le tappe esistenziali e le opere di Neruda, a partire dalle raccolte giovanili Crepusculario e Veinte poemas de amor… e racconta gli incontri con Borges, lo scrittore Guillermo de Torre e il poeta César Vallejo nel viaggio verso Oriente, dove Pablo soggiorna come console, mentre nascono le prime liriche di Residencia en la tierra che inaugurano una nuova scrittura. Quindi descrive la stagione di Neruda a Madrid, accolto con successo da García Lorca e i rappresentanti della Generazione del ‘27 e la maturazione politica del poeta a favore dell’impegno sociale e della Repubblica durante il corso della guerra civile spagnola, che ispira il libro España en el corazón. Negli anni ‘50, inseguito da un ordine di cattura del Presidente González Videla, Neruda raggiunge Parigi, quindi l’’Italia e l’isola di Capri, dove vive il romanzo d’amore con Matilde Urrutia. Il capitolo finale, dopo la scoperta dei crimini di Stalin e l’adesione all’utopia socialista di Salvador Allende, racconta l’ultimo amore segreto del poeta, descrive il libro inedito Álbum de Isla Negra, ricostruisce i giorni della morte e la leggenda del suo possibile avvelenamento.
Roberto Ippolito, Delitto Neruda. Il poeta premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet Milano, Chiarelettere, 2020
Cile, 11 settembre 1973, l’instaurazione della dittatura militare di Pinochet, la fine di un sogno. Le case di Pablo Neruda devastate, i suoi libri incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva. A dodici giorni dal golpe che depone l’amico Allende, il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell’amore e dell’impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa Maria di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, ufficialmente per un cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.
Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e online, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia. Il libro è scritto con il rigore dell’’inchiesta e lo stile di un thriller. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di Garcia Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.
Pablo Neruda nel cinemaitaliano
Film franco-italiano “Il Postino” (1994), basato nel romanzo Il Postino di Neruda, dello scrittore cileno Antonio Skármeta. Direzione: Michael Radford. Protagonisti: Philippe Noiret, Massimo Troisi e María Grazia Cucinotta.
Neruda lettore
Eduardo Constanzo
Laureato in Lettere e Dottore in Educazione. Socio della Società dei Bibliofili Cileni. Ricercatore di “Booklife Asesorías Editoriales”.
Le Pagine dell’Isola
Centro Caprese Ignacio Cerio
Capri, regina della roccia nel tuo vestito amaranto e giglio ho vissuto sviluppando felicità e dolore, la vigna piena di grappoli radiosi che ho conquistato sulla terra …
In queste pagine Menichelli e Barattolo analizzano alcuni scritti di Norman Douglas, Oscar Wilde e Pablo Neruda, che fanno riferimento all’isola di Capri, un’isola unica al mondo nel suo genere.Il testo è stato pubblicato nel 2003 da Giannini Editore di Napoli.
La particolare bellezza dell’isola e la peculiarità della sua gente, che è il frutto della straordinaria fusione della cultura contadina con quella marinara, hanno affascinato per secoli le personalità più discaparate. Personalità che hanno goduto di un’enclave unica. Pablo Neruda che giunge a Marina Grande nel 1952 la definisce “un ambiente perfetto” .
Pablo e Matilde si stabilirono nella casa di Arturo in Via Tragara, gentilmente concessagli
per alcuni mesi da Edwin Cerio, protettore e studioso della natura dell’isola e punto di riferimento per scrittori, artisti e scienziati che l’hanno visitata.
La casa buia diventa un palcoscenico luminoso dove Matilde è portatrice di luce e felicità e, soprattutto, diventa il rifugio clandestino dove finirà il libro anonimo I Versi del Capitano.
Ricordi quando in inverno siamo arrivati all’isola? Il mare verso di noi si alzò Un bicchiere di freddo (…) Hai abitato la casa Quello che ti aspettava oscuro E poi hai acceso le lampade …
Il testo di Menichelli e Barattolo analizza principalmente la figura idilliaca di Capri nei Versi del Capitano, che cantano con lirica urgenza un amore appassionato e sensuale che rappresenta una tappa decisiva nel processo artistico e nella vita affettiva del Poeta. Questo periodo, dolce e passionale, vissuto intensamente con la donna amata nel ritiro dell’isola si trasforma, attraverso poesia abbagliante, in una felice e rinnovata espressione di bellezza e amore.
Libri
Teresa Cirillo: Neruda. Sogno di un’isola.
Io ti ho creato, ti ho inventato in Italia… Tutta la notte ho dormito con te in riva al mare, sull’isola. Selvaggia e dolce eri tra il piacere e il sonno tra il fuoco e l’acqua.
Neruda a Capri è un’opera di Teresa Cirillo Serri, professoressa di Letteratura Ispano-Americana presso l’Università Orientale di Napoli.
Il libro è articolatoin tre capitoli: Sogno di un’isola, Amanti di Capri e Lettere di Capri. Inoltre, contiene una selezione di poesie nerudiane in spagnolo e italiano ispirate all’ambiente paradisiaco e alla sua amante Matilde.
Neruda arriva a Capri all’inizio del 1952, in cerca di rifugio per sfuggire alle persecuzioni politiche e, inoltre, per vivere il suo intenso amore con Matilde. I suoi amici italiani lo aiutano affinchè possa vivere la sua storia d’amore con tranquillità.
Questa bellisssima atmosfera: l’isola di pietra, muschio, rampicanti e viti sulla roccia, diventa uno dei personaggi di questa storia che, raccontata in modo divertente e documentato, racconta una pausa di sei mesi di gioia della coppia a Capri, dove per qualche tempo hanno vissuto nella Caseta de Arturo, una piccola casa bianca situata in uno splendido contesto naturale, di proprietà dell’eminente intellettuale e scrittore caprese, Edwin Cerio.
Il soggiorno a Capri rappresenta il primo passo verso l’unione indissolubile e definitiva di Neruda con il suo amore clandestino, fatto che è immortalato nell’anonimo libro Los Versos del Capitán, cofinanziato da diverse personalità e intellettuali italiani e pubblicato a Napoli nel luglio 1952.
La lettura di questa storia scorre in modo dinamico, sfumato con aspetti del contesto storico, le difficoltà di Neruda per ottenere un permesso di soggiorno temporaneo, i dettagli dell’amore idilliaco, i giorni di creazione poetica, gli incontri con gli amici e le passeggiate attraverso il colline e angoli dell’isola dei sogni.
Isola, dalle tue mura Ho staccato il fiorellino notturno e lo tengo sul petto. E dal mare che gira intorno a te Ho fatto un anello d’acqua che è stato lasciato lì tra le onde, che racchiude le orgogliose torri di pietra fiorita, le cime screpolate che il mio amore ha tenuto e veglieranno con mani implacabili la traccia dei miei baci.[i] (L’uva e il vento).
Claretta Cerio: Ex libris. Incontri a Capri con uomini e libri.
Quante cose, lime, soglie, atlanti, coppe, chiodi, ci servono come schiavi taciti, cieco e stranamente furtivo! Dureranno oltre la nostra dimenticanza; Non sapranno mai che ce ne siamo andati
Ex Libris descrive personaggi illustri che sono transitati per l’isola di Capri. Nel capitolo dedicato a Pablo Neruda, l’autrice, la scrittrice italo-tedesca Claretta Wiedermann Cerio, lo descrive come un bambino curioso circondato da oggetti sorprendenti e strani che componevano unsuo particolare universo personale. Tale interesse sembrava esternare le complesse sfaccettature del suo essere interiore: curiosità, fantasia, sensibilità, umorismo, passione.
Nella casa di Vía Tragara, Neruda si sente a proprio agio, acquisisce un senso di sicurezza e di tranquillità, qualcosa che gli era mancato fino a quel momento, durante la sua vita errante di esilio politico. Allo stesso tempo, Pablo inizia una nuova vita insieme a Matilde.
Nel loro rifugio italiano, gli innamorati hanno espresso una gioia travolgente che era necessario condividere con chi potesse comprendere il loro linguaggio della follia e il loro completo allontanamento dal buon senso. Edwin e Claretta hanno capito. Si erano sposati da poco e aspettavano una figlia. In quel momento erano infinitamente felici e volevano condividere anche la loro felicità, quindi, negli incontri dei quattro c’era un elemento magico che si materializzava in una felicità breve e consumata.
Qualche accenno a tali sentimenti può riscontrarsi in uno dei tanti messaggi inviati da Neruda alla coppia che, dice Claretta, può essere letto come poesia.
Cari Claretta e Edwin, Amici unici, la nostra felicità saluta la tua felicità. Con tenerezza Pablo e Matilde.
Claretta ed Edwin divennero senza dubbio figure essenziali nella vita di Pablo e Matilde durante il loro soggiorno a Capri. I suoi due cari amici e l’isola dei sogni sono i protagonisti della poesia “Adiós a la Nieve” nel Memorial de Isla Negra.
Claretta divenne una prolifica scrittrice tedesca. Si è spenta nell’agosto 2019, all’età di 92 anni, ma il suo ricordo di Neruda è ancora vivo in Via Tragara a Capri.
Ignazio Delogu: Poesie e scritti in Italia. Roma, Lato Side Editori, 1981.
Sono entrato a Firenze. Era notte. Tremai ascoltando quasi addormentato quello che mi diceva il dolce fiume.
L’esperienza italiana di Neruda fa parte della seconda tappa della sua vita e del suo lavoro. Nel 1949, durante il Primo Congresso mondiale per la pace a Parigi, ricollegò alcuni dei suoi amici italiani e creò nuovi legami con altri. Tra loro i principali intellettuali che hanno contribuito alla diffusione della sua arte in Italia: Quasimodo, che tradurrà un’antologia poetica per Einaudi; Renato Guttuso che illustrerà detta antologia; Dario Puccini, che sarà il primo traduttore e studioso italiano della sua opera; Mario Socrate che collabora alle traduzioni. Quest’ultimo pubblica ¨Lectura del Canto General¨ sulla rivista torinese Società (1950), dove offre al lettore italiano i primi elementi critici per la conoscenza dell’opera del Poeta, fatto trascendente perché fino a quel momento era sconosciuto in Italia.
La prima visita di Neruda in Italia fu breve, tra l’ottobre e il novembre del 1950. In quell’occasione fece una tournée a Roma con Delia del Carril. Questo ricordo sarà indelebile e si rifletterà nella poesia ¨i frutti¨ di Las Uvas y el Viento. È durante il suo secondo soggiorno romano (12 dicembre 1950-gennaio 1951) che incontra Mario Alicata e Paolo Ricci. Questa volta inizia un viaggio in alcune città italiane. Firenze ispira ¨Il dolce fiume¨ e ¨L’Arno dorato¨. A Torino è ospite della casa editrice Einaudi. Il viaggio prosegue verso Venezia, Milano e Genova. Inoltre, visita Gabriela Mistral a Rapallo, che a quel tempo era Console Generale del Cile.
Neruda torna a Napoli alla fine del 1951. In quei giorni, un controverso ordine di espulsione dal paese è stato revocato per pressioni politiche e gli è consentito rimanere in Italia. Si stabilisce a Capri. Sull’isola Neruda scrive quasi interamente L’uva e il vento e completa e ordina i versi del capitano. Quest’ultima edizione era napoletana e finanziata interamente dai suoi amici, in maggioranza italiani. Si tratta di un libro chiave, secondo Delogu, senza il quale la vita e l’opera del Poeta sarebbero difficili da capire perché ha vissuto una pausa di straordinaria concentrazione e una concezione positiva della vita maturata, al di là della poesia.
Secondo Delogu, il 1951 fu L’anno italiano di Neruda. Dopo la pubblicazione di ¨si desti il taglialegna¨ nel supplemento Rinascita, la poesia è stata riprodotta, divulgata e ampiamente commentata. Infine, il 9 dicembre, che segna la fine del ciclo poetico italiano, L’Unita lo pubblica integralmente in prima pagina.
Sebbene i primi anni Cinquanta sono i più significativi nell’incipiente rapporto di Neruda con l’Italia. È negli anni Sessanta che quel rapporto si consolida con la pubblicazione di due antologie: Poesie di Giuseppe Bellini (Milano, Nuova Academia, 1960) e Poesie di Dario Puccini (Firenze, Sansoni, 1962). Viene inoltre ristampata l’antologia tradotta da Quasimodo, che ha avuto ampia diffusione ed è diventata un successo editoriale.
Ignazio Delogu: Pablo Neruda e l’Italia (1949-1973). Motta & Caffiero, Napoli, 2007.
La ricchezza della poesia di Neruda è dovuta, tra gli altri fattori, ai contributi delle varie culture dei paesi attraverso i quali è passato o dove ha vissuto. L’Italia è indubbiamente in prima linea e Ignazio Delogu, poeta e suo amico, racconta in questo libro i momenti chiave che lo hanno legato all’Italia. Il lavoro si basa principalmente su due aspetti: la testimonianza documentata della presenza di Neruda in Italia e l’analisi critica della sua poesia.
Verso la fine dell’ottobre 1950, durante la sua prima visita in Italia, Neruda si reca a Roma, dove incontra nuovamente l’amico Libero Bigiaretti ed entra in contatto con Moravia, Elsa Morante, Guttuso, Debenedetti e con politici comunisti come Emilio Sereni e Ambrogio Donini. . Incontra anche artisti e intellettuali italiani di linea progressista di sinistra come Antonello Trombadori, Antonio Scordia, Galvano Della Volpe, Sibila Aleramo, Mario de Micheli e Saltvatore Quasimodo.
Neruda è descritto come una persona forte e indipendente, con un rapporto sensuale dinamico con la vita, eternamente animato da una curiosità non solo intellettuale, ma anche materiale. Guttuso lo ricorda mentre camminava per strade e mercati per acquistare mazzi di carte, conchiglie e oggetti simili. Trombadori da parte sua lo ricorda mentre cercava libri nelle botteghe antiquarie intorno a Piazza di Spagna e al Collegio Romano.
Si sottolinea la “disposizione rabelesiana” del Poeta, il gusto per la conoscenza della cultura materiale delle persone che lo hanno accolto e il suo entusiasmo per la trattoria tipica e la cucina italiana. È anche schietto e generoso, ma vanitoso e instancabile cercatore di attenzioni. Mario Socrate dice: “Era sempre circondato dalla sua corte. Era evidente che si considerava il più grande poeta del mondo.”
Neruda visita Napoli in un momento di intensa attività culturale, dove c’è una frenesia di rinnovamento e rinascita. Qui si rafforza l’amicizia tra il Poeta e Dario Puccini, che diventerà il principale studioso italiano della sua poesia e un esemplare traduttore del Canto General. Puccini ricorda: ¨ io ero il postino dell’amore di Neruda, perché metteva le lettere nella cassetta della posta per Matilde. Lo ricordo con emozione e ironia, io che sono stato il suo primo traduttore e il primo a parlarne in Italia.”
Firenze, Venezia, Torino, Genova sono altre tappe della presenza nerudiana in Italia, dove il Poeta interagisce non solo con artisti e intellettuali, ma anche con gente di città, lavoratori o semplici militanti di partiti di sinistra. Durante i suoi recital di poesie nelle fabbriche o nelle stanze affollate è sempre sorvegliato dalla polizia.
Nel momento in cui Neruda intende trascorrere un periodo a Capri, riceve un ordine di espulsione. Questo fatto provoca l’indignazione di intellettuali e politici, ma la decisione viene ribaltata e gli viene concesso di risiedere in Italia per alcuni mesi. Da quel momento Matilde Urrutia entra definitivamente nella sua vita, come testimonia I Versi del Capitano.
Rivista “Nerudiana”, della Fondazione Pablo Neruda. Santiago del Cile, N°13-14, marzo-dicembre 2012. Direttore: Hernán Loyola.
Convegni, conferenze, riviste, segnalazione librarie. Eventi celebrativi in occasione del centenario della nascita del grande poeta cileno Pablo Neruda (1904-2004), “Dal Mediterraneo agli Oceani”. Notiziario N°16 (Aprile 2005), a cura di Clara Camplani e Patrizia Spinato Bruschi. Università degli Studi di Milano.
José Goñi
Economista, professore universitario, Ambasciatore del Cile in Italia (2000-2004). Scrittore e socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Pablo y Matilde, los días del exilio. Nova Delphi Libri, Roma, Italia, 2018, 310 páginas.
Pablo Neruda in Italia
Il pittore Renato Gutusso e Pablo Neruda. Foto: Antonello Trombadori (giornalista, critico d’arte e político).
Il poeta a Capri. Foto: Antonello Trombadori.
Hotel Belvedere, Capri. Delia del Carril, Fulvia Trombadori e Pablo Neruda (1950-51).
Il poeta con suo amico napoletano Paolo Ricci (pittore e critico d’arte) e Fulvia Trombadori.
Pablo Neruda e Fulvia Trombadori (inverno 1951).
Evento Culturale “100 Anni con Pablo Neruda (1904-2004)”, nel Palazzo del Campidoglio, Roma.
L’Adetta Culturale dell’Ambasciata del Cile in Italia, Sig.ra Patricia Rivadeneira.
Il Direttore Generale del Ministero degli Affari Esteri, José Goñi, Ambasciatore del Cile, Luciano Benetton, sig.ra Epifani e Giglielmo Epifani, presidente della CGIL (2002-2010), attualmente è Deputato della Repubblica.
Guglielmo Epifani, presidente della CGIL, Pietro Ingrao, Deputato, Ettore Scola, regista cinematográfico e sceneggiatore.
Fulvia Trombadori
Sussana Agnelli, política e scrittrice e José Goñi, Ambasciatore del Cile.
Evento Culturale dedicato a Pablo Neruda. Salla della Protomoteca, Palazzo del Campidoglio, Roma.
Un lungo viaggio con il Capitano. Capri, 2004.
José Goñi, Ambasciatore del Cile, Patricia Rivadeneira, Adetta Culturale dell’Ambasciata, Fulvia Trombadori, amica di Neruda e Giorgio Napolitano amico di Neruda. Presidente della Repubblica (2006-2015).
José Goñi e Fulvia Trombadori
Locandina dell’evento culturale. Capri, 6-12 luglio 2004.
Programma dell’evento culturale.
Bandiera cilena a Via Tragara, Capri.
Il Sindaco di Capri a Via Tragara.
Visita a Enrico e Bianca Tallone
Locomotiva ad Alpignano
José Goñi, Ambasciatore del Cile in Italia (2000-2004), con Bianca Tallone.
Enrico Tallone e José Goñi, Ambasciatore del Cile in Italia all’epoca (2000-2004).
José Goñi, Ambasciatore del Cile in Italia (2000-2004), con Enrico Tallone.
Libro Pablo Neruda. Passi in Italia.
Copertina del libro.
Libro pubblicato a Roma nel 2004.
Interno del libro.
Il poeta spagnolo Federico García Lorca e Pablo Neruda.
Giuseppe Bellini e Pablo Neruda a Milano.
Annalena Cimino
Poetessa. È nata e vive a Capri. Da sempre è appassionata de arte e letteratura. Nel 2012 inizia il suo percorso poetico e letterario. Partecipa a numerosi concorsi nazionali e internazionali di poesia e letteratura ricevendo prestigiosi premi. Partecipa e organizza reading poetici ed esposizioni di arte e poesia. Autrice di prefazioni e recensioni. Giurata a concorsi letterari. Nel 2017 Premio alla Cultura al “Concorso Poetiche Ispirazioni VI edizione”, Viganò. Nel 2020, Premio alla Cultura al “Premio Internazionale di Letteratura Luca Romano” (Chieti). Ha pubblicato Quattro sillogi poetiche e le sue opere sono presenti in numerose raccolte e antologie.
Libri pubblicati dalla poetessa caprese Annalena Cimino: L’amante della luna. Poesie e aforismi (2015), Fragile come un fiore di cristallo. Poesie e aforismi (2016), Rapsodie d’autunno. Poesie (2017) e Ali di un sogno. Poesie (2020). Tutti i libri, pubblicati da Intermedia Edizioni, Orvieto (Terni, Umbria).
La poetessa Annalena Cimino a Capri, dove Pablo Neruda ha vissuto un periodo importante della sua vita.
“La notte nell’isola” di Pablo Neruda“Chioma di Capri” di Pablo Neruda
Presenza di Neruda a Capri
Organizzazione e Patrocinio
Collaborazioni
Ringraziamenti
Cile
Ricardo Couyoumdjian Bergamali, Dottore in Storia. Presidente della Società dei Bibliofili Cileni.
Norma Alcaman Riffo, Laurea e Master in Lettere. Diplomata in Amministrazione Culturale. Scrittrice ed editrice. Curatrice del Museo del Libro. Direttrice della Società dei Bibliofili Cileni e dell’esposizione virtuale “Pablo Neruda: 50 Anni del Premio Nobel per la Letteratura (1971-2021)”.
Enrique Inda Goycoolea, Architetto e scrittore. Direttore della Società dei Bibliofili Cileni, 1° Vicepresidente della Fondazione Pablo Neruda, collezionista della sua opera e membro del Comitato dell’esposizione virtuale.
Ignacio Swett Lazcano, Ingegnere. Tesoriere della Società dei Bibliofili Cileni, Collezionista di opere di Neruda e membro del Comitato dell’esposizione virtuale.
Sandra Gutiérrez Alcaman, Master in Storia e Patrimonio Culturale. Direttrice del Archivio Generale Storico del Ministero degli Affari Esteri.
Roberto Fuenzalida González, Ingegnere. Socio della Società dei Bibliofili Cileni e Direttore Esecutivo della Corporazione del Patrimonio Culturale del Cile.
Nurieldin Hermosilla Rumie, Avvocato. Socio della Società dei Bibliofili Cileni e Collezionista di opere di Neruda.
César Soto Gómez, Poeta. Ex Direttore dello Studio Bibliografico America del Sud. Collezionista di opere di Neruda.
Edgardo Corral Sereño, Medico. Professore presso l’Università Diego Portales. Collezionista di opere di Neruda.
Andrés Morales Milohnic, Dottore in Lettere. Professore presso l’Università del Cile. Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Franco Brzovic González, Avvocato. Socio della Società dei Bibliofili Chileni.
Cristián Zegers Ariztía, Avvocato. Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Darío Oses, Giornalista. Direttore della Biblioteca Fondazione Pablo Neruda.
Sebastián Edwards Figueroa, Economista. Professore presso la University of California, USA. Socio della Società dei Bibliofili Chileni.
Faride Zerán Chelech, Giornalista, Vice rettora di Comunicazioni, Università del Cile.
Italia
Paolo Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, avvocato. Fondatore e presidente della Società Bibliografica Toscana e dell’Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana.
Alessandra Basso, Laureata in Beni Culturali. Bibliotecaria, Specialista in libri antichi e curatrice di mostre. Socia della Società Bibliografica Toscana e Responsabile dell’esposizione virtuale in Italia.
Maria Schirripa, Master in Lettere. Bibliotecaria. Socia della Società Bibliografica Toscana. Ricercatrice dell’esposizione virtuale in Italia.
Eduardo Constanzo, Dottore in Educazione. Ricercatore di Booklife Consulenza Editoriale. Socio della Società dei Bibliofili Chileni.
Carmelina Fiorentino, Bibliotecaria del Centro Caprense Ignazio Cerio, Capri.
Eleonora Tallone, di Alberto Tallone Editore (dal 1938), Alpignano, Torino.
Enrico Tallone, di Alberto Tallone Editore (dal 1938), Alpignano, Torino.
Massimiliano Marino, proprietario del testo "Si desti il taglialegna".
Annalena Cimino, poetessa di Capri, Italia.
José Goñi Carrasco, Economista e Scrittore. Ex Ambasciatore del Cile in Italia (2000-2004). Socio della Società dei Bibliofili Cileni.
Marianna Fatti, Master of Science - MS, GIO – Economics and Management of Governement and International Organizations. Socia della Società Bibliografica Toscana.
Fausto Rossi, propietario della Tipografia Rossi (dal 1958), Sinaluga, Siena. Socio della Società Bibliografica Toscana.
Bianca Croitor, fotografa, collaboratrice e socia della Società Bibliografica Toscana.
Antonio Li Gobbi, Generale dell'Esercito. Cavaliere e Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.